Economia
Borsa, ancora paura Bce sui crediti deteriorati: bancari nel mirino
Intanto, l'Italia fa fronte comune contro l'ipotesi di regole più stringenti per i crediti deteriorati delle banche
Banche ancora sotto pressione a Piazza Affari, fatta eccezione di Ubi. I titoli dei principali istituti di credito hanno imboccato la strada del ribasso la scorsa settimana, dopo la nuova stretta della Bce in tema di crediti in sofferenza. L'istituto centrale ha indicato che i crediti deteriorati maturati a partire dall'anno venturo dovranno essere coperti al 100%. In più nel messaggio principale che il regolatore ha inviato alle banche si indica che dopo sette anni che i crediti sono classificati come crediti deteriorati (Npe) devono essere svalutati a zero, anche se esistono dei collateral. Questo comportera' probabilmente accantonamenti annuali. La continua pressione della Bce in tema di crediti deteriorati spinge la maggior parte degli analisti a un giudizio di prudenza sul comparto delle banche.
Al giro di boa, a Milano perdono quota le Banco Bpm (-1%), le Bper (-1,18%) e le Unicredit (-1,39%). Sono inoltre deboli le Intesa Sanpaolo (-1,37%), all'indomani della notizia che la Compagnia Sanpaolo ha ceduto ieri - attraverso un accelerated bookbuilding - 150 milioni di titoli dell'istituto, paro allo 0,95% del capitale, limando la propria quota all'8,25% del capitale. La mossa della Compagnia e' in linea con quanto previsto dalla legislazione sulle Fondazioni che non possono investire piu' del 33% degli attivi in un unico emittente. Per altro secondo gli esperti la stessa Compagnia Sanpaolo dovrebbe vendere ancora titoli di Intesa in modo da portarsi al 3% circa del capitale dell'istituto guidato da Carlo Messina entro l'aprile del 2018. Infine rimbalzano le azioni di Ubi (+0,8%) all'indomani dell'emissione del bond da 750 milioni di euro con scadenza 2022.
Intanto, l'Italia fa fronte comune contro la stretta della vigilanza sulle regole. E' necessario "garantire che le prerogative di co-legislazione del Parlamento siano doverosamente rispettate, ed evitare una controversia interistituzionale su questo tema", scrive il presidente dell'Europarlamento Antonio Tajani, in una lettera inviata al presidente della Bce Mario Draghi e riportata sul "Sole 24 Ore". "A quanto capisco - scrive Tajani - le 'aspettative prudenziali quantitative' delineate nella dettagliata bozza di documento equivarrebbero, in sostanza, a imporre alle entita' soggette a vigilanza di prevedere accantonamenti aggiuntivi e/o adeguare il patrimonio di qualita' primaria (Common Equity Tier 1) a livelli che vanno oltre il quadro normativo esistente".
Tajani non esprime valutazioni sul merito sull'iniziativa, ma si dice "profondamente preoccupato per il modo in cui viene intrapresa", domandandosi "seriamente se ulteriori obblighi specifici, che potrebbero confliggere con disposizioni legislative attualmente in vigore e alterare l'equilibrio normativo esistente fissato dalla legislazione corrente, possano essere imposti alle entita' soggette a vigilanza senza un appropriato coinvolgimento dei colegislatori nel processo decisionale". Anche il presidente dell'Abi, Antonio Patuelli, esce allo scoperto e, in un'intervista al "Corriere della Sera", si rivolge a Daniele Nouy, presidente del Consiglio di vigilanza della Bce. "Se la signora Nouy pensa che i crediti vadano conteggiati in modo diverso deve parlarne prima con gli organismi internazionali di contabilita' - afferma -. Invece cosi' e' stata una doccia fredda, si cambia in autunno cio' che e' stato definito in primavera. E proprio quando in sette mesi, da gennaio a luglio, le sofferenze nette sono calate in Italia del 23% alla cifra record di 65 miliardi".
"Dal 2011 al 2016 il sistema bancario ha accantonato 152 mld a fronte dei crediti deteriorati - prosegue Patuelli -. Siamo in una fase virtuosa, di ripresa, di riduzione degli Npl sulle regole emanate in primavera". "Mi fa piacere la posizione del Governo italiano - aggiunge il numero uno dell'Abi -, risponde a opinioni che noi abbiamo espresso mercoledi' scorso e che hanno trovato ampia eco: nelle rappresentanze sociali da Confindustria alla Confcommercio, dalla Cgil alla Uil e nello schieramento politico, da Renato Brunetta allo stesso Padoan. Sono intervenuti Renzi, Tajani, Prodi. C'e' coralita', una grande convergenza critica. Di merito e di metodo".
Le conseguenze di questa stretta? "Primo - replica Patuelli -, si favoriscono gli acquirenti di Npl: fissando una scadenza si abbassa il valore di cio' che si vende; secondo, le banche dovrebbero avere piu' patrimonio: potrebbero quindi calare i prestiti alle famiglie e alle imprese, che invece ora sono in crescita". Ma non si tratta di una questione solo italiana, conclude il presidente dell'Abi, "le critiche sono rilevanti anche all'interno della Federazione bancaria europea, che difatti sta elaborando una posizione comune. Perche' se cambiano oggi le regole sui crediti deteriorati, domani potrebbero mutare quelle sui derivati. E sarebbero coinvolte le banche di altri Paesi. Serve la certezza delle norme".