Economia
Bitcoin, un milione in tasca ora da 10 € investiti nel 2010. Guadagnare sicuri
Chi avesse investito un euro in bitcoin 7 anni fa ora avrebbe un milione. Comprarli espone a rischi elevati: servirebbero opzioni put. Come investire sicuri
Tutto sommato la perdita di questi giorni se pur vistosa appare più che accettabile: il problema è che questi guadagni sono alle spalle e, nonostante il fascino “ideologico” di una “moneta” che non dipende dalle banche centrali, in realtà il suo valore è direttamente collegato alle politiche monetarie seguite dopo la crisi del 2009 dalle maggiori banche centrali mondiali come Federal Reserve, Bank of Japan, Bank of England e Banca centrale europea. Politiche che per evitare il collasso dei mercati hanno iniettato 14 mila miliardi di dollari di liquidità nel sistema, gonfiando i prezzi di tutti gli asset, non solo delle criptovalute. E’ proprio il livello elevato ormai raggiunto dai prezzi che preoccupa esperti della finanza mondiale del calibro dell'ex numero uno della Federal Reserve, Alan Greenspan, o grandi banche come Bank of America, i cui analisti in questi giorni hanno parlato di prezzi degli asset "sempre più in bolla".
Ad approfittare della situazione sono infatti stati anche debitori emergenti come il Tagikistan, che ha debuttato sul mercato degli eurobond con un'emissione decennale da 500 milioni di dollari al tasso fisso del 7,125%, o l'Iraq, che ha raccolto ad agosto un miliardo di dollari con un bond a 5 anni che paga il 6,75%. Rendimenti non così distanti da quelli che pagano i titoli di stato americani, nonostante la ben differente “solidità” patrimoniale dei diversi emittenti.
La verità è che, come per le criptovalute, finché le politiche monetarie continueranno ad essere espansive (quella americana oggi lo è un poco di meno di un anno fa, ma con tassi all’1% nominale, contro un picco del 19% toccato nel 1981 e un 5,25% a cui si trovavano nel luglio 2007, è difficile parlare di “stretta monetaria”) la corsa dei bond ad alto rendimento e di tutti gli asset a rischio (azioni comprese) proseguirà, ma se un domani dovesse veramente finire l’era del “denaro facile” e i tassi tornassero vicini a livelli pre-crisi, la caduta delle quotazioni potrebbe essere vistosa, tanto più per asset come i bitcoin che non offrono sostanzialmente alcuna garanzia patrimoniale, ma basano il loro valore esclusivamente sulla disponibilità di alcuni acquirenti a pagarli tanto.
Una situazione che ricorda da vicino quella dei bulbi di tulipano olandesi a metà del 1.600 e che potrebbe finire allo stesso modo (spoiler: gli ultimi acquirenti subirono un danno rilevante). Se volete provare a investire, dunque, cercate di farlo in modo razionale, limitando per quanto possibile i rischi. Un modo, oltre a limitare l’investimento in sé, potrebbe essere quello di operare proteggendosi con opzioni put (che danno diritto a vendere a un livello prefissato), una possibilità che vuole offrire ai suoi clienti la startup americana LedgerX, nata nel 2013 e finanziata da investitori come Google Ventures e Lightspeed Venture Partners. LedgerX a luglio è stata registrata dalla US Commodity Futures Trading Commission come swap execution facility. A questo punto LedgerX deve solo più ottenere l’autorizzazione a operare come clearing house, poi forse sarà possibile guadagnare sui bitcoin anche in caso di nuovi crolli.
Luca Spoldi