Culture

Salone del libro di Torino: tante rinunce per casa editrice di estrema destra

Chiamparino: "Non si può impedire la presenza di Altaforte". Marcia indietro di Raimo: "Ci andrò, ma da privato cittadino". No dell'Anpi

Salone del libro di Torino: tante rinunce per casa editrice di estrema destra

Il salone del libro di Torino non è ancora iniziato ma fa già parlare parecchio di sè. La Fiera, in programma nel capoluogo piemontese dal 9 al 13 maggio è al centro della polemica, il motivo è l'invito a partecipare rivolto dagli organizzatori ad una casa editrice di estrema destra "Altoforte". Subito sui Social e non solo è esplosa la polemica, tra chi non vuole avere niente a che fare con la manifestazione e si tira fuori e chi spiega l'importanza di esserci.

M5S, Appendino: "Torino è antifascista"

"Torino è antifascista. Questo semplice concetto in premessa deve essere molto chiaro, così come deve essere altrettanto chiaro che, in democrazia, non esistono alternative praticabili a questa posizione". Così la sindaca di Torino Chiara Appendino, in merito alla discussione sulle polemiche sollevate dalla presenza della casa editrice Altaforte, vicina a Casapound, al Salone del Libro che si aprirà giovedì al Lingotto. "A quei valori liberali, democratici, antifascisti - aggiunge - vogliamo tenere fede. L’occasione è utile per ricordare che la Città di Torino, Medaglia d’Oro alla Resistenza, sarà presente al Salone Internazionale del Libro. Sarà presente con il suo stand e i suoi eventi, incarnando nella sua bandiera quei valori di libertà e uguaglianza che fanno parte della nostra stessa identità"."Di certo - dice Appendino - non abbandoneremo il campo, perché le idee si combattono con idee più forti. Le nostre ci saranno e, insieme alle nostre, ce ne saranno tantissime altre. È solo con la cultura - conclude Appendino - che possiamo porre un argine a ogni possibile degenerazione o ritorno di ciò che deve essere archiviato per sempre. Tanti e uniti. È così che si vince. Buon Salone Internazionale del Libro a tutte e tutti".

La replica di Francesco Polacchi, editore di Altaforte

“Sapevo ci sarebbero state polemiche, ma non credevo di questa portata. I centri sociali dicono che verranno a chiuderci lo stand, ma se ci assaltano chi se le prenda poi la responsabilità? Forse la sindaca Appendino? Da parte nostra siamo preoccupati, ma non rinunceremo al Salone”.

Zerocalcare e Anpi annullano la presenza

Dopo il forfait annunciato da Wu Ming e dallo storico Carlo Ginzburg, al fronte del no si aggiungono anche Zerocalcare e la presidente nazionale dell'Anpi (l'associazione nazionale partigiani) Carla Nespolo, che ha annullato la sua partecipazione al Salone del libro di Torino dove avrebbe dovuto presentare, il 10 maggio, il volume di Tina Anselmi "La Gabriella in bicicletta" edito da Manni. Il motivo è legato "all'intollerabile presenza al Salone della casa editrice Altaforte che pubblica volumi elogiativi del fascismo oltreché la rivista Primato nazionale, vicina a CasaPound e denigratrice della Resistenza e dell'Anpi stessa".

Zerocalcare spiega  "Ho annullato tutti i miei impegni al Salone del libro di Torino, sono pure molto dispiaciuto ma mi è davvero impossibile pensare di rimanere 3 giorni seduto a pochi metri dai sodali di chi ha accoltellato i miei fratelli, incrociarli ogni volta che vado a pisciare facendo finta che sia tutto normale. Non faccio jihad, non traccio linee di buoni o cattivi tra chi va e chi non va, sono questioni complesse che non si esauriscono in una scelta  sotto i riflettori del salone del libro e su cui spero continueremo a misurarci perché la partita non si chiude così. Sono contento anche che altri che andranno proveranno coi mezzi loro a non normalizzare quella presenza, spero che avremo modo di parlare anche di quello". Non ci sarà anche la scrittice Francesca Mannocchi.

Raimo: "Ci sarò da privato cittadino"

Si è dimesso da consulente del Salone del Libro dopo le polemiche sul suo post in cui attaccava la presenza delal casa editrice Altoforte e del libro intervista a Salvini al Lingotto. Lo scrittore Christian Raimo però al Salone ci andrà, ma da privato cittadino. Ci sarà anche la scrittrice Michela Murgia. E nasce l'hashtag #iovadoatorino cui hanno già aderito molti scrittori. E nella polemica interviene anche il presidente del Piemonte Sergio Chiamparino: "Da tempo ci troviamo davanti - dice - ad aperte apologie del fascismo e manifestazione politiche, penso a CasaPound o Forza Nuova, che esplicitamente fanno riferimento al nazismo e al fascismo. Il mio invito mio è che è tempo che su questi fenomeni le autorità preposte valutino se ci sono gli estremi di appellarsi alla Costituzione che vieta la rifondazione del partito fascista. In assenza di questo, al di là dei miei giudizi personali, cioè che non gradisco la presenza di quella casa editrice al Salone del Libro, altro conto è impedirle di esercitare un suo diritto".

Nasce l'hashtag #iovadoatorino

Ma c'è anche il fronte del sì. E nasce l'hashtag #iovadoatorino In risposta alla scelta del collettivo Wu Ming e di Carlo Ginzburg di disertare il Salone per la presenza della casa editrice AltaForte, un gruppo di autori capitanati da Michela Murgia dice no al boicottaggio. Un messaggio che rimbalza su altri profili, da Chiara Valerio allo stesso  Raimo. Murgia propone letture antifasciste durante gli incontri al Salone.  “Se CasaPound mette un picchetto nel mio quartiere che faccio, me ne vado dal quartiere? Se Forza Nuova si candida alle elezioni io che faccio, straccio la tessera elettorale e rinuncio al mio diritto di voto? Se la Lega governa il paese chiedo forse la cittadinanza altrove?  No. Non lo faccio. E non lo faccio perché da sempre preferisco abitare la contraddizione piuttosto che eluderla fingendo di essere altrove”. Ecco perché è meglio essere al Salone e perché il gruppo che si riconosce nel post rispetterà gli appuntamenti. “Per questa ragione al Salone del libro di Torino io ci andrò e ci andranno come me molti altri e altre. Lo faremo non "nonostante" la presenza di case editrici di matrice dichiaratamente neofascista, ma proprio "a motivo" della loro presenza. Siamo convinti che i presidii non vadano abbandonati, né si debbano cedere gli spazi di incontro e di confronto che ancora ci restano.