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Economia
Carlin Petrini: "Il 30% del cibo mondiale viene sprecato, ecco che cosa fare"

Petrini: "Il cibo sintetico non è la soluzione alla fame nel mondo"

Per molti è il "papà" della cultura del cibo, dei presidi e della competenza in materia alimentare. Carlin Petrini, fondatore di Slow Food e tra le menti dell'Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, racconta ad Affaritaliani.it che cosa significa il cibo del Terzo Millennio e perché l'allarme non deve essere sulla quantità (ce n'è per tutti) ma sulla gestione del cibo. 

Petrini, che cos'è la sovranità alimentare, quali sono i suoi capisaldi e come si applica questo concetto a un patrimonio come quello italiano.
La sovranità alimentare è un concetto nato a partire dagli anni ‘80 del secolo scorso in seno a movimenti di base del mondo contadino. Il fattore scatenante fu l’inclusione della produzione primaria all’interno delle dinamiche commerciali dell’Organizzazione mondiale del commercio, decisione che sancì che il cibo venisse trattato e scambiato come qualsiasi altra commodity, sulla base delle regole neoliberiste del mercato internazionale. La sovranità alimentare invece rivendicava, e lo fa tutt’oggi, l’autodeterminazione dei popoli nella scelta delle proprie politiche agricole affinché siano in sintonia con il tessuto ecologico, economico e sociale e garantiscano l’accesso a un cibo sano, nutriente e culturalmente appropriato. Politiche agricole che quindi concepiscono il cibo non come una merce senza anima, ma un’identità socio - culturale e ancora prima un diritto umano da tutelare.  
 
Si parla oggi di cibo "sintetico": è davvero più inquinante e meno sano? O potrebbe contribuire a risolvere il problema della fame nel mondo, visto che oggi quasi un miliardo di persone non può nutrirsi in maniera corretta?
Alla radice dei problemi della fame nel mondo non c’è un problema di insufficiente produzione. Basti sapere che oggi produciamo cibo per 12 miliardi di viventi, ma al mondo siamo solo 8. Questo vuol dire che oltre il 30% del cibo prodotto viene buttato via senza essere mangiato. Il problema dunque è legato all’accessibilità al cibo e non alla sua disponibilità. Molte persone infatti non possono accedere a quantità stabili e sufficienti di cibo perché vivono in condizioni di povertà o in zone dove l’approvvigionamento di cibo è difficoltoso a causa di carenze infrastrutturali o distributive. Tenendo questo bene in mente non vedo come il cibo sintetico possa fornire una risposta alla piaga della fame nel mondo. 
 
Che ruolo può giocare in questa enorme partita una iniziativa come il Cirfood District
Visto che le sfide che ci attendono sono enormi e le crisi sono concatenate (climatica, energetica, economica etc) penso che tutte le iniziative che operano nella direzione di un cambio di rotta e di una sensibilizzazione delle persone sull’importanza di compiere scelte sostenibili siano da accogliere con fiducia e ottimismo. Auspico che il Cirfood District sappia diventare un punto di riferimento per tutti gli attori del comparto in cui opera, e che li sappia accogliere all’interno dei propri spazi stimolando riflessioni ed elaborando soluzioni che vadano nella direzione di una vera e duratura sostenibilità alimentare. 
 
Quale è il ruolo del cibo nel percorso di formazione umana delle generazioni del futuro
È giunto il tempo di far entrare l’educazione alimentare all’interno delle scuole di tutta Italia come materia di studio obbligatoria. Senza educazione alimentare infatti non siamo in grado di comprendere appieno il vero valore del cibo, e quindi rischiamo che le nostre scelte vengano largamente influenzate dalla sola variabile del prezzo. Accrescere le nostre conoscenze su ciò che mangiamo è un potente strumento che deve essere messo a disposizione di tutti gli individui affinché possano compiere scelte più attente, che promuovono il benessere individuale, della collettività presente e futura, nonché del Pianeta. Attraverso l’educazione alimentare un gesto apparentemente semplice come la scelta di quali alimenti portare quotidianamente sulle nostre tavole, può diventare una forma profondamente democratica ed inclusiva di fare politica e di contribuire tutti insieme a contrastare lo sconquasso ambientale. 
 

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