Economia
Carige, fusione ad aprile. Via 1000 bancari con quota 100. Il piano
I commissari hanno presentato il piano industriale “standalone” che servirà a trovare un nuovo socio di controllo. Prevista chiusura di altre 100 filiali
Entro aprile, data scelta in accordo con la Bce, “ci attendiamo le offerte vincolanti per la business combination” conferma Fabio Innocenzi, ex amministratore delegato ed attuale commissario straordinario di Banca Carige, nel corso della presentazione del Piano strategico al 2023 dell’istituto ligure, il cui titolo resta sospeso in borsa da inizio anno dopo lo stop all’aumento di capitale da 400 milioni di euro necessario, tra l’altro, a rimborsare il bond subordinato sottoscritto per 320 milioni dallo Schema volontario del Fondo interbancario di tutela dei depositi.
Una situazione che ha indotto la Bce a commissariare la banca e che si era venuta a creare dopo che il socio di riferimento, Malacalza Investimenti (socio al 27,5%) si astenne all’assemblea del 22 dicembre scorso chiedendo di ottenere elementi conoscitivi e valutativi utili all’assunzione di “consapevoli decisioni e determinazioni”, una situazione che l’altro commissario straordinario, Raffaele Lener, ha sottolineato non doversi più ripetere.
Proprio per evitare che nella prossima assemblea che andrà convocata qualche socio possa dichiarare di non essere informato i commissari, ha sottolineato Lener, stanno dando informazioni agli azionisti che lo chiedono, con vincolo di riservatezza, così da arrivare preparati ad un’assise che dovrà decidere “se quello che proponiamo per loro ha un senso o non ce l’ha; gli azionisti prenderanno le decisioni”, non certo i commissari, in particolare quella di approvare o meno un aumento da 630 milioni di euro (i 400 milioni originali più altri 120 milioni per maggiore derisking, 65 milioni per maggiori investimenti, 45 milioni per compensare gli effetti negativi legati allo stop all’aumento di dicembre).
Nell’attesa di vedere cosa decideranno i soci dell’istituto ligure, i commissari stanno lavorando “pancia a terra” per riuscire a ottenere una “soluzione privata” in base ad un mandato che prevede “la messa in sicurezza della banca, la riduzione degli Npe e una business combination”, come ricordato da Innocenzi, secondo cui la cessione a Chenavari della controllata di Banca Carige attiva nel credito al consumo dovrebbe essere definitivamente archiviata entro fine marzo, mentre per le offerte relative alla business combination spetterà alla Bce valutare, ove non si manifestassero, cosa fare.
Quel che è certo è che i commissari pur ritenendo, come sottolineato dall’ex presidente ed attuale commissario straordinario Pietro Modiano, “difficile escludere un intervento dello stato”, stanno “lavorando per evitarlo”.
Si vuole insomma evitare un caso Mps-bis e per questo si lavora anche sul fronte del recupero della redditività, prevedendo tra l’altro mille prepensionamenti grazie anche all’utilizzo di “quota 100” per snellire ulteriormente i costi operativi dell’istituto tagliando altre 100 filiali nell’arco del pieno e riducendo il numero di addetti da 4 mila a 3 mila in tutto senza peraltro ricorrere a licenziamenti.
“La banca dovrà essere più agile: quando siamo arrivati abbiamo trovato una complessità organizzativa tipica dei grandi gruppi”, ha commentato Innocenzi. I prepensionamenti riguarderanno in particolare un 40%-50% di addetti al back-office e un 10% di addetti ai rapporti coi clienti, così da limare di una quarantina di milioni i costi operativi rendendo l’istituto più appetibile e in grado di suscitare un interesse almeno pari a quello che già esiste per i crediti deteriorati che Banca Carige intende cedere far scendere gli Npl entro fine anno dall’attuale 22% al 6%-7%.
Due soggetti, Sga e Credito Fondiario, hanno già presentato “un’offerta vincolante e un’offerta non vincolante” ha aggiunto Innocenzi, segnalando come vi sia un’offerta vincolante che permetterebbe all’istituto di liberarsi degli “1,9 miliardi di crediti Npe. In questo modo raggiungeremmo l’obiettivo del 15%” previsto originariamente.
I commissari hanno però voluto e dovuto “alzare le ambizioni per rendere la banca interessante in ottica di business combination”. Oltre a questi, altri soggetti stanno guardando la banca “nella sua totalità”, dunque sia per l’eventuale business combination sia per gli Npe.
“E’ un piano particolare - ha chiosato Modiano - di una banca che sta in piedi da sola, in vista di un partner che ne assuma il controllo. Un piano prodromico a un ragionamento che mettiamo a disposizione di tutti quelli che sono interessati al nostro futuro, penso soprattutto ai nostri investitori”. Quando i commissari sono arrivati, ha aggiunto Modiano “abbiamo trovato un portafoglio col 27% di crediti dubbi, un numero spaventoso. Se raggiungiamo il 6%-7% sarebbe un obiettivo eccellente che ci porterebbe al secondo posto come qualità dell’attivo nel sistema bancario italiano” dietro a Intesa Sanpaolo. E scusate se è poco.
Luca Spoldi