Economia
Federmeccanica, la vice presidente: "Rilanciare il settore è una priorità"
Industria metalmeccanica, l'andamento risente del periodo di stagnazione. Rallentano export, domanda interna ed investimenti in macchinari
Federmeccanica, la vice presidente Capasso: "In crescita i volumi del comparto ma l'andamento risente del periodo di stagnazione"
Più di 100 mila imprese per oltre un milione seicentomila lavoratori, 120 miliardi di valore aggiunto, la metà di quello manifatturiero. Più di 222 miliardi di export, circa il 50% delle esportazioni complessive italiane.
Sono alcuni degli indicatori economici che mostrano la rilevanza dell’industria metalmeccanica nazionale.
“Bisogna puntare di più su questo autentico motore dell’economia del Paese”, ha dichiarato Simona Capasso (nella foto), vice presidente di Federmeccanica e presidente della Sezione Industria Metalmeccanica dell’Unione industriali di Napoli, in occasione dell’iniziativa “I giorni della metalmeccanica” lanciata da Federmeccanica su tutto il territorio nazionale.
Se i volumi di produzione sono risultati in crescita del 2,8% nel corso del 2018, l’andamento del comparto è caratterizzato da una fase di sostanziale stagnazione. Un risultato che risulta in parte imputabile a un rallentamento della dinamica esportativa ma ancor più alla contrazione della domanda interna e in particolare di quella relativa agli investimenti in macchine e attrezzature di cui le imprese metalmeccaniche sono produttori quasi esclusivi. Gli attuali volumi di produzione risultano, inoltre, inferiori del 23,5% rispetto al periodo pre-recessivo. Le imprese prevedono, inoltre, per la prima parte del 2019, una stagnazione dei volumi di produzione sia nel loro complesso sia per le quote da indirizzare ai mercati esteri.
L’allarme dell’imprenditoria nasce dai numeri: per quattro trimestri consecutivi la produzione industriale del settore manifatturiero è stata negativa, gli ultimi due nel settore metalmeccanico. “Chiediamo alle istituzioni -ha sottolineato Capasso- di sostenere gli investimenti privati produttivi e di realizzare le infrastrutture necessarie a migliorare il contesto in cui opera l’impresa. Ma anche di debellare la burocrazia che frena lo sviluppo, di rendere più flessibile il mercato del lavoro in entrata e in uscita e di creare sistemi educativi a misura dei fabbisogni di aziende sempre più impegnate a innovare processi, prodotti e modelli organizzativi, anche alla luce del cambiamento radicale indotto dalla svolta 4.0”.
La vice presidente di Federmeccanica ha tuttavia rimarcato l’importanza strategica del diritto soggettivo alla formazione, introdotto con una riforma epocale con il rinnovamento contrattuale avviato a fine 2016. “I risultati sono stati positivi anche nel Sud, dove risulta in forte crescita l’impegno dell’impresa nella risorsa umana e nella formazione, fattore di sviluppo nel mutato contesto del mercato e dell’innovazione tecnologica. Con particolare attenzione per la sicurezza sul lavoro e la formazione on the job, in cui le percentuali delle imprese meridionali coinvolte superano il dato medio nazionale. E al taglio delle ore previste per l’alternanza scuola lavoro, Federmeccanica ha lanciato a novembre scorso una petizione chiedendo la reintroduzione per gli istituti tecnici e professionali delle 400 ore per l’alternanza e maggiori risorse per la scuola”.