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Culture
Ceglie Messapica, la città delle grotte: sensazionali scoperte del Pleistocene
La mandibola dell'orso scoperta da Speleocem (Ceglie Messapica)

CEGLIE MESSAPICA, IL PAESE DELLE GROTTE 

Il territorio di Ceglie Messapica con le sue 55 grotte naturali catastate è uno dei più importanti per la fenomenologia carsica e speleologica dell’Alto Salento.
 
Sono ben note al grande pubblico soprattutto le Grotte di Montevicoli, un piccolo scrigno di speleotemi più volte aperta al pubblico nel corso degli anni per il suo famoso presepe, ma che attende di essere valorizzata come “grotta di interesse didattico-naturalistico” per gli alunni delle scuole primarie e secondarie del territorio dell’Alto Salento, assolvendo all’unico vero ruolo per cui è stata attrezzata ma che invece l’attuale gestione disattende. Altre cavità cegliesi hanno restituito importanti reperti archeologici e paleontologici, come la Grotta delle Iene, attualmente esposti nel Museo Comunale.
 
Come non ricordare la Grotta di San Michele che ancora conserva pregevoli affreschi medievali tra cui spicca una “Madonna Orante”, probabilmente la più antica di Puglia scoperta in una cavità naturale, e dove recentemente sono stati censiti numerose iscrizioni devozionali graffite sulle pareti di calcite che hanno attirato l’attenzione di specialisti paleografi di fama nazionale dell’Università di Chieti.
 
Non è passato molto tempo da quando lo scorso anno gli speleologi locali dello “Speleocem” diretti da Vito Amico e quelli dell’Alto Salento presieduto da Silvio Laddomada hanno interessato alcuni paleontologi e informato la Soprintendenza di una importante scoperta in una grotta carsica cegliese che già il nuovo anno si apre con una nuova scoperta speleologica, questa volta al limite del territorio di Ceglie confinante con quello di Martina Franca.
 
La cavità carsica è ubicata in un’area boschiva in località Masseria Monaci con un ingresso che si apre improvvisamente a livello del suolo e sprofonda in una stanza dalla forma semicircolare. Un dromos naturale permette comunque di scivolare agevolmente all’interno della cavità.

Le roccia affiorante appartiene alla Formazione del Calcare di Altamura del Cretaceo superiore. La successione risulta essere costituita da strati e banchi di calcari con molti frammenti di rudiste. Durante il Cretaceo le rudiste costituirono un gruppo di molluschi bivalvi che colonizzarono pressoché tutti gli habitat costieri della Tetide. Verso la fine del Mesozoico, in uno stadio avanzato della loro evoluzione, alcune specie svilupparono un modo di vita tale da costituire, in ambienti litorali aperti, dei corpi elevati rispetto al fondo marino, formati da fitti gruppi di gusci disposti in modo tale da resistere al moto ondoso. Per certi versi, queste strutture risultano analoghe agli attuali corpi di scogliera formati da coralli e alghe incrostanti.
 
Il rilevamento topografico e i dati necessari affinché la cavità possa subito essere inserita nell’elenco catastale delle grotte naturali della Regione Puglia sono stati completati dagli speleologi Vito Amico, Silvio Laddomada, Antonio Conserva, ect. il 6 gennaio 2022.
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