Economia

Astorri ad Affari: “Bio-On non è una società fantasma: ecco perché”

di Marco Scotti

Il fondatore dell’azienda che prometteva di rivoluzionare il mondo delle bioplastiche, condannato a oltre cinque anni in primo grado, concede al nostro giornale un’intervista esclusiva

Astorri ad Affari, l'intervista esclusiva: “Bio-On non è una società fantasma: ecco perché”

“Non so se mi sento un perseguitato, sono un imprenditore, specie in via di estinzione, in questo Paese. Quello che è certo è che mi aspettavo di più dall’Italia, non capisco perché ci abbiano abbandonati. Nel 2019 eravamo stati scelti dalla presidenza del Consiglio come ‘golden power company’. Non siamo barattoli pieni di aria di Napoli come è stato detto in Tribunale”.

Marco Astorri ha scelto Affaritaliani.it per raccontare la “sua” verità su Bio-On, l’unicorno delle bioplastiche che fallì nel 2019 a seguito di un attacco speculativo che avrebbe messo a nudo le debolezze strutturali della start-up - che aveva superato un miliardo di capitalizzazione in Borsa - e che sarebbe poi fallita. Una congiura, invece, per Astorri e i suoi soci. Fatto sta che nei giorni scorsi il Tribunale di Bologna, a fronte di una richiesta di condanna superiore ai dieci anni, ha comminato ad Astorri una pena di cinque anni e due mesi in primo grado.

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Dottor Astorri, a seguito della sentenza di primo grado, il Tribunale sembra aver accolto la tesi secondo cui proponevate brevetti “fantasma”. Ci vuole spiegare

Chiunque può verificare, tramite Google, che i nostri brevetti esistono eccome, anche perché un brevetto viene concesso solo se c’è una reale innovazione, lo prevede la legge. Bio-On ha investito oltre 3,5 milioni di euro in ricerca brevettuale. Basterebbe questo dato a dimostrare come definire “inesistenti” i brevetti di Bio-On sia errato.

D’altra parte, da ciò che si è potuto capire della sentenza di primo grado, in attesa di leggere le motivazioni complete, la consistenza dei brevetti non è minimamente in discussione. E nel merito dei brevetti Bio-On registro le parole di Paolo Galli, uno dei più importanti scienziati del mondo nel settore delle plastiche, che li ha definiti a più riprese di enorme valore. 

Dalle intercettazioni della Procura di Bologna però emerge che alcuni brevetti dei quali voi avevate dato anticipazioni al mercato ancora non esistevano. È vero?

Dalla domanda di brevetto alla sua concessione passano almeno due anni, la stessa curatela fallimentare ha proseguito nelle pratiche e ha ricevuto le conferme delle registrazioni dei brevetti frutto degli investimenti fatti precedentemente da Bio-On sotto la nostra gestione.

E sì, li avevamo annunciati al mercato perché in dirittura di arrivo, infatti poi sono arrivati. In molti confondono le cose, ma un brevetto è l’attestazione di un’idea, poi degli scienziati indipendenti si prendono un anno e mezzo o due per vedere se effettivamente la cosa funziona. E solo poi viene concessa la titolarità del brevetto, che dura fino a 25 anni.

Lei ora ha fatto causa a suoi accusatori con una richiesta danni “clamorosa”, si parla di 1,5 miliardi complessivi. Perché?

È un mio preciso diritto decidere di denunciare chi ritengo essere responsabile della distruzione di un’azienda estremamente innovativa. Come socio ritengo di aver subito un’ingiustizia e, di conseguenza, intendo provare a tutelarmi.

Comunque sia, la sentenza nei suoi confronti è di 5 anni e 2 mesi, non proprio leggera. Come la commenta?

Ho rispettato il lavoro della Magistratura - anche presentandomi di persona in aula per ognuna delle decine di udienze - e intendo continuare a farlo. Mi limito a dire che dalle accuse di bancarotta fraudolenta, distrazione di fondi e ricorso abusivo al credito siamo stati tutti assolti. Non capisco esattamente come si sia arrivati a questa sentenza visto che lo stesso Tribunale di Bologna ha valutato Bio-On, alla prima asta, 90 milioni di euro, non un “barattolo pieno di aria di Napoli” come è stata poi definita.

Gabriel Grego, l’autore del report che causò il crollo in borsa, ha rilasciato dichiarazioni dopo la sentenza sostenendo nuovamente che Bio-On era una scatola vuota, e che definirla così è stato fin troppo generoso

Non parlo volentieri di Grego, apparteniamo a due mondi diversi: io sono un imprenditore, lui invece una persona che cerca di fabbricare soldi dai soldi.

