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Economia
Affare NetCo-Kkr, arriva l'ok della Ue. E dopo Tim fari accesi su Open Fiber

Affare NetCo-Kkr, la Ue dà la sua benedizione. E dopo Tim l'attenzione si sposta su Open Fiber

Arriva l'ok senza condizioni da parte dell'Ue l'acquisizione di NetCo da parte di Kkr. La decisione riguarda l'acquisizione, da parte di Kkr, di NetCo, che comprende le attività della rete di telefonia fissa primaria e dorsale di Tim e di FiberCop (joint venture di Tim e Kkr responsabile della rete di telefonia fissa secondaria di Tim).

E così il sempre depresso titolo Telecom, dopo una giornata di forti ribassi in scia alla diffusione dei conti trimestrali che hanno visto il debito crescere di 1 miliardo, ha recuperato chiudendo con un +1,55%. Sul mercato all'ingrosso dei servizi di accesso alla banda larga in Italia non sarebbe ridotto il livello di concorrenza. 

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Kkr non avrà la capacità di limitare l'accesso ai servizi passivi (vale a dire le infrastrutture). Inoltre grazie alla pressione concorrenziale di Fastweb su NetCo e Open Fiber, le due società, secondo la Commissione, continueranno a competere mentre il governo italiano spera finalmente di poterle integrare.

Ma quando arriverà quel momento Fastweb potrebbe aver già acquisito Vodafone diventando un player fisso, mobile nonché infrastrutturale di notevole rilievo sul mercato italiano, bilanciando la situazione. Soddisfatto, per aver venduto l'autostrada digitale della penisola a un fondo Usa anche se i poteri di governance resteranno forti da parte del governo italiano, il ministro dell'economia Giancarlo Giorgetti

"Accogliamo - ha detto-  con grande soddisfazione il via libera senza condizioni dell'Ue". Ma, visto il debito di Tim, frutto di decenni di scelte sbagliate, la strada della cessione era purtroppo obbligata dato che era impossibile effettuare un aumento di capitale da 20 miliardi di euro, ossia quanto pagato da Kkr per NetCo.

Quanto a Open Fiber il finanziamento per continuare a realizzare la sua rete è quasi pronto. Una trattativa lunghissima tra banche e azionisti, Cdp (60%) e il fondo Macquarie (40%) per il rifinanziamento della vecchia linea di credito da 7,2 miliardi a cui si è aggiunta una nuova richiesta da 2 miliardi.

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Insomma soldi veri non spiccioli motivo per cui il braccio di ferro tra banche e azionisti si è svolto sulle percentuali: i primi puntavano al 50% ciascuno mentre i secondi volevano partecipare al rifinanziamento solo al 40%. Alla fine le quote dovrebbero essere 55% contro 45% per il lotto da 2 miliardi che sarà finanziato da Cdp e Macquarie tramite aumento di capitale e per 1,1 miliardi dalle banche.

In totale l'operazione prevede comunque nuove risorse per circa 3 miliardi, capitali necessari visto l'aumento dei costi per la realizzazione della rete dovuto all'inflazione. Per Cdp e Macquarie si tratta di inserire oltre 1 miliardo nell'operazione e dunque si capisce forse come questa operazione sia legata a quella più impegnativa che verte sullo scorporo della rete Tim.

Ora uno dei paletti verso la rete unica è stato tolto. Del resto l'operazione rete unica sarebbe una buona notizia anche per Tim dato che in quel caso da Kkr dovrebbero arrivare altri 2 miliardi, oltre ai 20 già messi sul tavolo. 






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