Economia
Banche, utili su nel trimestre. Ma sui conti pesa il rallenty del Pil
Il mercato si attende trimestrali in chiaroscuro. Potrebbe pesare il temporaneo rallentamento della crescita e il processo di derisking ancora in atto
La stagione delle trimestrali delle grandi banche mondiali dopo essere andata in scena a Wall Street è approdata in Europa e a giorni anche a Piazza Affari analisti e gestori confronteranno i dati ufficiali con le stime di consenso per capire se il settore stia recuperando terreno o meno e chi tra i principali gruppi abbia marcato i progressi più consistenti, pur con qualche apprensione data dall’ulteriore rallentamento della crescita dei prestiti alle famiglie e dallo stop alla crescita di quelli all’imprese segnalata dalla Banca d’Italia nel suo ultimo rapporto sulla stabilità finanziaria.
Anche perché nonostante i segnali positivi dati dall’ulteriore smobilizzo di crediti non performanti (55 miliardi il controvalore lordo degli Npl ceduti nel 2018, 15 miliardi più di quanto inizialmente preventivato dalle banche), le tensioni sui titoli di stato pur in calo restano elevate ed espongono le banche tricolori al “rischio Italia”. Ciò detto, la prossima settimana sarà ricca di appuntamenti con le trimestrali dei maggiori gruppi creditizi italiani: il 7 maggio aprirà le danze la trimestrale di Intesa Sanpaolo, l’8 maggio andranno in scena i conti di Banco Bpm, Ubi Banca e Unicredit, il 9 maggio sarà la volta di quelli di Bper Banca e Mps, solo per citare i principali istituti di credito quotati.
Secondo Reuters, il consenso degli analisti vede per Intesa Sanpaolo un utile per azione (Eps) di 9 centesimi contro i 5 centesimi segnati nello stesso periodo del 2018, mentre Banco Bpm dovrebbe registrare una perdita di 39 centesimi contro il rosso di 13 centesimi dello stesso periodo dello scorso anno complice l’accelerazione del derisking (ma l’obiettivo della banca resta quello di raggiungere un miliardo di utile netto a fine anno, contro la perdita di 59 milioni del 2018).
Poco meno di 19 centesimi per azione è l’Eps indicato dal consenso per Ubi Banca, più che doppio rispetto ai 7,15 centesimi di un anno prima, mentre Unicredit dovrebbe confermare i 38 centesimi di utile per azione già segnati lo scorso anno.
Rialzo in vista anche per i risultati di Bper Banca, per la quale si attende un utile trimestrale per azione di 9 centesimi per azione contro i 6 centesimi di un anno prima. Infine Mps, come Banco Bpm, dovrebbe pagare dazio per la pulizia dei conti in atto e chiudere i primi tre mesi dell’anno con una perdita di 9 centesimi per azione, contro i 7 centesimi di utile dell’analogo periodo del 2018.
Nel complesso il quadro che emerge dalle attese di consenso sembra quello di un settore che ha dovuto ancora una volta fare i conti con un andamento più debole del previsto dell’economia italiana e che deve completare l’alleggerimento dei crediti deteriorati rispetto ai crediti complessivi. Visto peraltro che già ora le banche italiane esprimono una redditività mediamente superiore a quella delle loro controparti francesi o tedesche, non è peraltro da escludere che possano esservi sorprese positive da parte di uno o più istituti.
Non per questo è il caso di precipitarsi a comprare titoli bancari: dopo tutto da inizio anno Intesa Sanpaolo è già salita del 20%, Banco Bpm del 7%, Ubi Banca poco meno dell’8%, Unicredit di oltre il 25%, come pure Bper Banca, mentre Mps è stato il solo titolo ad aver registrato un calo, di oltre il 10%.
Per questo mentre una sorpresa positiva potrebbe far rimbalzare con decisione le quotazioni dell’istituto senese, ma forse anche nel caso di Ubi Banca, per Intesa Sanpaolo, Unicredit e Bper Banca potrebbero essere necessarie davvero sorprese rilevanti anche solo per evitare che dopo i dati possano seguire prese di profitto.
Luca Spoldi