Economia
Alitalia, lotta di potere per le nomine. I 5S vogliono piazzare Zeni in Cda
E intanto la firma del decreto che istituisce la newco e che, come detto più volte dalla ministra De Micheli sarebbe dovuta arrivare a giorni, resta ferma
E' bloccato il decollo della Nuova Alitalia di Stato. Uno stop imposto dello scontro tra i 5Stelle e tra il movimento e il Pd. Lo scrive Il Messaggero spiegando che si tratta di una battaglia di potere per piazzare i propri uomini nel board della compagnia che, com'e' noto, dovra' gestire 3 miliardi per rilanciare in grande stile il vettore. I grillini, anzi una parte del movimento (in particolare la senatrice Giulia Lupo) sponsorizzano per il cda il direttore generale Giancarlo Zeni che invece non piace all'amministratore delegato Fabio Lazzerini, al Pd e nemmeno al ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli.
In ballo ci sono anche le poltrone del cfo e, a cascata, quelle dei 20-25 top manager che dovranno, insieme al presidente Francesco Caio, pilotare il vettore oltre la crisi. Veti e contro veti che fanno slittare la definizione della squadra di comando mentre Alitalia continua a perdere circa 2 milioni al mese e chiudera' l'anno, a prescindere dall'effetto Covid, con un rosso ben superiore ai 700 milioni.
Senza il decreto che istituisce la newco e' impossibile varare il piano industriale. Ma senza l'intesa sui nomi del nuovo cda, il decreto resta sospeso nel limbo, cosi' come la sorte degli ll mila dipendenti, la strategia aziendale, gli obiettivi da raggiungere indicati proprio dall'esecutivo.
Del resto perfino l'attuale ad Lazzerini e il presidente Francesco Caio sono stati solo indicati da Palazzo Chigi, visto che manca anche qui il decreto di nomina. Dopo il decreto, che Palazzo Chigi vorrebbe annunciare a breve, ci saranno altri trenta giorni per mettere a punto il piano industriale.
Ragionevolmente la nuova compagnia potra' partire solo con il nuovo anno. La ministra delle Infrastrutture Paola De Micheli e il collega Patuanelli vogliono chiudere in fretta. Anche perche' poi l'ultima parola, quella sui presunti aiuti di Stato, passera' a Bruxelles.