Borsa, Toro a fine corsa: i manager vendono le azioni
Piazza Affari/ La fine anno si avvicina, gli indici corrono e così azionisti e manager sono tentati dal vendere
La fine anno si avvicina e da Wall Street a Piazza Affari non sono pochi i trader che incrociano le dita sperando nel classico "rally natalizio", anche se coi listini asiatici ai massimi dell'ultimo decennio e la borsa di New York (anche oggi positiva in avvio) che ieri ha visto i tre indici principali indici chiudere la sessione simultaneamente a valori record per la 26esima volta da inizio anno, la tentazione di portare a casa qualche guadagno è alta anche tra gli "insider".
Sergio Marchionne, ad esempio, il 27 ottobre si è visto riconoscere 2,8 milioni di titoli Fiat Chrysler Automobiles per aver centrato gli obiettivi finanziari previsti dal piano industriale al 31 dicembre dello scorso anno e verosimilmente potrà ottenere due ulteriori "bis" centrando gli obiettivi previsti per quest'anno e il prossimo dal piano industriale 2014-2018. La stock option maturata da Marchionne vale 43,84 milioni di euro ai valori correnti (15,66 euro per azione) e visto che il titolo negli ultimi 12 mesi ha già guadagnato il 155% (ovvero l'81% circa da inizio anno) se il 65enne manager dal maglione blue portasse a casa il guadagno, come del resto aveva già fatto esattamente tre anni or sono, non ci sarebbe da gridare allo scandalo.
In casa Campari è invece Cedar Rock Capital, società di investimenti britannica "buy and hold" fondata dall'ex gestore di Morgan Stanley, Andy Brown, già azionista di lungo corso del gruppo, ad aver venduto, durante il mese di agosto, oltre 1,3 milioni di titoli a prezzi tra i 6,10 e i 6,15 euro circa per complessivi 7,92 milioni di euro. Cessioni che erano seguite a precedenti alleggerimenti in luglio (poco meno di 500 mila titoli tra 6,15 e 6,33 euro circa per altri 3,62 milioni circa) e prima ancora in maggio (circa 1,1 milioni di azioni tra i 6 e i 6,16 euro circa, per altri 6,65 milioni circa).
Anche così, con oltre 117 milioni di azioni Campari ancora in portafoglio la società di Brown ha il 10,11% del capitale ed è seconda solo ad Alicros Spa, la holding della famiglia Garavaglia che controlla il 51% di Davide Campari Spa, avendo quindi potuto beneficiare dell'ulteriore apprezzamento del titolo (che oggi sale a 6,755 euro a Piazza Affari, il 54% in più dei livelli a cui si trovava un anno fa).
Dal bere al lusso "made in Italy", in casa Moncler è stata Ecip, ossia Eurazeo, a cedere il 3,34% del capitale a 24,48 euro per azione, tramite un bookbuilding accelerato presso investitori istituzionali. Con la vendita, avvenuta il 25 ottobre con un "timing" a dir poco perfetto visto che il titolo al momento oscilla a 24,18 euro per azione, Eurazeo ha incassato 188 milioni di euro, ossia 6,7 volte l'investimento iniziale.
Ha invece preferito anticipare, e di molto (il 16 maggio) i tempi Hydra, azionista di riferimento di Datalogic che ormai quasi 6 mesi fa ha collocato il 2,56% del capitale della società (1,5 milioni di azioni) sempre tramite un accelerated bookbuilding presso investitori istituzionali, incassando 25 euro per azione, per complessivi 37,5 milioni di euro. Visto che il lockup (ossia l'impegno a non vendere) aveva una durata di 180 giorni e che inizialmente Hydra si era detta pronta a cedere sino al 5% del capitale (2,92 milioni di azioni), sarà interessante vedere se col titolo a 32,5 euro l'azionista di controllo (64,65% del capitale, pari a quasi 37,8 milioni di azioni) non vorrà procedere ad un "bis" nelle prossime settimane.
Ha invece proceduto ad alleggerire la propria partecipazione a inizio settembre Ieh (Italian electronics holdings, facente capo a Rhone Capital II Lp), azionista di riferimento di Unieuro che ha ceduto a investitori istituzionali 3,5 milioni di titoli, pari al 17,5% del capitale, a 16 euro l'una, intascando circa 56 milioni. Dopo il collocamento che ha portato Ieh dal 65,49% al 47,99% del capitale, il titolo ha perso quota ed ora oscilla sui 14,55 euro per azione a Piazza Affari, con una capitalizzazione calata sotto i 300 milioni di euro.
Non ha portato troppo bene al titolo neppure il collocamento di un 12,3% di Ovs (pari a 28 milioni di azioni) da parte di CIE Management II Lp, fondo della scuderia di BC Partners di Francesco Loredan, dal 2011 azionista di controllo di Gruppo Coin Spa (a cui fa capo Ovs), che con l'operazione, avvenuta a fine settembre, è sceso sceso dal 30,169% al 17,835% del capitale. I titoli erano stati ceduti a 6,53 euro l'uno, per complessivi 18,28 milioni, mentre ora Ovs a Piazza Affari vale 6,35 euro per azione (dopo aver toccato anche i 6,20 euro nella prima decade di ottobre), per una capitalizzazione di circa 1,45 miliardi.