Economia
Alluvione Emilia Romagna, aiuti: dopo 10 mesi ancora non arrivano i soldi
La burocrazia che uccide. Siamo rimasti ai sostegni emergenziali iniziali, poi il modello degli aiuti si è bloccato. Ecco perché
Alluvionati dell’Emilia Romagna abbandonati dalle istituzioni. Le loro voci su Affaritaliani
Non sono bastati case, vite e mezzi distrutti o danneggiati e 5 miliardi di metri cubi d’acqua, venuti giù in Romagna fra l’1 e il 17 di maggio, a smuovere il magma della burocrazia italica. Il soldi ci sarebbero ma sono in massima parte fermi: 8,5 miliardi divisi tra interventi pubblici e privati.
Sembra che per qualcuno non ci sia fretta. Un disastro di burocrazia che mese dopo mese assume però le fattezze di una tragedia, per chi è stato colpito. Il coro dei comitati di cittadini è quasi unanime: il primo problema è il sistema di gestione, predisposto dalla Regione Emilia Romagna, Sfinge, troppo burocratico e complesso.
Andrea Mondini, di Castel Bolognese ad Affaritaliani: “Io e la mia famiglia abbiamo dovuto lasciare la casa di famiglia perché non più agibile e ad oggi abbiamo cambiato paese e abitudini, decidendo di accollarci un affitto elevato perché non possiamo far fronte a spese di ristrutturazione della casa allagata, peraltro premature visto le condizioni dell’abitazione”. Ma avete ricevuto un supporto economico o no, sono passati 10 mesi? Avete perso tutto, come tante persone.
Mondini: “L’unico supporto avuto è stato il contributo CAS (di cui non si conosce la scadenza) e CIS per 3.000 euro. Non vi è chiarezza sulla modalità e tempistica di erogazione di ulteriori fondi. Non vi è nemmeno la sospensione definitiva della TARI per una casa disabitata. Siamo abbastanza frustrati per l’abbandono che sentiamo da parte delle istituzioni”.
Ma come funziona il sistema Sfinge? (di nome e di fatto a quanto pare).
Dino Gaetta, agricoltore di Conselice in provincia di Ravenna, ad Affaritaliani: “Le dico la verità: Purtroppo non tutti i tecnici abilitati accettano questo lavoro perché c'è molto da lavorare e pochi guadagni. E’ molto macchinoso come sistema, è rischioso e molto burocratico. In più c'erano parecchie difficoltà con Sfinge, adesso dicono funzioni, è partito a metà novembre, però ci sono stati parecchi inconvenienti. Ora siamo intoppati dai tecnici”.
Dai tecnici? Lei è anche agricoltore, ma come funziona? Ha fatto domanda anche come agricoltore?
Gaetta: “Ho scelto un tecnico che deve venire a periziarmi i danni sulla casa e sulle strutture dell'azienda, perché adesso ho avuto danni sia nella casa, come tutti gli altri cittadini, sia all'azienda. Ma devo presentare perizia. Il mio tecnico sono mesi che mi sta rimandando, un po' per le difficoltà che ci sono, un po' perché ne hanno tante da presentare, quindi aspetti il tuo turno”.
E quindi aspetta?
Gaetta: “Ho partecipato a qualche riunione con la struttura commissariale che sul territorio stanno facendo degli incontri con i cittadini, con le imprese agricole e loro ci dicono sempre che hanno un 600 e passa milioni pronti per essere stanziati, ma non arrivano perizie, quindi i soldi sono fermi”.
Perché non arrivano?
Gaetta: “Le spiego tecnicamente. Il mio tecnico, quando verrà, farà la perizia e la deve caricare su Sfinge, sperando che vada tutto bene e che non la rifiuti, perché se la rifiuta deve ripartire da capo. Se il sistema la accetta, la perizia arriva in Regione, ma dalla Regione la mandano ai Comuni. Quando la ricevono, i Comuni fanno un'istruttoria, dopodiché la rimandano in Regione e in Regione la mandano in Invitalia che autorizza il pagamento”
Anche dal governo confermano che la prassi è così complicata e che il sistema di fatto non funziona.
A gennaio il presidente della Regione Stefano Bonaccini se l’è presa col governo: “Otto mesi dopo l'alluvione che ha colpito la Romagna, il governo non ha ancora previsto che possano essere rimborsati i danni dei beni mobili: è una barzelletta. I cittadini stessi dicono che non hanno ricevuto niente".
Per il comparto agricolo invece qualcosa è arrivato, dai fondi europei però, per coprire le emergenze di routine, pagato direttamente da Agea, organismo pagatore del Ministero dell'Agricoltura: 380 euro a ettaro per le culture seminative, 1.500 euro per le culture arboree, cioè frutteti e vigneti, e altri fondi anche per pascoli e colline, con una ulteriore trance che arriverà, come forma di compensazione, anche da AgriCat. AgriCat è un fondo costituito con una percentuale dei contributi PAC, sempre di provenienza dalla comunità europea e compenserà ad ettaro, ma non è ancora noto di quanto.
Sono fondi già previsti in caso di calamità?
Gaetta: “Sì, sarebbero arrivati comunque, come arrivavano gli altri anni, per casi calamitosi, sono una forma di assicurazione”.