Grego però dice che lo rifarebbe, anche gratis

Sarà. Fatto sta che non lo ha fatto gratis, e facendolo ha generato un disastro che ha fatto perdere a migliaia di investitori i loro risparmi.

Paolo Marchionni, della Consob, sentito come teste nel giudizio penale, ha detto che il report di Qcm era stato valutato dall'autorità un'informativa al mercato legittima

Non voglio commentare eccessivamente, mi limito a far notare che la CONSOB ci ha vigilati lungamente nei due anni che hanno preceduto il nostro fallimento e non ha mai avuto nulla da obiettare. Poi, dopo il crollo, ha scelto di non esprimersi ulteriormente, avvalorando la tesi dell’accusa.

Però il Tribunale di Bologna ha sottolineato che già prima del report di Qcm Bio-On avrebbe avuto problemi di cassa, tra cui 70 milioni di debiti in scadenza a fine 2019. In sostanza non stava generando utili, e avrebbe probabilmente avuto problemi a far quadrare i conti

Satispay, l’ottima App italiana di pagamenti online, vale più di un miliardo in borsa a Milano, eppure perde 50 milioni di euro ogni anno. Chi continua a valutare le start-up in base al numero di bulloni, di PC, di autovetture in garage, eccetera, non capisce il settore dell’innovazione.

Anche il maggiore della Finanza Cataldo Sgarangella, che si è occupato delle indagini, ha dichiarato in un’intervista che il report di Qcm non è stata la sola causa del crollo dell’azienda: «Bio-on non aveva liquidità, perché non incassava crediti vecchi di anni», ha detto

Questa è una sua opinione. Per ovvie ragioni non intendo commentare oltre, mi faccia però dire che è singolare che Cataldo, così come Grego, abbia commentato dalle pagine dei giornali la sentenza pur senza aver letto le motivazioni. Io preferisco restare più cauto, commenterò solo quando il quadro sarà completo. Bio-On aveva ottenuto un finanziamento da 15 milioni di euro da BPM, poi anche denaro dai soci – ben 9 milioni di euro – e UBS aveva deciso di investire in Bio-On. Non c’era dunque un tema di difficoltà di cassa.

Bio-On comunque nel 2019 ancora si reggeva in parte sui debiti, questo è innegabile

Come tutte le start-up! Fare debito per finanziare l'innovazione non è per nulla una cosa sbagliata: c’è debito e debito, l’ha detto anche Mario Draghi. La verità è che se qualcuno non avesse deciso per la sua morte, l’azienda avrebbe raccolto tutta la liquidità necessaria per terminare il processo di industrializzazione: avevamo già i prodotti, dalle lampade di Kartell al packaging biodegradabile per l’ortofrutta di Zeropack, tutte joint venture di Bio-On che avevano già dato risultati concreti.

In ogni caso siete stati condannati per falso in bilancio e false comunicazioni sociali, per aver emesso comunicati stampa troppo ottimistici al fine di far salire in titolo, anche questo è un fatto

Se ci sono tre gradi di giudizio ci sarà un motivo, vedremo come verrà scritto il capitolo finale di questa vicenda. E comunque tutti i nostri comunicati stampa erano vagliati e approvati da Borsa Italiana e da Norad, e né Borsa né Norad sono stati indagati per quei comunicati, quindi vuol dire che erano adeguati e corretti, come sono certo potremo dimostrare in appello.

Lei cosa intende fare adesso?

Il tema dell’inquinamento da plastiche e microplastiche è tutt’altro che risolto, e anzi è sempre più grave. Nonostante gli anni di ritardo anche nella ricerca causati dalla distruzione di Bio-On, qualcosa l’Italia dovrà ben fare su questo tema, e io nel mio piccolo intendo dare, se potrò, il mio contribuito: perché ripulire - per quanto possibile - questo pianeta è una cosa che dobbiamo innanzitutto ai nostri figli.

Si sente un perseguitato?

La sentenza l’ho vissuta con grande sorpresa, ho pensato che avessimo prodotto i documenti necessari per assolvere tutti, ma sono molto rispettoso delle istituzioni, mi sono dato molto da fare e ho sempre studiato, presentandomi a tutte le udienze. Non so se mi sento un perseguitato, sono un imprenditore, specie in via di estinzione, in questo Paese.

Quello che è certo è che mi aspettavo di più dall’Italia, non capisco perché ci abbiano abbandonati. Nel 2019 eravamo stati scelti dalla presidenza del Consiglio come “golden power company”. Non siamo barattoli pieni di aria di Napoli come è stato detto in Tribunale.