Economia
Banca d'Italia, su Carige l'assalto finale. Dentro il fortino di Palazzo Koch
Ecco come in Via Nazionale leggono gli attacchi dei due vicepremier sul caso Signorini
Non poteva non confermare Luigi Federico Signorini a vicedirettore generale della Banca d'Italia. A Palazzo Koch si è deciso di procedere allo stesso modo con Fabio Panetta, l'altro vice dg il cui mandato scadeva il 6 ottobre dello scorso anno e che il governatore della Banca d'Italia ha confermato per il secondo mandato per altri sei anni.
In vista del nuovo "processo" alla vigilanza di Via Nazionale nella nuova commissione d'inchiesta-bis sulle banche (è ancora in cantiere, ma in dirittura d'arrivo e dovrebbe esser presieduta dal pentastellato Gianluigi Paragone che parla già da presidente in pectore), Visco si prepara a esser messo di nuovo "sotto torchio" (a cominciare dal caso Carige) dal Parlamento a trazione giallo-verde, un fuoco di fila di fronte al quale il successore di Mario Draghi non poteva non confermare la squadra esistente.
"Sarebbe stata un'ammissione di errore da parte del timoniere di Via Nazionale che non ha intenzione di retrocedere. Un segnale di continuità, anche perché procedere diversamente vorrebbe dire minare in qualche modo il sacrosanto principio d'indipendenza (dalla politica, ndr) della banca centrale", spiega ad Affaritaliani.it una fonte interna a Palazzo Koch.
Dal punto di vista procedurale, dopo la nomina deliberata dal Consiglio superiore della Banca d'Italia, la palla passa ora al presidente del Consiglio che, di concerto con il ministro dell’Economia e sentito il Cdm, promuove un decreto che viene varato dal Presidente della Repubblica. Iter in cui il Quirinale ha diritto di confermare o meno le nomine del Direttorio di Banca d'Italia (dopo la riforma del 2006 infatti l’istituto non è più guidato monocraticamente dal governatore ma da un organismo collegiale a 5 membri: Visco, il direttore generale Salvatore Rossi, Fabio Panetta, Signorini e Valeria Santucci).
Se su questo lato visti anche i toni più morbidi dell'ultima ora del trionfatore d'Abruzzo Matteo Salvini sull'argomento, il governo, anche con la mediazione di Conte, potrebbe abbassare i toni evitando il conflitto col Colle in stile Consob e accelerando sul varo della commissione d'inchiesta di Paragone come compromesso con i pentastellati, il vero terremoto in Banca d'Italia potrebbe arrivare con il nuovo giurì in Transatlantico. Quando Visco, dopo i casi di Etruria, PopVicenza e Veneto Banca già scandagliate dalla prima commissione presieduta da Pierferdinando Casini, dovrà rispondere della deflagrazione del caso Carige, la banca ligure finita sotto commissario e che solo una fusione salverà dalla lenta agonia. E dovrà farlo con una Consob "non amica", già "azzerata" nella nuova presidenza Savona, che non risparmierà certo le critiche e le cannonate al massimo organo di vigilanza sulle banche italiane.
Con il voto alle Europee dietro l'angolo e con il miliardo e mezzo di rimborsi ai risparmiatori congelato, il fuoco continuo su Banca d'Italia e la conseguente delegittimazione di Visco, anche agli occhi dell'opinione pubblica (nella precedente tornata l'economista napoletano fu costretto in maniera abbastanza inusuale per l'understatement vigente in Via Nazionale ad andare a fornire la propria versione dei fatti persino sul grande schermo in prima serata in un programma nazional-popolare come "Che tempo che fa" di Fabio Fazio), sarebbero le conseguenze della ricerca di colpi ad effetto di Salvini e Di Maio, leader partitici alla battaglia finale foriera di molte indicazioni politiche per il futuro delle due forze di maggioranza e del governo Conte.
"Sicuramente chiamerei Banca d'Italia e Consob. Li faremo cantare", sono i toni di stamane di Paragone in un'intervista a La Stampa sull'argomento. Il successore di Mario Draghi, già al secondo mandato, è consapevole dell'accerchiamento che l'aspetta. In gioco però non c'è la propria riconferma (è già al secondo mandato dopo aver scampato l'attacco, sempre dai toni demagogici, di Matteo Renzi), ma la propria reputazione ad aver operato bene nella devastante crisi che ha spazzato via le banche italiane più deboli. L'assalto a Palazzo Koch è appena iniziato.