Economia
Bollorè compra il 7,6% di Prisa: doppio sgambetto a Cairo e Berlusconi
Ci voleva Vincent Bollorè per riportare sulla stessa barca Silvio Berlusconi e Urbano Cairo. Il motivo è che il finanziere bretone, tramite la sua Vivendi, ha rilevato il 7,6% della spagnola Prisa. La quale ha molti punti di contatto con i due manager. Primo: è editore di El Pais e della radio Cadena Ser molto vicina e molto bene informata di quanto succede nella squadra di calcio del Barcellona. È stata proprio l’emittente a dare notizia del malcontento di Messi con i precedenti vertici della compagine catalana; ed è sempre Cadena Ser a dare notizia, oggi, del possibile rinnovo della “pulce” fino al 2023. Che c’entra Cairo? Beh, tramite Unidad Editorial, Rcs ha in gestione El Mundo ed Expansiòn, entrambi concorrenti delle due emittenti di proprietà di Prisa. L’azienda, poi, è azionista di Mediaset Espana con il 17,3%, il secondo soggetto detentore di quote dopo Mediaset che ha la maggioranza assoluta.
L’appetito iberico di Bollorè ha molte facce: in primo luogo, tramite la sua Vivendi controlla lo 0,6% di Telefonica. In secondo luogo, perché è stato proprio un tribunale spagnolo che ha confermato la sospensione cautelare dell’operazione Mfe a luglio. Terzo, viene difficile non pensare che l’ingresso in Prisa non sia che un ulteriore tentativo di “pesare” maggiormente nelle decisioni del Biscione.
La disputa legale che si risolverà il prossimo 11 febbraio tra Mediaset e Vivendi – secondo rumor che Affaritaliani.it ha avuto modo di condividere con fonti autorevoli – vedrà soccombere Bollorè. Rimane soltanto da capire a quanto ammonterà il risarcimento che verrà concesso dal tribunale. Da questo punto di vista, è verosimile pensare che De Puyfontaine e Bollorè vogliano cercare di mettersi quanto più possibile di traverso per limitare le mosse di Mediaset e ottenere uno sconto.
Non si può parlare d’altro se non di fallimento quando si guarda alla campagna d’Italia di Bollorè. Con Tim le cose potrebbero trasformarsi in un bel successo solo se arrivasse il definitivo via libera alla rete unica da parte dell’Ue.
La commissaria Vestager non sembra entusiasta dell’idea, ma può darsi che la contingenza spinga l’Europa ad ingoiare questo rospo, in un momento storico in cui il libero mercato nel continente deve cedere il passo alla contingenza pandemica e alle resistenze di alcuni attori. La Francia, ad esempio, non ha avuto remore nell’inserirsi a gamba tesa in tutti gli ultimi dossier economici, molti dei quali hanno coinvolto il nostro Paese. La stessa Italia, attivando la Golden Power su Mediaset ha di fatto mostrato che non intende tirarsi indietro e che qualsiasi scalata, specie se provenisse con atteggiamento ostile come – sembra – sia quello di Vivendi non sarà bene accetta.
Atre due considerazioni. La prima è che i mercati, al momento, non stanno granché apprezzando la mossa di Bollorè. Vivendi sta perdendo – ovviamente in una giornata complessa – oltre l’1%. Al contempo, Prisa guadagna oltre il 9%, dopo aver fatto registrare anche un +13%. Perché? Evidentemente perché questa mossa sembra più frutto del desiderio di fare melina che non figlia di una strategia industriale precisa.
La seconda considerazione è invece che chi potrebbe risentire di questa mossa è Cairo. E il motivo è presto detto. Vivendi ha dichiarato che ha scelto di investire in Prisa per "rafforzarsi come gruppo globale di contenuti, media e comunicazione e per espandere il proprio accesso ai mercati di lingua spagnola in Europa, America Latina e negli Stati Uniti”. Se quindi dovesse veramente accelerare sul multimediale, potrebbe mettere in crisi la branch spagnola di Rcs, che potrebbe soccombere sotto la potenza di fuoco del finanziere bretone. In quel caso, l’effetto potrebbe essere a cascata sui conti di Rizzoli, che detiene il 96,48% delle quote di Unidad Editorial. E il gruppo spagnolo, nel 2019, ha rappresentato oltre il 50% dei ricavi pubblicitari di Rcs. Se Bollorè si mettesse di mezzo, si rischierebbe un effetto domino per i conti di Cairo. Chissà allora che non possa essere l’antico maestro a venire in soccorso dell’allievo.