Economia

Carige, sindrome Montepaschi. All'orizzonte l'aumento di capitale

Come accadde per Mps, la lettera della Bce sull'accelerazione nel ridurre lo stock di sofferenze potrebbe cambiare lo scenario patrimoniale. E in Borsa si vende

di Andrea Deugeni
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@andreadeugeni

Un copione già visto con Mps. "Quelle maledette lettere della Bce che sul sistema bancario italiano hanno un effetto da detonatore", ha commentato stamattina un operatore nel parterre di Piazza Affari. Brutta seduta in Borsa infatti per Banca Carige, in un contesto di debolezza per le banche. Ma il newsflow negativo sulla banca ligure zavorra ulteriormente tutti i titoli del sistema bancario nazionale. Le azioni segnano una delle peggiori performance del listino, fermata in asta di volatilità (azioni sospese dalle negoziazioni) a -7,72%.

A pesare, le richieste della Vigilanza sul fronte della gestione delle sofferenze che fanno temere la necessità di un aumento di capitale. Un copione che sa di dejavù in quanto una dinamica simile nel primo semestre di quest'anno ha generato a cascata la bufera in Borsa del Montepaschi terminata, al netto delle prese di profitto delle ultime sedute da parte dei fondi speculativi, con il varo del piano Morelli. Mesi al cardiopalma per la banca più antica del mondo in cui ha perso la poltrona anche il precedente amministratore delegato Fabrizio Viola che con grande fatica aveva appena riportato l'istiituto senese sulla strada della redditività.

Carige ha detto di aver ricevuto due lettere dalla Bce, una relativa allo Srep e la seconda contenente la richiesta di ridurre lo stock di crediti deteriorati dai 7 miliardi attuali a 5,5 miliardi entro il 2017 (mantenendo il coverage almeno al 45%) per poi scendere a 3,7 miliardi (mantenendo il coverage almeno al 42%) entro il 2019 e di evidenziare quale impatto ci sarebbe sul capitale.

Carige ha già in corso un piano (quello varato per il quadriennio 2016-2017) per cedere 1,8 miliardi entro il 2017, quindi la Bce, che ha più volte evidenziato come l'enorme stock di sofferenze sia il principale fattore di debolezza del sistema bancario italiano, spina dorsale di un'economia che stenta ad accelerare, chiede soprattutto una velocità maggiore nella riduzione dei non performing loans (Npl) negli anni successivi. Tuttavia ipotizzando che le cessioni riguardino soprattutto Npl con coverage elevato, scrive Equita Sim, la vendita avrebbe l'effetto di diluire il coverage e quindi il limite minimo potrebbe implicare l'esigenza di extra accantonamenti.

Carige entro il 3 novembre deve presentare le proprie osservazioni. Un operatore commenta che si tratta di richieste ambiziose visto che si tratterebbe di dimezzare i crediti deteriorati in tre anni. Intervento che aumenta così i rischi che la banca genovese necessiti di un aumento di capitale, operazione difficile da fare di questi tempi, oltretutto in un gruppo dove le redini del comando sono nelle mani della famiglia Malacalza.

Anche per Banca Akros il rischio di aumento di capitale resta elevato per Banca Carige che ha una delle peggiori asset quality tra le banche italiane. In Borsa si parla di sindrome Montepaschi per Carige. L'effetto sistemico dovrebbe però essere ridotto date le minori dimensioni della banca ligure. A Genova, invece, sanno che le turbolenze sono appena iniziate e i livelli del titolo di solo 10 mesi fa (già minimi rispetto a quelli di inizio 2013) sono sempre più lontani.