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Davos. Italia un Paese meraviglioso e all’incontrario, ma fermo.

Daniele Rosa

Unico Paese dall’economia praticamente immobile e quasi a zero.

L'Italia è un Paese che sembra essersi dimenticato di un debito pubblico che quest’anno, probabilmente, toccherà i 2500 miliardi. Pare infatti esserselo dimenticato perché, senza batter ciglio, mantiene per anni, a spese dei contribuenti, la fallita compagnia aerea di bandiera  (spesi circa 8 miliardi), riappiana a spese dei contribuenti i debiti della sua Capitale e pure di Regioni da anni in totale default, regala, a spese dei contribuenti, un reddito di cittadinanza a tanti sapendo benissimo che molto difficilmente potrà trovargli un posto di lavoro, dato che al momento di lavoro non c’è ombra.

 

Solo alcuni esempi contraddittori  che però non riescono a dare appieno l’immagine di una politica che da troppi anni si contorce con scelte timide e discutibili che non fanno ripartire l'economia.

Davos. Italia, un paese che non cresce

Ed ancora qualche altro flash.

Dalla giustizia con i tempi infiniti che proprio ultimamente si sta decidendo di portare a tempi quasi eterni, alla disoccupazione preoccupante, soprattutto al sud e nei giovani, e ad una crescita praticamente a zero, come visto ieri nella prima giornata all’Economic Forum di Davos.

 

Certo perché i dati del FMI relativi alla crescita dei Paesi industrializzati nel 2019 e di quella prevista nel 2020 presentati nella cittadina svizzera sono abbastanza significativi.

Dati che presentano un’economia in generale rallentamento che la direttrice, Kristalina Georgieva, ha rappresentato artisticamente con una frase di Leon Tolstoi ’ Tutta la diversità, l’incanto e la bellezza della vita è frutto di luci ed ombre’.

Davos. Italia un paese che non cresce

Certo tutti sperano che l’anno in corso porti però più luci, ma i dati presentati non sembrano proprio andare in questa direzione perché, quasi tutte le economie avanzate, prevedono un trend in negativo.

 

Certo le differenze fra Paesi ci sono ma la tendenza è comunque generalizzata verso un rallentamento generale.

 

Ci sono gli Stati Uniti, cresciuti del 2,1% nel 2019 e in previsione di crescere del 2%. La zona euro dell’1,4% e 1,3%. Poi la Germania dall’1,2% dell’anno passato al previsto 1,1%. La Spagna da un 1,8% ad 1,6%.

Francia e Regno Unito unite da un sostanziale equilibrio tra un anno e l’altro: ferme entrambe rispettivamente all’1,3% e all’1,4%.

 

E all’ultimo posto, tra i Paesi industrializzati più avanzati, ecco l’Italia bloccata l’anno scorso su un preoccupante 0,5% che prevede, nel anno in corso, un analogo risultato. Praticamente calma piatta.

 

Uniche notizie positive: l’accordo sui dazi tra Stati Uniti e Cina che sembra aver posto fine ad una guerra commerciale distruttiva e dagli esiti incerti per tutto il mondo e i diminuiti timori che la Brexit possa finire senza un accordo con l’Europa.

 

E per l’Italia quali notizie?

Il virus responsabile dell’economia piatta sembra essersi trasmesso pure alle spinte propulsive del Governo che, al momento, lacerato da lotte intestine e ideologiche, sembra non avere energie sufficienti per andare oltre un’ordinaria amministrazione.

Speriamo che l’augurio della direttrice Georgieva sulle luci per il 2020 si concretizzi.

L’Italia ne ha davvero bisogno.