Economia
Carige, la prudenza che la salvò da Madoff. Ma le cause sono ancora in piedi
Nel prospetto informativo dell'aumento di capitale, si scopre che Carige ha ancora in piedi cause relative alla più grande frode finanziaria della storia...
Certo che veder circolare il nome di Bernie Madoff, l'ex presidente del Nasdaq autore nel 2008 della più grande frode finanziaria della storia e da allora in carcere per scontare una pena di 150 anni, nel prospetto informativo sull’aumento di capitale di Banca Carige in cui si cerca disperatamente di portare a casa un salvataggio privato dal futuro alquanto incerto, non è proprio di buon auspicio. Specialmente per i più superstiziosi.
Già, perché a pagina 328 del documento che martedì sera ha ricevuto l’ok dalla Consob, la banca ligure spiega che fra i procedimenti civili aperti resta in ballo un contenzioso quasi decennale con i liquidatori dei fondi d'investimento della galassia Madoff che chiedono la restituzione di 10,5 milioni di dollari. Somma che corrisponde alla quota sottoscritta da Carige in uno dei cosiddetti fondi "feeder" creati ad hoc con cui il finanziere simbolo di profitti certi ed elevati della Wall Street pre-Lehman raccoglieva denaro per tenere in vita un gigantesco schema Ponzi. Sottoscrizione che l’istituto allora guidato da Giovanni Berneschi si fece restituire prima che, sotto i colpi di crescenti richieste di disinvestimento per 7 miliardi di dollari innescate dall’effetto domino delle crisi dei mutui subprime, tutto il castello di carta franasse, mandando in fumo ben 64,8 miliardi di dollari.
A differenza di UniCredit, all’epoca rimasta esposta per 75 milioni di euro attraverso la sua divisione di asset management Pioneer, e di Banco Popolare che, fra patrimonio e fondi della controllata Aletti Gestielle Alternative, dovette registrare una perdita di 68 milioni, a fine 2007 Carige era riuscita sorprendentemente a uscire per tempo, avendo chiesto il rimborso della propria quota prima che la nave affondasse, tredici mesi dopo.
Un tempismo che per il liquidatore fallimentare dell’impero finanziario di Madoff, l’avvocato newyorkese Irving Picard, è apparso sospetto. Tanto che nel portare avanti le azioni legali per recuperare almeno parte dei capitali coinvolti nel crack di “jewish bond” (così veniva chiamato l'ex bagnino di Long Island, diventato in pochi anni broker milionario, nella comunità ebraica a cui apparteneva), Picard decise di citare in giudizio davanti al Tribunale fallimentare della Grande Mela, il 17 ottobre 2011, anche l’istituto della Lanterna.
Nel ricostruire la vicenda, il documento di sollecitazione del risparmio spiega che il 28 febbraio 2007 Carige aveva investito 10 milioni di dollari nel Fondo Sentry, il più grande dei fondi feeder della galassia Madoff ovvero un fondo di fondi con cui l’architettura finanziaria dell’ex presidente del Nasdaq drenava furbescamente risorse finanziarie in maniera granulare da tutti quei soggetti come banche o fondi d’investimento che in maniera prudenziale non potevano investire direttamente in speculativi hedge fund sopra certe percentuali.
Il motivo? Fare raccolta da destinare poi alla sottoscrizione di quote del famigerato fondo Bernard Madoff Investment Securities LLC ovvero il master fund. Quello “che, durante due decenni - ricorda anche il prospetto informativo di Carige - aveva utilizzato i versamenti effettuati da nuovi investitori per pagare gli interessi dovuti agli investitori precedenti e far fronte alle loro richieste di restituzione totale o parziale del capitale investito”. In pratica, il cuore pulsante dello schema Ponzi ideato in segreto al terzo piano del Lipstick Building di Manhattan.
Pag. 330
Il Fondo Madoff venne dichiarato in default il 15 dicembre 2008, quattro giorni dopo l’arresto dell’allora 70enne ex presidente del Nasdaq. Ma Carige riuscì a disinvestire, salvando capitale e portando a casa i rendimenti promessi. Così, fra ottobre 2011 e marzo 2012, spiega sempre il prospetto, la banca è finita oggetto delle richieste di azione revocatoria dei rimborsi per 10,5 milioni di dollari complessivi non solo da parte del liquidatore del master fund Madoff, l’instancabile Picard, ma anche di quello del fondo alimentatore Sentry, Kenneth Krys che a tenaglia, dopo aver fatto partire le cause, stanno ancora cercando, fra master e feeder, di ristorare i complessivi 2.265 risparmiatori truffati.
Azioni giudiziarie tuttora in corso, con cui i due liquidatori hanno bussato alle porte di tutti quegli investitori, banche ed altri soggetti che a loro parere erano (o avrebbero dovuto essere) a conoscenza dello schema Ponzi portato avanti per oltre 16 anni dal finanziere. E da cui, quindi, avevano tratto profitto.
A pagina 313 del prospetto, nella parte sui procedimenti giudiziali e arbitrali, Carige fa sapere che “alla data del 30 giugno 2019 a fronte di un petitum per rischi almeno probabili di 160,7 milioni di euro”, ha accantonato un “fondo rischi ed oneri a presidio di tali rischi di 37,8 milioni”. Ma nessuno di questi sono per la saga giudiziaria Madoff, a riprova che la banca guidata da Fabio Innocenzi è sicura di vincere la causa.
La difesa dell’istituto verte sul fatto che “la richiesta di rimborso (delle quote sottoscritte nel Fondo Sentry, ndr) era finalizzata a ridurre l’esposizione complessiva della banca in hedge funds, in ottemperanza a quanto deliberato dal consiglio di amministrazione in data 14 maggio 2007” e “il 29 agosto 2007 (quando cioè chiese formalmente la restituzione, ndr) non era a conoscenza di una possibile insolvenza della galassia Madoff e neppure era a conoscenza di fatti o notizie riservate che potessero indurre a ritenere imminente il default”.
Insomma, ottimismo a profusione. Grazie alla prudenza dell'allora deus ex machina della banca, quel Giovanni Berneschi protagonista poi secondo gli inquirenti di una maxi-truffa nel 2014 da 22 milioni di euro ai danni del ramo assicurativo Carige Vita Nuova. Speriamo ora che, dopo l'ennesimo aumento di capitale, l’epilogo sia favorevole anche per la continuità aziendale, il cui futuro come avverte lo stesso prospetto, non è garantito al 100%.
@andreadeugeni