Economia
Borse europee sottovalutate: opportunità di lungo periodo
I titoli europei sono focalizzati su business legati a trend di lungo periodo, come l’energia pulita e la digitalizzazione
Borse Europee, chance di crescita a lungo termine
In Europa oggi la crescita risulta asfittica, un contesto che si pone in evidente contrasto con la resilienza dell’economia mostrata invece dagli Stati Uniti. Questo, tuttavia, non sembra giustificare l’attuale sottovalutazione dell’azionario nei Paesi della moneta unica. Le difficoltà nel Vecchio Continente affondano le loro radici negli shock successivi all’invasione dell’Ucraina, il 24 febbraio 2022: lo stop alle importazioni di gas russo ha indotto una profonda spirale inflazionistica, che si è riflessa soprattutto in un calo nella fiducia di consumatori e imprese, ma anche in una tesaurizzazione che ha incrementato i risparmi.
Nonostante l’Europa sia riuscita poi ad arginare i problemi energetici, sostituendo le importazioni russe con il Gas Naturale Liquefatto (LNG), la crescita economica è stata più bassa rispetto agli Stati Uniti. Qui, infatti, i programmi di stimolo fiscale si sono rivelati più efficaci (American Rescue Plan, Chips Act, Inflation Reduction Act) portando allo stesso tempo ad un incremento del rapporto deficit/PIL, ora al 6%. In Europa, dove gli stimoli sono stati corposi (€750 miliardi solo dal Recovery Plan), i ritardi nell’allocazione dei fondi hanno portato a risultati meno tangibili sull’economia reale. In sostanza, un mix tra una scarsa domanda, sia domestica sia estera (in particolare dalla Cina), unita ad una spesa dei consumatori sbilanciata verso i servizi, hanno portato il settore manifatturiero europeo a contrarsi.
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Allo stesso tempo va notato che l’Area Euro ha dimostrato di saper resistere al più rapido rialzo dei tassi di interesse degli ultimi 16 anni: i recenti dati PMI manifatturieri hanno infatti dato un leggero conforto, visto che alcuni Paesi - tra cui l’Italia - hanno segnato un valore sopra la soglia di 50, indicando quindi un’espansione nel mese di marzo. Tuttavia, gli investitori sembrano ancora restii a sovrappesare l’azionario europeo. Se è vero, infatti, che gli indicatori macroeconomici migliorano, mentre la BCE è in procinto di allentare la sua politica monetaria restrittiva, resta però l’incognita legata alla domanda globale, soprattutto quella asiatica, che langue. Gli aspetti negativi, a livello di prospettive, sono però contenuti. L’azionario europeo risulta sottovalutato soprattutto alla luce degli utili, attesi in crescita al 4%: il rapporto P/E (prezzo/utili) del MSCI Europe è a circa 15, ben al di sotto dei 21 dell’S&P500. Questo si spiega in parte anche per la scarsità di aziende tecnologiche nel Continente, che hanno limitato l’euforia positiva registrata viceversa oltreoceano. I titoli europei sono infatti più focalizzati su business legati a trend di lungo periodo, come l’energia pulita, la digitalizzazione - di cui l’AI è una branca - e il medtech. Facendo una valutazione oggettiva, l’azionario Ue offre buone prospettive di crescita a prezzi interessanti, contribuendo ad aumentarne l’attrattività nel lungo termine.
*Country Head Italy, NS Partners