Terremoto e Charlie Hebdo: quando la satira diventa offesa - Affaritaliani.it

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Terremoto e Charlie Hebdo: quando la satira diventa offesa

Ecco perché le vignette sul terremoto del centro Italia del giornale satirico francese Charlie Hebdo non sono satiriche

Di Avv. Prof. Mario Tocci*

C’era un tempo in cui la satira aveva una propria dignità.
Ciò avveniva, in particolare, dall’antichità greco-romana ai più recenti giorni nostri allorché – sia pure attraverso il dileggio – venivano prospettate all’attenzione dei consociati di tutti gli ordinamenti giuridici argomentazioni idonee a smontare tesi intrise di pregiudizio oppure atte ad offrire punti di vista diversi rispetto a quelli dei decisori dei destini della cosa pubblica.
Oggi, evidentemente e purtroppo, non è più così (a meno di revocare la patente satirica a chi non abbia capito in cosa consista la satira).

Perché proprio nelle ultime ore il giornale asseritamente satirico francese “Charlie Hebdo” (tristemente noto per l’insensato e crudele attacco subito dai giornalisti della redazione parigina ad opera di folli terroristi islamici nel gennaio dello scorso anno) ha pubblicato una vignetta ispirata al rovinoso sisma che ha da pochissimo colpito l’Italia centrale, mietendo numerose vittime e lasciando dietro di sé un fosco quadro di miseria e disperazione.
Tuttavia, realizzata sotto il falso ombrello della satira, la vignetta in questione – dal titolo “sisma all’italiana” – si è rivelata offensiva e, come tale, del tutto inaccettabile.

In essa, infatti, vengono allegoricamente raffigurate tre tipologie di ricette italiane di pasta: la classica pasta al pomodoro, attraverso un uomo sanguinante e bendato; le penne gratinate mediante una donna spettinata e vistosamente avvilita; la lasagna, composta da un ammasso indistinto di corpi e macerie.
La satira irride pregiudizi e schernisce posizioni di potere con una finalità socio-educativa ben precisa, ma giammai si fa beffa dei disastri o – ancor più gravemente – delle vittime innocenti di essi. Diversamente la satira scade nell’offesa.

Ecco il motivo per il quale la menzionata testata non può definirsi satirica.
Ci sarebbe stato giustamente da adirarsi se, all’indomani della strage di Nizza, un cretino di disegnatore avesse effigiato i resti vitali dei poveretti travolti dal tir del kamikaze musulmano in una vignetta da un titolo, parimenti gastronomicamente ispirato, del tipo “pesto alla francese” o “spezzatino nizzardo”.
Per fortuna tantissimi Francesi di buon senso si saranno stizziti; con buona pace di quanti, stupidamente, avevano scomodato il filosofo Schopenhauer e il suo poco elegante aforisma sulla compensazione tra i transalpini e le scimmie nel rapporto fra l’Europa e le altre parti del mondo.
Alla giusta indignazione degli Italiani, “Charlie Hebdo” ha risposto con un’altra vignetta dal gusto più cattivo della precedente, ove era ritratto un uomo emergente dalle macerie del terremoto al di sotto del quale era collocata una didascalia con un messaggio decisamente sgradevole: “Italiani, non è Charlie Hebdo a costruire le case ma la mafia!”

La mafia non costruisce ma distrugge e l’ulteriore schiaffo ricevuto dai vignettisti all’ombra della Tour Eiffel, che di fatto assimila tutti gli Italiani onesti (la maggioranza) alla stregua dei delinquenti, fa male e va biasimata quanto una testata in pieno stomaco.
Continuiamo, quantunque, se appassionati di fumetti, a leggere “Charlie Hebdo”: avremo la possibilità di verificare se i redattori, avvedutisi degli scivoloni in cui sono incorsi, avranno avuto la maturità di chiedere scusa.


*Docente di Legislazione dei Beni Culturali
DiSSUeF dell’Università di Sassari
DSU dell’Università di Napoli “Federico II”