Carige, 3 possibili spose per la banca.E il Governo vara le garanzie pubbliche - Affaritaliani.it

Economia

Carige, 3 possibili spose per la banca.E il Governo vara le garanzie pubbliche

Secondo le indiscrezioni raccolte da Affaritaliani.it, ogni altra ipotesi, a partire da un matrimonio con Mps, avrebbe minori possibilità di andare in porto

di Luca Spoldi
e Andrea Deugeni

Mentre anche il governo Conte, con il Cdm appena concluso, accende i riflettori su Banca Carige concedendo la garanzia pubblica nel caso di emissione di nuove obbligazioni e aprendo alla possibile nazionalizzazione, la vicenda dell'istituto ligure appena commissariato (e affidato a tre commissari) dalla Bce si avvia ad un epilogo: l’ormai prevista acquisizione di quella che un tempo era la quinta più importante banca italiana (6 miliardi di euro di capitalizzazione nel 2008, ridottisi a soli 85 milioni prima della sospensione delle negoziazioni sul titolo in borsa) da parte di un “cavaliere bianco” che, secondo quanto si vocifera in ambienti creditizi milanesi, potrebbe rivelarsi essere Unicredit, Bper (Banca Popolare dell'Emilia Romagna) o Cariparma - Credit Agricole.

carige

 

Per arrivare a questa situazione sono occorsi oltre 4 miliardi di euro di rettifiche su crediti (ossia prestiti volatilizzatisi) nell’ultimo decennio, ovvero oltre 3,3 miliardi di euro di perdite accumulate negli ultimi 5 esercizi, ma prima che la banca ligure possa andare in sposa occorrerà ripulire ancora il bilancio di altri 3,5 miliardi di euro di crediti deteriorati a vari livelli, così da abbassare l’Npe lordo (ossia l’esposizione ai crediti deteriorati) dal 27,5% dei crediti totali a circa il 10%, cosa di cui potrebbe occuparsi Sga, la “bad bank” controllata al 100% dal Tesoro creata per rilevare gli asset tossici del Banco di Napoli e poi tornata in azione durante la crisi delle ex popolari venete.
 

MalacalzaMattia e il padre Vittorio Malacalza
 

Proprio la crisi delle due venete propone il primo modello a cui guardare per individuare il possibile “cavaliere bianco”, Unicredit. Nel caso i Malacalza, primo socio col 27,55% del capitale, non intendano partecipare pro-quota all’aumento di capitale da 400 milioni (al momento di fatto sospeso proprio per l’astensione del gruppo piacentino), perché ciò comporterebbe dover sborsare altri 110 milioni di euro dopo averne già sborsati quasi 420 milioni per ritrovarsi in mano una quota del valore residuo, attualmente, inferiore a 25 milioni, occorrerebbe infatti che Piazza Gae Aulenti subentrari al loro posto,. Come? Garantendo interamente la ricapitalizzazione e procedendo a rimborsare il prestito subordinato sottoscritto dallo Schema Volontario del Fondo interbancario di tutela dei depositi per 320 milioni (che diversamente rischia di costare una cinquantina di milioni l’anno di interessi).

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La foto esclusiva di Affaritaliani.it: "Mai domo", lo yacht della famiglia Malacalza



Unicredit, che ancora in dicembre ha collocato un bond additional Tier 1 per 1 miliardo di euro (e può emetterne ancora per 750 milioni prima di completare il suo programma di emissioni pluriennale), aveva a fine settembre un Cet1 ratio “fully loaded” del 12,11% e poteva vantare su un utile accumulato nei nove mesi di 2,165 miliardi. Numeri che indicano che il gruppo guidato da Jean Pierre Mustier ha le spalle larghe per sobbarcarsi un'operazione del genere senza dover a sua volta ricorrere a un aumento di capitale.  

Mustier
Jean Pierre Mustier

Quanto a indici patrimoniali, Bper Banca, invece, sempre a fine settembre registrava un Cet1 ratio “fully loaded” del 14,61% e poco più di 358 milioni di utile netto, mentre Cariparma-Credit Agricole (a fine giugno) registrava un Cet1 del 10,8% a fronte di poco più di 150 milioni di utile netto.

Peraltro le attività bancarie del gruppo Credit Agricole in Italia, gestite da Giampiero Maioli, hanno poi chiuso i primi nove mesi del 2018 in Italia con un utile netto aggregato di 215 milioni e un Total capital ratio del 14,8% (dal 14,9% di fine giugno). Quanto alla presenza sul territorio ligure e dunque alle possibili sovrapposizioni di rete (da cui trarre possibili sinergie di costo derivanti da una successiva razionalizzazione della rete stessa), rispetto ai 183 sportelli di Banca Carige, Unicredit può vantare 104 filiali (61 nella sola provincia di Genova), Cariparma 66 filiali (tramite la controllata Carispezia), mentre Bper Banca non è presente. Situazione che che fa della banca emiliana guidata da Alessandro Vandelli, la candidata ideale alle nozzi riparatrici per il gruppo ligure, se non fosse che Bper dovrà presto fare i conti con il nuovo padrone di casa Carlo Cimbri di UnipolSai che vuole traghettare la controllata Unipol Banca in un'operazione di M&A

Giampiero MaioliGiampiero Maioli
 

Se Unicredit finora è parsa voler rinviare ad almeno il 2020 ogni discorso riguardante future acquisizioni, essendosi tenuta alla larga anche da interventi nel caso delle banche “risolte” o delle ex popolari venete, l’istituto guidato da Maioli già nel 2017 ha rilevato il controllo delle Casse di Risparmio di Cesena, Rimini e San Miniato, mentre per la banca guidata da Vandelli si prospetta l’acquisto di Unipol Banca, che l’azionista al 15% Unipol sembra intenzionata a cedere una volta completato il turnaround in corso.

Da notare che Bper Banca potrebbe anche presentare un’offerta congiunta con Banca popolare di Sondrio per il 40% di Arca Holding finito nella liquidazioni delle ex popolari venete e infine rilevare le quote di minoranza (49%) del Banco di Sardegna, di cui è già socia al 51%, dall’omonima fondazione (eventualmente tramite uno swap con azioni proprie).

Alessandro Vandelli ad Gruppo Bper video

Alessandro Vandelli


 

Così, tutto considerato, se si trovasse un accordo tra i vari attori impegnati nella partita, dai Malacalza al governo fino al possibile acquirente, sembrerebbe proprio Unicredit il nome più probabile, anche se non mancano tra gli operatori di Piazza Affari i “supporter” della pista francese che, sempre attraverso l'intercessione di Mustier dicono i bene informati, porterebbe la banca ligure nelle braccia di Cariparma-Credit Agricole.

Più remote, perché meno agevoli sia dal punto di visto finanziario (ossia di tenuta dei requisiti patrimoniali) sia industriale, ma anche politico, altre opzioni, a partire da una fusione con Mps, dato che il Tesoro (socio al 68% anche se destinato a uscire entro il 2021) per ottenere il via libera Ue alla ricapitalizzazione precauzionale da 5,4 miliardi si sarebbe impegnato ad astenersi da partecipare ad operazioni di acquisizione.