Economia

Aifi 1° semestre 2018: il fundraising nel private equity segna 55% di crescita

Il presidente di Aifi, Innocenzo Cipolletta: "Contiamo sulla sensibilità del nuovo Governo per dare una spinta ai fondi previdenziali". LA VIDEO-INTERVISTA

I dati AIFI del 1° semestre 2018 sul mercato del private equity e venture capital: +55% la raccolta a 1,9 miliardi di euro, +49% gli investimenti a 2,9 miliardi di euro

Sono stati presentati oggi i dati sul mercato italiano del private equity e venture capital del primo semestre 2018. I risultati dell’analisi condotta da AIFI, in collaborazione con PwC Deals mostrano che la prima parte dell’anno ha registrato una raccolta complessiva (indipendente e captive, cioè proveniente dalla casa madre) pari a circa 1,9 miliardi di euro, in crescita del 55% rispetto al primo semestre del 2017: dei quali circa 1,7 miliardi sono stati raccolti sul mercato tra 18 operatori (segnando un +43% rispetto agli 1,2 miliardi dello stesso periodo dell’anno precedente).

Escludendo l’attività dei soggetti istituzionali, la raccolta degli operatori privati è stata pari a circa 1,3 miliardi, contro i 453 milioni del primo semestre del 2017. Gli investitori internazionali hanno pesato sulla raccolta di mercato indipendente e privata per il 50%. 

“Guardando i dati sulla raccolta, se consideriamo soltanto i soggetti privati, la prima fonte sono gli investitori individuali e family office, che rappresentano il 17.3%, seguiti dai fondi pensione con un contributo del 15.6%”, afferma Innocenzo Cipolletta Presidente AIFI. “Di questi, solamente un terzo sono di provenienza domestica, 64 milioni, troppo pochi rispetto al potenziale che potrebbero offrire agli investitori e di conseguenza all’economia reale”.

Dati AIFI sul private equity del 1° semestre 2018: la video-intervista al presidente AIFI Innocenza Cipolletta

Sulla crescita di fundraising e investimenti nel mercato del private equity nell'ultimo semestre, Innocenzo Cipolletta, presidente di AIFI, intervistato da Affaritaliani.it, ha commentato: "Il mercato è vivace, stiamo cercando di recuperare la distanza con gli altri mercati europei che è ancora molto forte, stiamo crescendo in termini di fundraising e anche in termini di numero e di ammontare di investimenti. Io credo che questo Paese abbia un enorme bisogno di questa finanza alternativa che va a finanziare la piccola e media impresa". L'augurio del presidente AIFI è che l'attuale Governo abbia dunque un occhio di riguardo per questo settore.

Sulla forte presenza di raccolta estera, Cipolletta ha dichiarato: "Il mercato estero crede nel nostro mercato e questo ci fa un enorme piacere. Certo, ci farebbe più piacere se anche gli operatori italiani ci credessero". Quanto alle fonti della raccolta, "i family office stanno investendo e anche gli investitori individuali, ma quello che non cresce in Italia sono le assicurazioni e i fondi pensione che invece riservano al nostro mercato quote ridicole. Sulle assicurazioni c'è un problema di assorbimento di capitale che stiamo cercando anche con loro di evitare che sia così penalizzante. Sui fondi pensione invece è un mistero, perché hanno tutte le opportunità per investire: hanno la detassazione dei rendimenti degli investimenti, hanno la possibilità di investire in fondi dei fondi. Lì c'è proprio, credo, un problema di cultura. Alcuni fondi pensione hanno investito, ma la grande massa sta ancora lì a guardare". 

Dati AIFI, primo semestre 2018: sul mercato italiano del private equity e venture capital 

L’ammontare investito è stato pari a 2,9 miliardi di euro, in crescita del 49% rispetto a 1,9 miliardi di euro al 30 giugno 2017. Se si escludono i large e mega deal (operazioni caratterizzate da un equity investito superiore ai 150 milioni di euro), l’ammontare risulta pari a 1,4 miliardi di euro in crescita del 39% rispetto al miliardo del I semestre del 2017.

In particolare, il segmento early stage (investimenti in imprese nella prima fase di ciclo di vita, seed, startup, later stage) è cresciuto del 122% in ammontare (96 milioni di euro) e del 23% per numero di operazioni, 80, ovvero la metà del numero totale dei deal. Il buyout (acquisizioni di quote di maggioranza o totalitarie) è cresciuto del 29% in numero, 44 operazioni, e per ammontare +10% a quota 1,3 miliardi di euro. L’expansion (investimenti di minoranza finalizzati alla crescita dell’azienda) ha attratto 230 milioni di euro, +67% rispetto ai 138 milioni del primo semestre 2017. Il numero delle operazioni è cresciuto del 20% a 24; erano 20 nel primo semestre dell’anno precedente. Per quanto riguarda le infrastrutture, gli investimenti sono stati pari a 1,1 miliardi di euro, +202% rispetto ai 373 milioni del primo semestre 2017. 

“Nel primo semestre 2018 continua il trend di crescita evidenziato nel secondo semestre 2017”, ha commentato Francesco Giordano, Partner di PwC Deals. “In particolare l’aumento del numero delle operazioni (+15%) nei segmenti early stage, expansion e mid buyout è un segnale molto incoraggiante per la solidità del mercato e i futuri sviluppi ”.

Per quanto concerne la distribuzione settoriale, in termini di numero di operazioni, nel comparto ICT sono stati realizzati 31 deal (19,4% del totale), nel settore dei beni e servizi industriali 28 (17,5%), nel medicale 20 (12,5%).

Nella distribuzione geografica degli investimenti nel primo semestre in Italia, il 44,7% (quasi metà del mercato) sono stati effettuati in Lombardia, dove d'altronde c'è maggiore concentrazione industriale, come nota Anna Gervasoni, Direttore Generale di AIFI.

Per quanto concerne i disinvestimenti, nel corso del primo semestre del 2018 ne sono stati realizzati 59, un numero che segna una diminuzione del 24% rispetto al primo semestre 2017, dove erano 78. L’ammontare disinvestito, calcolato al costo storico di acquisto, si è attestato a 1,1 miliardi di euro, contro gli 1,2 miliardi del primo semestre del 2017 (-10%). Nella distribuzione dei disinvestimenti per tipologia, nel primo semestre ha prevalso la vendita a soggetti industriali, 19, pari al 32% del numero totale, mentre nell’ammontare ha prevalso la cessione a individui privati, family office e istituzioni finanziarie con il 54% del totale pari a 594 milioni di euro.