Economia
Holding Edizione e la crisi Benetton, società in perdita per 230 milioni
La perdita netta si attesta a oltre 230 milioni di euro che la holding Edizione andrà a ripianare. Già scelto il prossimo Ad dopo Renon
Benetton e il rosso dei conti, la riunione "immediata" già prima di Natale per il piano di rilancio del gruppo
La macchina dei Benetton si è inceppata. Domani, martedì 28 maggio, al Cda del gruppo d’abbigliamento spetterà dare il via libera al bilancio 2023 che dovrà poi essere approvato dall’assemblea convocata a Ponzano Veneto per il 18 giugno.
Un momento assai complicato, questo, per la società, come ha raccontato il fondatore Luciano Benetton al Corriere, la quale sta vivendo un momento di forte tensione finanziaria, culminato con il passo indietro del suo stesso fondatore.
Già tra novembre e dicembre del 2023, infatti, Alessandro Benetton aveva intravisto i primi segnali di una crisi, scegliendo di riunire immediatamente il Cda di Edizione, holding a capo del marchio di moda, non appena accortosi che l’andamento reale della Benetton Group non fosse per niente quello rappresentato nei mesi precedenti dal management il quale, invece, non dava segni di preoccupazione.
LEGGI ANCHE: L'Ad di Benetton accusato del buco da 100 mln: "Risponderò con i miei legali"
La reazione dei membri del Consiglio è stata di grande stupore, come riporta il Corriere, dopodiché i cugini e l’intero cda di Edizione, compatti, si sono mossi per definire un percorso per cambiare la marcia dello storico gruppo di abbigliamento.
La famiglia è stata compatta attorno ad Alessandro Benetton: Ermanno Boffa (marito di Sabrina, figlia di Gilberto), Christian (figlio di Carlo) e Carlo Bertagnin Benetton (figlio di Giuliana). E così il resto del board che vede Vittorio Pignatti, Claudio De Conto, Francesca Cornelli e Irene Broni. Il cda di Edizione ha quindi delegato il ceo della cassaforte Edizione, Enrico Laghi, e tutto il resto del consiglio per studiare le contromosse per una situazione molto critica.
Passando ai conti, il bilancio chiuderà con una perdita netta del valore di 230 milioni. Il fatturato, invece, si aggira sui 1,098 miliardi. Sul fronte della redditività, se si scompongono i 230 milioni di rosso, emergerebbe un ebit negativo per 113 milioni, causato proprio dall’ammanco di flussi di cassa cui ha fatto riferimento Luciano Benetton nell’intervista al Corriere dove parla del “buco di bilancio da 100 milioni”.
La sintesi è che il risultato operativo lordo del gruppo tessile (cioè prima della deduzione degli oneri finanziari e delle imposte) si trova in una situazione di marcata tensione. Ai margini negativi si aggiungerebbero poi svalutazioni di attività pari a 150 milioni, di cui 90 milioni sono one-off e cioè una tantum, segno che si è iniziata una pulizia di bilancio.
I numeri dipingono una situazione critica anche se il gruppo ha risorse proprie, frutto del supporto pari a 350 milioni fornito da Edizione nell’ultimo triennio.
All'inizio di quest'anno è entrata in azione la rete di protezione da parte di Edizione, che sta attuando un piano di riorganizzazione e rilancio supportato da un finanziamento di 260 milioni di euro. Questo piano prevede un nuovo management e una strategia industriale in fase di sviluppo. Le nuove risorse saranno impiegate per coprire il passivo, ridurre il debito e fornire i mezzi necessari per ricominciare da zero, incluso un possibile aumento di capitale.
LEGGI ANCHE: Benetton lascia: "Mi hanno tradito, c'è un buco da 100 mln"
Il nuovo amministratore delegato, un manager esperto proveniente dall'industria (anche se non necessariamente dal settore della moda), con solide competenze finanziarie, sarà incaricato di elaborare un piano di azione e probabilmente di introdurre nuove figure professionali. Al momento, il suo nome è mantenuto segreto in attesa della riunione del consiglio di amministrazione prevista per domani, durante la quale l'attuale amministratore delegato, Massimo Renon, e gli altri consiglieri vedranno scadere il loro mandato.
Furia delle vittime del Ponte Morandi: "Noi schifati dall'intervista di Luciano Benetton"
Ma non è tutto. Oltre al mondo dell’informazione, anche il Comitato Ricordo Vittime del Ponte Morandi ha commentato l’intervista di Luciano Benetton al Corriere della Sera dove parla del “buco” da 100 milioni. Ma con toni ben differenti.
“Ci sono volute un po' di ore per metabolizzare quanto abbiamo letto in merito all'abbandono dall'azienda di Luciano Benetton, uno dei fondatori dell'omonimo colosso. Parole di commiato rilasciate quasi in veste immacolata e commossa al giornalista che lo incalza teneramente nel richiedere un dettagliato racconto. Ci sono volute un po' di ore prima di rispondere, perché il primo istinto di penna sarebbe stato greve”, ha dichiarato, come riporta Milano Finanza, Egle Possetti, presidente del Comitato che nel crollo del ponte sul Polcevera del 14 agosto 2018 ha perso la sorella, il cognato e i due nipoti.
Nella tragedia dell’infrastruttura gestita da Aspi, società controllata dall’ex Atlantia (oggi Mundys) principale controllata a sua volta da Edizione, hanno perso la vita 43 persone ed è in corso il processo per accertare le responsabilità.
“Ha dovuto sopportare la tragedia? Siamo allibiti e schifati. Per lui nessuna pietà”, aggiunge Possetti. “Ancora una volta alcuni giornalisti pendono dalle labbra di una persona di questa famiglia, una famiglia di cui ormai abbiamo conosciuto le peculiarità”, commenta ancora.
“In Patagonia – prosegue – sono ormai note le gravi difficoltà con gli Indios Mapuche, sono meno note le difficoltà con la rete di vendita del loro marchio e le grandi proteste che si sono sollevate negli anni, infine, ma non da ultimo, la loro forte presenza come azionisti di maggioranza nella nostra vicenda, azionisti che hanno ottenuto per anni ed anni enormi utili, 'senza che avessero piena coscienza dei metodi utilizzati', sembra di avere capito”.
"In questa famiglia si sono sempre fidati di tutti gli amministratori, che li hanno tutti "tristemente gabbati", ma basta!!! Non sono imprenditori brillanti allora, si potrebbe dedurre, altrimenti non sarebbero stati così incauti, forse noi non capiamo nulla di imprenditoria, però abbiamo la certezza che non tutti gli imprenditori siano così, e ne siamo enormemente sollevati, anche per l'economia del paese, se tutti si facessero gabbare sarebbe un vero disastro", ha detto ancora la presidente del Comitato.
"Sono ormai anni che cercano in tutti i modi di santificarsi, di far riflettere nuovamente la loro aureola di buoni imprenditori che per anni hanno avuto sul capo, ma non è più tempo ormai, le carte sono in tavola e sono scoperte. Sarebbe interessante capire dove siano finiti i fondi di bilancio spariti, sarebbe interessante capire se di fondi ne siano spariti altri, se ci siano società in perdita e quali siano i reali motivi. Ma questa è un'altra storia" conclude Egle Possetti.