Economia
Borse/ Cina in frenata, Afghanistan e variante Delta: stop al rally d'agosto

Sale l'avversione al rischio. Finisce il rally di Ferragosto per le Borse europee. Gli investitori lasciano l'azionario
Ma la paura di una frenata cinese non è una novità. Goldman Sachs ha rivisto la crescita del Dragone: l’ha più che dimezzata al +2,3% nel terzo trimestre (dal +5,8%) e l’ha ritoccata per l’intero 2021 a +8,3% (da +8,6%) per via del rimbalzo previsto negli ultimi mesi dell’anno.
Il taglio è motivato a sua volta dalle possibili ripercussioni sull’economia della variante Delta, che in Cina e negli Stati Uniti dilaga a macchia d’olio. Al momento, la visibilità sull’impatto concreto delle nuove ondate di Covid sulla produzione e sui consumi è limitata, ma la mancanza di certezze chiama a maggior ragione prudenza in Borsa. Dopo Goldman anche Morgan Stanley e JP Morgan hanno abbassato le stime di crescita del Dragone per il 2021.
Ma non è tutto. L’australiana ANZ Bank ha abbassato le previsioni di crescita del Pil cinese per il 2021 all'8,3% dall'8,8% precedente, dopo che i dati ufficiali pubblicati all'inizio di lunedì hanno mostrato che la crescita dell’attività economica ha rallentato a luglio. La variante Delta, che ha portato a una ripresa dei casi, rappresenta un rischio al ribasso per l'economia cinese nel terzo trimestre, nonostante i casi giornalieri siano diminuiti negli ultimi giorni, affermano gli analisti di ANZ.
La banca si aspetta che Pechino continui la sua politica di "tolleranza zero" contro il Covid fino alle Olimpiadi invernali di febbraio del prossimo anno. "La crescita del Pil sarà una priorità secondaria. Anche le prospettive dei consumi rimangono vulnerabili". Il rallentamento più netto del previsto della crescita economica cinese a luglio renderà i politici di Pechino più disposti ad adottare misure per sostenere la crescita nel secondo semestre rispetto al primo semestre, ha affermato Louis Kuijs, economista di Oxford Economics.
Lo slancio della crescita si è notevolmente indebolito a luglio, poiché' gli investimenti in infrastrutture sono rallentati, le inondazioni nella Cina centrale hanno colpito i consumi e causato interruzioni della catena di approvvigionamento e le recenti epidemie di Covid-19 e le restrizioni alla mobilità hanno frenato la domanda. "Prevediamo un altro rallentamento della crescita del Pil trimestrale nel terzo trimestre a causa della nuova epidemia di Covid e delle relative restrizioni", ha avvertito Kuijs.
Inoltre, a favorire la frenata cinese, una tra le più grandi chiusure della storia del Paese. La Cina ha deciso infatti, a seguito dei numerosi casi Covid dati dalla variante Delta, di chiudere uno dei terminal del porto di Ningbo, il terzo più grande al mondo, mettendo in crisi ancora di più la già non poco ingolfata catena delle spedizioni. Così, ritardi nelle spedizioni dai porti cinesi a quelli europei e americani salgono, così come i prezzi, a livelli mai visti prima.
Circa il 60% della merce globale viaggia via mare nei quasi 180 milioni di container in giro per il mondo. Ma oggi, complice la pandemia, ci sono 353 navi bloccate fuori dai porti (139 soltanto in Cina), il doppio dello scorso anno.