Economia

Svolta, è finito il calo del petrolio. Parola del guru Warren Buffett


Il primo a fiutare che il vento sta cambiando è stato, ancora una volta, Warren Buffett. Il vecchio gestore di Omaha, che con Berkshire Hathaway è divenuto celebre negli anni per aver investito in titoli "a valore" come Gillette, Coca Cola, American Express, At&t, Bank of New York Mellon, General Electric, Costco Wholesale, Moody's, Liberty Media, ma anche Sanofi, Visa, Us Bancorp, Wells Fargo, Wal-Mart Stores, Verisign o Verizon Commuications, solo per citare alcuni dei nomi più famosi che si trovano tuttora nel suo portafoglio, ha appena preso una partecipazione in Kinder Morgan.

La partecipazione è pari a 26,53 milioni di azioni del gestore di gasdotti di Houston, per un valore vicino ai 400 milioni di dollari. Al momento non è stato ufficializzato il prezzo medio d'acquisto ma secondo gli analisti americani dovrebbe corrispondere in pieno alla filosofia d'azione di Buffett, ossia quella di comprare basso società con buoni margini reddituali e buone prospettive di crescita e attendere che le quotazioni salgano: nell'ultimo trimestre infatti, complici i continui cali delle quotazioni di petrolio e gas naturale e l'isteria che si era impadronita dei mercati che vedevano ogni giorno salire il premio per il rischio a fronte di possibili fallimenti a catena nel settore, le quotazioni di Kinder Morgan erano crollate del 53%.

La stessa Kinder Morgan nel frattempo ha annunciato di essersi garantita nuovi finanziamenti che ne rafforzano le "prospettive finanziarie eccezionalmente solide" nonostante il momento delicato del comparto. La mossa sembra come detto poter essere il classico indicatore di come nei prossimi mesi potrebbe cambiare la percezione che gli investitori hanno dei titoli impegnati nel comparto del gas e del petrolio, in particolare per quanto riguarda gli operatori delle reti distributive, grazie anche al raggiunto accordo tra Russia e Arabia Saudita per congelare la produzione petrolifera sui livelli di gennaio.

Un accordo quest'ultimo che potrebbe trovare un'adesione più o meno tacita di tutti i principali membri dell'Opec, compreso l'Iran che nel frattempo è tornato a esportare il suo greggio dopo la fine delle sanzioni occidentali e al quale non può che far piacere se i prezzi di gas e petrolio si stabilizzassero o anche risalissero nel corso dei prossimi mesi. Per chi volesse provare a giocare d'anticipo, potrebbe dunque essere l'occasione di tornare a investire sui titoli del comparto, tutti martoriati dalla vendite nel corso di questi ultimi 3-6 mesi.

Tra i vari nomi che potrebbero trarre beneficio di un simile migliorato clima, si potrebbe puntare, a Piazza Affari, sui componenti dell'indice settoriale Ftse Italia Petrolio e Gas Naturale, ovvero: Eni, Erg, Gas Plus, Gruppo Waste Italia, Maire Technimont, Saipem e Saras, senza scordarsi di Tenaris, che non fa parte dell'indice settoriale ma può beneficiare del calo delle tensioni nel comparto visto che il gruppo controllato dalla famiglia Rocca è il maggior produttore e fornitore a livello globale di tubi e servizi per l'esplorazione e la produzione di petrolio e gas. A breve, probabilmente, le occasioni più interessanti potrebbero riguardare proprio Tenaris, Erg e Saras.

Più delicata resta la situazione di Saipem, anche se dopo la conclusione dell'aumento di capitale da 3,5 miliardi di euro, collegato ad una operazione di rinegoziazione di linee di finanziamento che consentirà il rimborso alla capogruppo Eni di 6 miliardi di finanziamenti infragruppo e all'ingresso nel capitale, col 12,5%, di Cassa depositi e prestiti attraverso il Fondo strategico italiano, la pressione sul titolo dovrebbe diminuire dando così spazio ad un recupero delle quotazioni. Se poi non volete perdere tempo (o non vi azzardate a rischiare) a selezionare i titoli, potete sempre puntare sull'Etf Lyxor Ucits Etf Stx Eu 600 Oil & Gas, collegato al più vasto indice Stoxx Europe 600 Oil & Gas Net total return.

Le turbolenze di questi ultimi due anni e mezzo hanno portato le quotazioni dagli oltre 42,29 euro del giugno 2014 ad un minimo di 26,63 euro il 20 gennaio scorso. Da allora un primo recupero ha riportato l'Etf attorno ai 30 euro; a breve, come nel caso dei titoli, non sono da escludere ulteriori turbolenze ma a medio termine sembra esservi spazio per un cospicuo recupero. In entrambi i casi il suggerimento è di non agire d'impulso ma di comprare gradualmente approfittando di ulteriori giornate di debolezze che potrebbero presentarsi nella prossime settimane e attendere pazientemente, come Warren Buffett è da anni abituato a fare, con successo.

Luca Spoldi