Economia
Alitalia, ultimatum dei commissari a Ferrovie. Rischio politico sul futuro
Alitalia, la telenovela prosegue: i tre commissari straordinari, dopo aver reso la compagnia aerea “assolutamente appetibile per una cessione che auspichiamo”, come ha segnalato il commissario Daniele Discepolo, nel corso dell’audizione sulla situazione della compagnia davanti alle commissioni Attività produttive e Trasporti della Camera, ora chiedono chiarezza sul futuro a tutti gli attori coinvolti: “La gestione commissariale non può andare avanti all’infinito”, anche perché “ci sono decisioni strategiche da prendere” coi nuovi proprietari.
In ogni caso, ha ricordato Discepolo, la legge impone ai “commissari che non riescono a cedere la compagnia di metterla in liquidazione”. E’ dunque “fondamentale che Fs prenda una decisione finale sul futuro di Alitalia: o si danno da fare e ci portano una richiesta di proroga (rispetto alla scadenza del 31 marzo originariamente fissata per la presentazione del piano industriale, ndr), supportata da documenti inoppugnabili, o rinuncino”. Proroga, chiarisce Discepolo, che se verrà richiesta dovrà comunque essere “brevissima, massimo 3-4 settimane”.
“Noi continuiamo a far volare la compagnia, a dare prospettive ai dipendenti, a consumare denaro pubblico, ma non possiamo portare avanti senza limite una condizione”, quella del commissariamento, “che inevitabilmente si esaurirà”, conclude Discepolo. Ma perché una simile urgenza, manifestata dopo che una nota di Ferrovie dello Stato stamane aveva segnalato come nonostante “i progressi compiuti in questi mesi” servano “ulteriori approfondimenti per giungere alla definizione di un modello industriale sostenibile”?
Non certo perché le prospettive siano, dopo anni di perdite, così negative: Stefano Paleari segnala infatti che a fine febbraio l’ex compagnia di bandiera aveva in cassa 486 milioni di euro, in leggera ripresa rispetto a fine gennaio (mentre al 31 dicembre il dato era di 506 milioni), oltre a 193 milioni di depositi. Abbastanza per continuare a operare e proseguire nel recupero che già quest’anno è atteso sul lungo raggio, la parte più interessante (anche per potenziali partner come Delta o concorrenti come Lufthansa) del business che nel 2010 dovrebbe registrare “quasi 3 milioni di passeggeri”.
Ulteriore segnale positivo, Alitalia registra “dopo anni di decrescita, una leggera crescita sull’aeroporto di Linate”, come noto utilizzato principalmente per le tratte interne, tra cui la Milano-Roma, su cui particolarmente forte è la concorrenza delle low cost. Insomma: Alitalia si sta rimettendo in piedi, ma occorre definire la strategia futura in accordo con una nuova compagine azionaria per evitare di perdere anche quest’ultima occasione.
Fs d’altra parte nicchia e chiede tempo per portare a buon fine le “interlocuzioni” portate avanti “con un ristretto numero di player industriali al fine di determinare le condizioni per la formazione di una compagine azionaria che si candida a rilevare gli asset di Alitalia”. Formula discreta per indicare che, tolta Delta (interessata a non più del 10%-15%), è difficile coinvolgere altri partner con cui sobbarcarsi gli oneri di un “salvataggio” che comunque non sarà gratis: il bilancio di Alitalia lo scorso anno dovrebbe infatti aver ancora registrato una perdita di 400-500 milioni di euro a causa di un primo semestre molto negativo, in più entro il 30 giugno andrà effettuato il rimborso del prestito-ponte da 900 milioni che sarebbe dovuto scadere il 15 dicembre scorso ma è stato nuovamente prorogato.
Così in casa Fs, l’orientamento sarebbe quello di “limitare i danni” entrando con una quota di minoranza, lasciando allo Stato l’onere di sobbarcarsi il 50% o più del capitale (e quindi delle esigenze in termini di mezzi freschi da garantire alla compagnia). Ultimo ma non meno importante scoglio sembrano infine le elezioni europee di fine maggio: se Laghi auspica diplomaticamente una decisione “in tempi celeri, perché i tempi celeri permettono risparmi sul leasing e implementare dei tagli sul costo. Con la celerità ci possono essere ulteriori dei benefici di natura economica”, Discepolo è molto più diretto al riguardo. “Ci sono decisioni strategiche da prendere, come quella di ampliare la flotta o non ampliarla, aprire nuove rotte” ribadisce il commissario, sottolineando come si tratti di “attività gestionali che andrebbero condivise con il potenziale acquirente” e che non possono essere vincolate a “esiti politici che potrebbero alterare la situazione di Alitalia”, come appunto attendere eventuali ribaltamenti di forza dentro e fuori il Salvimaio.
Ribaltamenti e ribaltoni eventuali che rischierebbero di riportare in alto mare la situazione di Alitalia, vanificando i risultati ottenuti dalla gestione commissariale. Unica consolazione, ha fatto notare Laghi, i termini dell’amministrazione straordinaria “sono ancora relativamente lunghi, prima di esaurirsi sul piano legale. Ci sono i tempi per completare la procedura di trasferimento delle attività aziendali. C’è un anno ulteriore da maggio”, poi sulla telenovela dovrà davvero calare il sipario, che sia con un esito positivo o meno: il “palazzo” è avvisato, i potenziali partner anche. Luca Spoldi