Culture
Tecnosistem e Federico II insieme per rigenerare il rione Sanità a Napoli
L'obiettivo è progettare sotto il profilo urbanistico un quartiere nato come luogo di sepoltura in età greco-romana ed oggi interessato dai flussi turistici
Negli ultimi sette anni Napoli ha visto crescere il proprio flusso turistico da 400mila a 9 milioni di visitatori ed anche realtà fino a poco tempo fa completamente fuori dai circuiti come le Catacombe di San Gennaro, passate da poco più di 4mila agli attuali 120mila visitatori l’anno, situate con altri luoghi si sepoltura di età greco-romana nel rione Sanità. Si tratta di dati lusinghieri che fanno da preludio a trasformazioni strutturali e proprio per questo si fa urgente un ripensamento di snodi, arterie, collegamenti, infrastrutture materiali e immateriali allo scopo di progettare nuove configurazioni urbane all’insegna di una maggiore vivibilità e sostenibilità ambientale. Dare un significativo contributo in tal senso, rigenerare sotto il profilo urbanistico un quartiere tra i più antichi della città, è l’obiettivo della collaborazione avviata tra il Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II” (Diarc) e Tecnosistem, la più grande società di ingegneria del Mezzogiorno, unica in Italia a partecipare allo sviluppo di progetti sia in campo infrastrutturale/edilizia e sia nei settori dell’aerospazio, dell’automotive, del ferroviario e della difesa.
La collaborazione Tecnosistema-Federico II: gli obiettivi
La partnership parte dal fatto che pur avendo una rete di trasporto su ferro tra le più estese del Paese e numerosi nodi d’interscambio con il sistema su gomma, la rete non è in grado di governare i cambiamenti che in questi anni stanno investendo gli spazi cittadini. Soprattutto in quartieri, come la Sanità, oggi congestionata ed esclusa da efficienti ed efficaci sistemi di mobilità. Negli ultimi anni, visto l’incremento dei flussi turistici verso questo quartiere e Capodimonte, progettisti ed amministratori hanno formulato diverse proposte, tra cui l’ipotesi per la realizzazione di un nuovo svincolo della tangenziale di Napoli nell’area intorno alla Salita Scudillo; un ascensore per collegare il cuore degli ipogei alla città alta; un bypass tra la stazione dell’Alta Velocità di Afragola e piazza Cavour via Capodichino; un nuovo accesso alla fermata Materdei della metro urbana Linea 1, direttamente dal quartiere Sanità.
“Da anni -afferma Pasquale Miano, professore di Composizione architettonica e urbana della Federico II e responsabile della partnership avviata tra il Dipartimento e la Tecnosistem- lavoriamo sulle potenzialità di connessione e di miglioramento delle condizioni di vita. I nodi propulsivi di rigenerazione dello spazio aperto contemporaneo -continua Miano- sono costituiti da grumi funzionali e aggregativi quali scuole, ospedali, parchi e in particolare dalle stazioni della metropolitana, che potrebbero essere connesse a punti di scambio per la mobilità dolce. Tali polarità possono rappresentare nuovi punti di sperimentazione e di aggiornamento e divenire veri e propri nodi di salubrità all’interno del tessuto urbano congestionato e “malato”. La strategia propone di innestare funzioni rinnovate soprattutto per quelle aree oggi ancora escluse dalla città. La vera sfida è quella di saperle mettere a sistema, in un’ottica costruttiva del progetto, che riesca a radicarsi nel territorio e soprattutto nella contemporaneità delle azioni in corso e programmate nell’ambito dello sviluppo della città dal punto di vista trasportistico e urbano”.
“Tecnosistem -afferma Salvatore Rionero, amministratore delegato di Tecnosistem (nella foto)- è da sempre coinvolta nello sviluppo dei maggiori progetti infrastrutturali connessi al trasporto sia a Napoli che in Campania, tutti avviati molti anni or sono ed oggi finalmente in dirittura di arrivo. Nel mentre, le dinamiche sociali ed economiche stanno già trasformando la domanda di mobilità, cui bisogna dare risposte urgenti e concrete, ossia realizzabili nel ristretto quadro economico/finanziario attuale. Noi pensiamo sia possibile farlo utilizzando una visione sistemica, in grado di innestare le opportunità offerte dalle preesistenze in un nuovo modo di pensare la mobilità, il tutto anche grazie all’utilizzo di tecnologie smart. È questa la consapevolezza che ci ha spinti a investire in questa collaborazione, secondo uno schema già adottato in altre occasioni con successo: fare sintesi tra le nostre competenze ed esperienze ingegneristiche, la frontiera della conoscenza posseduta dalle università e le energie di giovani professionisti”.