Economia

Banche, il post-Covid del credito: alla fine ne rimarranno solo tre

di Fabio Pavesi e Andrea Deugeni

L’operazione più razionale è la fusione tra Banco Bpm e Bper. Nascerebbe il terzo grande gruppo con 300 miliardi di attivo

IL NIET DI DEL VECCHIO&C  SULLA BANCA TOSCANA

I soci italiani di UniCredit, del Vecchio in testa, hanno già manifestato il loro disappunto sull’operazione Mps. E allora i rumors ipotizzano che per sventare Mps, UniCredit potrebbe muoversi puntando Banco Bpm. O addirittura prendere Mps, ma avere via libera anche su Banco Bpm o Bper. Una banca sana in compensazione a una banca malandata. Ma così il tema del terzo polo rimarrebbe inevaso ancora una volta. 

Mps
 

L’OPERAZIONE PIU’ RAZIONALE PER IL SISTEMA

La logica vuole che l’operazione più razionale non solo per i protagonisti, ma anche per il riassetto definitivo del sistema del credito siano le nozze tra il Banco Bpm e la Bper.

IL TERZO POLO BANCO BPM – BPER UN GRUPPO DA 300 MILIARDI DI ATTIVO

Un vero e proprio matrimonio tra eguali che farebbe nascere la terza banca forte del Paese con un attivo di quasi 300 miliardi. Si otterrebbe un attore con una quota di mercato nazionale di circa il 14%; alle spalle di Intesa che ha il 21% e vicina a UniCredit anch’essa con il 13-14%. Le tre banche avrebbero così circa la metà del mercato bancario, con l’altra metà suddivisa tra le piccole banche e le Bcc, oggi riunite sotto le due holding Iccrea e Cassa Centrale Banca. Un assetto in linea con i competitor europei. 

MATRIMONIO TRA UGUALI

Una fusione tra la banca nata dal matrimonio tra la Popolare di Milano e il Banco Popolare e la Bper emiliana non ha eccessive sovrapposizioni di sportelli; avrebbe il cuore nelle aree ricche del Paese, un triangolo lombardo-veneto con la ricca Emilia. Inoltre sono due banche sane con molte similitudini e il merger sarebbe carta contro carta. Banco Bpm ha chiuso da tempo sotto l’amministratore delegato Giuseppe Castagna il suo percorso di risanamento post-fusione con il Banco Popolare che portò in casa Bpm le alte sofferenze croniche del Banco a partire da Italease e dalla vecchia Lodi

La massa dei crediti deteriorati è scesa negli anni dal picco di oltre 23% al 7,5% attuale con una copertura al 50% e un Npl ratio netto al 3,8%. Percorso analogo sui crediti malati per Bper scesa anch’essa dal picco del 23% nel 2016 al 7,8% attuale con un Npl ratio netto al 4%.

DUE GEMELLI

Quasi due gemelli sul fronte dell’asset quality con Banco Bpm che ha un Texas ratio più basso al 39% contro il 55% di Bper. Il Banco Bpm si è portato però più avanti nelle pulizie e negli accantonamenti spesando già nel 2020 accantonamenti futuri che hanno portato a svalutazioni per 1,3 miliardi contro poco più di mezzo miliardo per Bper. Sia il Banco che Bper hanno sui crediti malati in portafoglio tuttora, garanzie immobiliari forti sul 60% dei crediti malati che le mettono al riparo da cattive sorprese future. 

GLI ATOUT DI BANCO BPM

Inoltre, cosa da non trascurare, Banco Bpm ha tre atout da spendere. In bilancio, la banca guidata da Castagna, ha Dta per 1 miliardo che favorirebbe l’integrazione e ha un tesoretto di capital gain latente sui titoli di Stato italiani per 850 milioni. E ancora Banco Bpm è molto forte nel mercato molto redditizio del credito al consumo grazie al 39% posseduto in Agos. Tre doti più che utili al matrimonio. Per Barclays la fusione vedrebbe la nascita del terzo gruppo che avrebbe tra due anni un Rote più che adeguato al 6,4%; con un Cet1 oltre il 13%. Per gli analisti di Deutsche Bank il nuovo gruppo produrrà oltre un miliardo di utili netti dal 2023 in poi. 

LA CORSA DI BPER

Bper è tra le banche medie quella che è cresciuta di più in termini di dimensioni, una crescita che non ha impedito la pulizia dalla zavorra delle sofferenze del passato. Il bilancio del 2020 ha visto una forte impennata dei margini. Ora dovrà integrare i 600 sportelli comprati da Intesa dopo la fusione con Ubi e alla guida è stato di recente nominato Piero Montani, ex AntonVeneta, Bpm e Carige, che ha fama di grande ristrutturatore. 

UNIPOL PRIMO SOCIO AL 6% DELLA TERZA BANCA ITALIANA

L’ipotesi delle nozze, che vedrebbero Unipol primo azionista con il 6% della nuova entità, hanno messo carburante ai due titoli, saliti del 30% entrambe negli ultimi tre mesi. Il mercato sembra crederci davvero. Ora starà alle mosse future dei protagonisti chiudere la partita a scacchi verso il terzo polo bancario del Paese.