Economia
Auto italiana nel mondo, Fiat e Stellantis in declino ma prosperano Brembo e Pirelli: il caso
L'Italia dovrebbe promuovere sempre di più politiche a supporto della trasformazione e modernizzazione dell’industria, puntando su diversificazione, innovazione ed elettrico
Auto italiana nel mondo: se Fiat e Stellantis sono in crisi, altri prosperano
Nel 2023, Carlos Tavares in qualità di amministratore delegato di Stellantis, assieme al ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, aveva fatto un’importante promessa, ovvero che l’Italia sarebbe riuscita a produrre un milione di automobili entro il 2030. Tuttavia, a due anni da quella promessa, nel gennaio del 2025, i dati rivelano in realtà un significativo calo della produzione, che anzi, non era mai andata così male dal lontano 1956. Come sottolineato da Andrea Muratore su InsideOver, i dati indicano infatti che nel 2024 Stellantis ha prodotto 475.090 veicoli, con un crollo del 36,8% rispetto all’anno precedente, di cui le autovetture in particolare, sono diminuite addirittura del 45,7%, scendendo a poco più di 283.000 unità, ossia un quarto della cifra promessa nel 2023.
Questo declino senza precedenti ricorda i periodi più difficile della storia della Fiat, anche se oggi, nel nuovo millennio, gli assetti e la situazione geopolitica ed economica sono decisamente diversi rispetto al Novecento: Stellantis, pur essendo una multinazionale con catene di produzioni globali, sta attraversando una fase di transizione, dove Exor, come primo azionista, esprime la presidenza con John Elkann, mentre si ambisce a un’integrazione tra il management francese e quello americano, per la scelta del nuovo amministratore delegato. D’altre parte, però, negli ultimi decenni l’Italia ha visto ridurre il proprio peso e la propria influenza a livello globale, tanto che il terzo trimestre del 2024 ha mostrato un calo fin del 27% dei ricavi totali per Stellantis, dove è in atto una ristrutturazione, mentre altri attori prendono piede nel business dell’auto, proprio a scapito dell’Italia.
In questo contesto, Stellantis ha venduto il 50,1% di Comau, un asset strategico nel settore della robotica, alimentando le preoccupazioni sulla possibile dispersione del patrimonio industriale italiano. Per questo, Fim-Cisl ha sottolineato l'importanza di mantenere la “produzione e l’occupazione” all'interno del gruppo. Eppure, scelte come quella di vendere la Magneti Merelli ai giapponesi di Calsonic Kansei, nel 2019, mostrano un interesse a concentrare gli investimenti (anche) su altri settori, tra cui quello dei veicoli commerciali (Iveco), alle auto di lusso (Ferrari), fino a settori come biotecnologie e intelligenza artificiale, che interessano particolarmente John Elkann.
Tuttavia, nonostante il declino della Fiat come simbolo dell’auto italiana nel mondo, altre aziende del settore continuano, invece, a prosperare, grazie a una proiezione internazionale: è il caso di Brembo e Pirelli (la mancata fusione tra i due gruppi è stata l’occasione persa del 2024 italiano), che mostrano però che si sono anche altri orizzonti, oltre a Fiat. In questo scenario, è dunque sempre più fondamentale che le autorità italiane promuovano politiche a supporto della trasformazione e modernizzazione dell’industria, puntando su diversificazione e innovazione, tra cui soprattutto sull’elettrico, vista la sempre maggiore rilevanza che assume, proprio nel business dell’auto.