Economia
Bancomat e carte di credito, via alle commissioni uniche
Da oggi i commercianti pagheranno meno le commissioni per i pagamenti fatti dai clienti con carte di credito ovvero con bancomat o carte prepagate. E' l'effetto dell'entrata in vigore del regolamento Ue che prevede un tetto unico: lo 0,3% per i pagamenti con carte di credito e lo 0,2% per le transazioni con le carte di debito (i bancomat appunto) o con le carte prepagate (la più famosa è la Postpay). La disposizione non riguarda invece le carte American Express e Diners che potranno continuare ad applicare le loro commissioni (generalmente più alte).
L'obiettivo della disposizione è quello di incentivare l'uso della moneta elettronica e favorire la tracciabilità delle transazioni. Tuttavia le organizzazioni dei consumatori sono in allarme e avvertono che potrebbero esserci ricadute negative proprio sul soggetto più debole, il consumatore. Per Adusbef e Federconsumatori, il tetto unico "produrrà vantaggi per gli esercenti, ma scarsi benefici per i consumatori". Infatti, secondo stime, la misura potrebbe tradursi in un risparmio di circa 7 miliardi di euro l'anno che andranno per oltre il 90% a vantaggio dei commercianti e meno del 10% per utenti e consumatori. In altre parole il taglio delle commissioni "difficilmente si tradurrà in una riduzione dei prezzi di beni e servizi".
Ma non finisce qui. Secondo Codacons e secondo l'Iepc (un'associazione di consumatori creata per sensibilizzare proprio all'uso della moneta elettronica) la disposizione rischia di esporre i consumatori, che usano le tre categorie di carte interessate dal taglio delle commissioni (il 90% del totale), di pagare per le loro carte canoni annui più costosi. "Infatti - spiega il Codacons - le banche potrebbero rifarsi del taglio delle loro commissioni alzando il costo delle carte o le tariffe annuali legate al servizio". A questo proposito Iepc cita "le infelici esperienze in Spagna, Stati uniti e Australia dove sono state norme simili". L'esclusione di American Express e Diners poi, secondo Iepc, "crea una distorsione della libera concorrenza".