Economia
Aspi, De Micheli pressing su Conte a marzo. La lettera integrale
Mentre slitta il consiglio dei ministri sul caso Autostrade (inizialmente in agenda alle 11 di questa mattina) alle 22, spunta , una lettera nel corposo dossier che dimostra come ben quattro mesi fa il ministro delle Infrastrutture Paola De Micheli, componente in quota Dem del governo, aveva scritto al presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Una missiva “riservata personale” indirizzata al premier, che prova come la colpa dei ritardi sulla partita ingaggiata con i Benetton sia imputabile principalmente a lui: la De Micheli chiede infatti a Conte di decidere già il 13 marzo scorso, dopo 4 giorni dell’avvento del lockdown in Italia. Intanto, prima del Cdm in una nota il presidente di Edizione (la holding a capo dell’impero di partecipazioni della famiglia Benetton), Gianni Mion ha lanciato un appello per precisare che “la tragedia del ponte Morandi, con le vittime e tutto il dolore che ha causato, rendono comprensibile la posizione del premier, Giuseppe Conte, su Autostrade per l'Italia. Ma il dovere di Edizione, la holding della famiglia Benetton, è quello di tutelare Atlantia e Aspi”.
“Per questo l'auspicio - scrive lo storico manager di fiducia della famiglia di Ponzano Veneto che nei giorni scorsi ha visto anche l’ex capo politico dei 5 Stelle Luigi Di Maio - che si arrivi a una soluzione equilibrata che garantisca gli interessi di tutti i soggetti coinvolti: cittadini, lavoratori, risparmiatori e investitori”. Il rinvio di molte ore del Cdm fa ben capire quante difficoltà - e divisioni - ci siano ancora sulla decisione da prendere. Nei giorni scorsi la revoca ad Aspi della concessione sembrava una decisione gia' presa che il Consiglio dei ministri avrebbe solo dovuto ratificare. A fronte di un forte pressing dei 5Stelle sul premier, che ha piu' volte definito la proposta di Aspi irricevibile, ha fatto da contraltare lo scontento per la revoca da parte del Pd e di Italia Viva.
"Quello che e' accaduto, il crollo del ponte di Genova, le vittime e le sofferenze provocate, quello che e' emerso dopo la tragedia, rende comprensibile la posizione del Presidente del Consiglio. E' tuttavia nostro dovere difendere le due aziende, Aspi ed Atlantia, ed i loro dipendenti, finanziatori ed azionisti -ha scritto Mion- Mi auguro che si possa trovare una soluzione equa nell'interesse di tutti: cittadini, lavoratori, risparmiatori ed investitori". Nei giorni in cui Conte metteva su la maschera del 5 stelle d'antan, dicendo cose come "lo Stato non puo' diventare socio dei Benetton", il ministro degli Esteri Luigi Di Maio incontrava proprio Mion.
Di Maio, scrive sempre Repubblica, voleva capire meglio la situazione, conoscere i piani dei Benetton riguardo alla trattativa col governo su Autostrade. Mion ha avuto modo di spiegare a lui per primo quale sarebbe stata l'offerta migliorativa dell'azienda: Aspi ha aumentato da 2,9 miliardi a 3,4 l'importo a proprio carico da destinare a riduzioni tariffarie, interventi aggiuntivi di manutenzione e a interventi per la ricostruzione del viadotto sul Polcevera. In piu', ha proposto un abbassamento delle tariffe come richiesto dall'autorita' di regolazione dei Trasporti e si e' impegnata a un aumento di capitale per fare entrare nuovi soci. Un modo per consentire l'ingresso di Cdp, F2i, Poste Vita e altri fondi di previdenza.
Di certo Di Maio -che ha ascoltato tutto con molta attenzione- sapeva gia' che per la sua forza politica e per buona parte del governo l'offerta non era sufficiente. Tanto che proprio domenica Mion ha detto ai cronisti: "Dall'azienda e' arrivata una proposta seria, i due gruppi, Atlantia e Aspi, hanno fatto un grande sforzo, anche professionale, ma non sono ottimista". Lo storico manager dei Benetton, inventore di molte delle loro strategie finanziarie, ha spiegato al ministro degli Esteri cosa significherebbe il fallimento di Atlantia. Che si ripercuoterebbe a catena su banche, fondazioni bancarie, piccoli risparmiatori (solo cassa di risparmio di Torino, citta' guidata dalla sindaca M5S Chiara Appendino, ha il 4,8 % di Atlantia).
Cosi', nel post in cui ieri sera Di Maio ha ricapitolato i torti della Lega sulla vicenda Autostrade e le promesse mantenute dal M5S dopo la tragedia dei 43 morti del ponte Morandi, ha indicato come prossimo obiettivo quello di togliere la gestione di Aspi ai Benetton. Non ha parlato di revoca. Un freno sull'acceleratore della revoca arrivera' dall'istruttoria che presentera' la ministra delle Infrastrutture Paola De Micheli. Un dossier di 15 pagine e 6 allegati, costruito quasi da zero e messo nelle mani di Conte mesi fa in cui la ministra, dopo aver consegnato il dossier e i suoi allegati a palazzo Chigi, scrive: "Rimango in attesa di un tuo urgente riscontro sulle soluzioni prospettate, considerata la necessita' di condividere questo ormai lungo e complesso lavoro di interlocuzione tra il ministero e le societa' Aspi e Atlantia anche con i capi delegazione in seno all'esecutivo, al fine di avere un quadro chiaro e definitivo in questa fase emergenziale, che sta colpendo il nostro Paese sotto il profilo sanitario ed economico, oltre che sul piano delle personali e familiari incertezze e paure che comprensibilmente preoccupano i nostri concittadini".
Una lettera, scrive La Stampa, che lascia emergere due snodi centrali della trattativa. Il primo e' rappresentato dalla prova che la responsabilita' della scelta di tenere in piedi il negoziato fino ad oggi, senza mai affrontare il contenuto dei dossier, e' soprattutto di palazzo Chigi, nonostante i continui richiami di Conte a "fare presto" rivolti anche ai suoi ministri. Poi, nell'ultimo passaggio, la sottolineatura per le "personali e familiari incertezze e paure", che si riferiscono ai 7mila lavoratori di Aspi sui quali De Micheli ha sempre tenuto acceso un riflettore.
Sui questi punti De Micheli tornera' anche oggi, in Cdm, ponendo delle condizioni imprescindibili al premier, se si vuole procedere con la revoca: "La tutela del personale e dei livelli occupazionali, la certezza di un piano per la sicurezza e la garanzia dell'avviamento degli investimenti gia' pronti". Sul piano per la sicurezza della rete, il riferimento e' a tutti gli interventi, su ponti e gallerie, gia' programmati con Aspi e che in caso di gestione provvisoria, ad Anas o ad altri, rischierebbero di essere sospesi fino all'ingresso del nuovo concessionario. Per gli investimenti, poi, il problema di una revoca riguarda sia la necessita' di elaborare un nuovo piano da parte del concessionario subentrante, con i tempi che inevitabilmente si allungherebbero, sia il dover tornare al punto di partenza su cantieri importanti, come quello per la Gronda di Genova, dove possono partire i lavori e che invece si ritroverebbero al punto di partenza, senza piu' un progetto ne' le autorizzazioni necessarie.
LA LETTERA INVIATA DAL MINISTRO DE MICHELI AL PREMIER CONTE