Economia
Argentina, scandalo inguaia Paolo Rocca. Dai taccuini il giro di mazzette
L'accusa dei giudici di Buenos Aires al capo del colosso Techint. Crolla il titolo della controllata Tenaris. Le precisazioni dell'azienda sull'inchiesta
di Andrea Deugeni
@andreadeugeni
Beni sequestrati per circa 104 milioni di euro (4 miliardi pesos su un patrimonio personale di 8 miliardi di dollari), l'incriminazione, secondo i media argentini, per associazione illecita e per corruzione (pagamento di tangenti) e l'impossibilità per Paolo Rocca (nella foto in alto con l'ex presidente de Kirchner) di lasciare il Paese sudamericano.
Lo scandalo Notebook, un'inchiesta sui rapporti poco chiari fra industria e politica nata a Buenos Aires dopo che ad agosto la stampa locale ha pubblicato le trascrizioni di un diario tenuto da un autista pentito del Ministero della Pianificazione, Oscar Centeno, si abbatte con tutta la sua violenza sul colosso italo-argentino dei tubi d'acciaio Techint e la controllata (col 60% del capitale) Tenaris della famiglia Rocca, nome blasonato dell'imprenditoria italiana (il fratello di Gianfelice è stato per anni vicepresidente della Confindustria e numero uno di Assolombarda) che nell'ultima seduta di Borsa a Milano ha visto crollare il titolo Tenaris con una flessione del 7,08%. Tonfo che poco dopo il suono della campanella ha visto scivolare il prezzo delle azioni fino a un minimo a 10,64 euro, livello che non si vedeva dall'aprile 2016.
Gianfelice Rocca
I taccuini di Centeno, in cui sono annotati anni e anni di tangenti pagate ai politici argentini, riportano nomi che fanno comparire nei faldoni dell'inchiesta degli inquirenti di Buenos Aires sia quello dell'ex presidenta argentina Cristina Fernández de Kirchner, che assieme al marito ha guidato il Paese sudamericano dal 2003 fino al 2015, sia quello dell'attuale inquilino della Casa Rosada Mauricio Macrì.
Secondo il magistrato Claudio Bonadio, Rocca, amministratore delegato del gruppo Techint e presidente e Ceo di Tenaris a cui in Sudamerica fa capo una vasta rete di controllate, sarebbe membro dell'"associazione" illecita diretta dalla Kirchner e dedicata alla raccolta di fondi illegali. Fondi a cui tra il 2009 e il 2012, secondo l'accusa, si aggiunsero le mazzette (con pagamenti mensili) da parte di Techint, tangenti che servivano a risolvere la situazione della Sidor in Venezuela.
Paolo Rocca
All'epoca dei fatti, Sidor era una divisione di Ternium, controllata del colosso Techint leader della produzione di tubi acciaio in America Latina, che l'allora presidente Hugo Chavez aveva prima confiscato e poi nazionalizzato.
Un'operazione finita nel radar del governo argentino per le richieste della famiglia Rocca e in cui l'esecutivo espressione del partito peronista aveva cercato di accelerare, sempre secondo gli inquirenti, il pagamento di 1,95 miliardi di dollari da parte del governo di Caracas, visti i buoni rapporti dei Kirchner con il leader della rivoluzione bolivariana, come compensazione dell'esproprio societario.
Da tn.com.ar
Nella stessa inchiesta era stato coinvolto Marcelo Mindlin, proprietario di Pampa Energia e dell'ex Iecsa, una societa' appartenente a Angelo Calcaterra, cugino del presidente Macri, ma secondo il giudice non c'era evidenza dei fatti. "Nella risoluzione di 127 pagine - ha riportato il giornale argentino Clarìn - il giudice ha anche deciso di estendere l'accusa contro l'ex ministro della Pianificazione, Julio De Vido e il suo vice, Roberto Baratta", le cui conversazioni furono carpite dal suo autista, Centeno.
"Non sono stato coinvolto nei pagamenti, non li ho autorizzati e non ne ero a conoscenza", ha dichiarato il top manager alla società media locale, Perfil. Mentre il board della società, precisando di "monitorare la situazione insieme ai suoi legali", "ha confermato il pieno supporto al suo presidente e Ceo".
Contatta da Affaritaliani.it, Tenaris "ricorda che nell’aprile del 2008 il presidente Chavez ha dato inizio al processo di espropriazione di Sidor, un processo lungo e violento di fronte al quale Techint ha richiesto l’appoggio del governo argentino al solo fine di salvaguardare l'integrità fisica e il rimpatrio di oltre 200 dipendenti del gruppo e delle loro famiglie e per il quale è stato costretto a versare dei contributi a funzionari pubblici argentini".
Inoltre, il "gruppo Techint ha già chiarito alle autorità argentine che si è sempre rifiutato di pagare tangenti per vincere gare o appalti pubblici. Questo atteggiamento ha avuto anche evidenti ripercussioni negative sul business, tanto che nel periodo 2004- 2015 i contratti stipulati da Techint sono stati meno dell'1% del totale delle opere pubbliche nazionali".