Economia
Caro energia, oltre 2 mld di aiuti alle imprese energivore nelle bollette. Governo pronto a intervenire
A pesare sul conto finale dei cittadini non solo gli incentivi alle rinnovabili, ma anche i sostegni alle industrie che consumano di più
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Caro energia, per ridurre i costi puntare sul nucleare di nuova generazione
Il tema del caro bollette si fa sempre più caldo e non riguarda solo le famiglie, bensì anche le imprese. Oggi La Verità delinea una panoramica di quelli che sono i cospicui sussidi destinati alle imprese ad alto consumo energetico, i quali sono forse ancora poco conosciuti. Quello che emerge con chiarezza è che, per abbattere i costi, è fondamentale rivedere l’attuale mix energetico, considerando anche il nucleare di nuova generazione come possibile soluzione.
La prossima settimana, il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha deciso di affrontare un tema che, pur non essendo al centro del dibattito pubblico, è di grande rilevanza: il caro bollette. Un problema che coinvolge anche Confindustria e lo stesso Governo. L’associazione degli industriali da tempo sollecita la separazione dei costi delle fonti rinnovabili dalle tariffe, ma non si concentra su un altro aspetto altrettanto rilevante: i sussidi alle aziende energivore, il cui onere grava sulle bollette dei consumatori. Le imprese ad alto consumo energetico costituiscono infatti una parte significativa degli associati a Confindustria.
Le grandi aziende, tra le più critiche per l’aumento dei costi, sono anche quelle che beneficiano degli aiuti maggiori. Tuttavia, tra le imprese energivore ci sono anche numerose piccole e medie aziende che operano in settori come la carta, l’acciaio, la meccanica e l’alimentare. Da anni queste imprese ricevono incentivi che superano i 2 miliardi di euro all’anno, e i costi di questi aiuti vengono poi trasferiti sui consumatori.
Le misure principali di supporto sono diverse: l’Interconnector, attivo dal 2010, permette alle aziende di acquistare energia a prezzi più bassi, in base ai mercati confinanti, come quello francese, dove l’energia nucleare abbassa i costi. Questo meccanismo ha un costo annuale di circa 400 milioni. L’Interrompibilità, introdotta nel 2008, prevede un’indennità per le imprese in caso di interruzione della fornitura di energia, con un costo di circa 500 milioni all’anno. Un’altra misura, il rimborso dei costi indiretti di CO2, introdotto nel 2020, compensa i costi aggiuntivi derivanti dalle emissioni di CO2, con un impatto stimato di 140 milioni, cifra che potrebbe raddoppiare nel 2025. A questi si aggiungono altri benefici, come l’esenzione parziale dalle componenti tariffarie per il supporto alle fonti rinnovabili (circa 1,1 miliardi dal 2018) e un credito d’imposta del 45% introdotto per fronteggiare l’aumento dei costi energetici, con un totale che supera i 2 miliardi di euro.
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In cambio di questi incentivi, le aziende devono rispettare requisiti di efficienza energetica e ottimizzazione dei consumi, in conformità con la normativa europea. Tuttavia, gli aiuti fiscali e gli incentivi sono stati ben accolti dalle imprese, in particolare durante la pandemia e la crisi energetica causata dalla guerra in Ucraina.
Il tema, però, è delicato, specialmente in vista di un aumento della domanda di energia dovuto all’adozione di nuove tecnologie. Il tema quindi rimane, anche se l’unica via per abbattere i costi dell’energia per imprese e consumatori potrebbe dunque essere un cambiamento nell’attuale mix energetico, con un ruolo più centrale per il nucleare di nuova generazione, un’opzione che, pur restando controversa, torna inevitabilmente alla ribalta.
Caro energia, Energia, Elettricità Futura: tutelare piccoli e medi consumatori
I recenti picchi dei prezzi del gas, grandemente influenzati da movimenti di operatori finanziari che speculano sulle tensioni internazionali sulle materie prime ed energia, stanno incidendo significativamente anche sul mercato elettrico, distorcendo le reali dinamiche di domanda e offerta. E' quanto spiuega in un comunicato Elettricità Future, la federazione delle imprese elettriche italiane adewrenti a Confindustria. Questo fenomeno interessa l'intera Europa, in primis i Paesi come l'Italia e la Germania che ancora dipendono in misura rilevante dal gas naturale per la produzione di energia (40% del mix). I consumatori domestici in questi paesi sostengono prezzi dell'energia molto elevati rispetto a quelli meno legati al gas (0.293 ?/kWh in Germania, 0.274 in Italia vs. 0.212 in Francia e 0.203 in Spagna - fonte Eurostat 2024). Il settore dei produttori di energia elettrica - rinnovabili ed a gas naturale - è pienamente consapevole delle difficoltà che famiglie ed imprese stanno attraversando e sta elaborando proposte d'intervento per mitigare questi fenomeni e le loro ricadute sui consumatori.
Attualmente, i più penalizzati sono i piccoli-medi consumatori, sia domestici che piccole e medie imprese, che non beneficiano delle tante agevolazioni attive e già adottate in passato a favore dei grandi gruppi industriali. Questi ultimi ricevono già da anni una serie di sussidi (interconnector, interrompibilità, rimborso CO2), a cui si è aggiunto ora il meccanismo dell'Energy Release. Per proteggere questi segmenti di consumatori non agevolati, si propone la contrattualizzazione a medio-lungo termine, tramite il Gestore dei Servizi Energetici (GSE), della capacità rinnovabile (eolica e fotovoltaica) su cui il Paese sta investendo da un paio d'anni in accordo agli obiettivi del Piano Energia e Clima al 2030 approvato dal Governo e non ancora assegnata. Questa iniziativa - secondo Elettricità Futura - potrebbe aiutare a stabilizzare i prezzi finali dei consumatori su circa 20 miliardi di kWh di energia elettrica per il corrente anno. Inoltre, con il rinnovamento degli impianti eolici e fotovoltaici nei siti esistenti si potrebbero aggiungere ulteriori 20 miliardi di kWh di produzione, con il duplice vantaggio di evitare impatti ambientali aggiuntivi e aumentare la disponibilità di energia rinnovabile. Questo favorirebbe la minor dipendenza energetica del Paese dalle importazioni di gas.
Complessivamente, Elettricità Futura stima un beneficio per il sistema di circa 2 miliardi di euro, sbloccando investimenti aggiuntivi per oltre 10 miliardi di euro destinati al potenziamento degli impianti. Peraltro il prezzo dell'Elettricità potrebbe ulteriormente scendere se le Regioni autorizzassero gli impianti rinnovabili che hanno le autorizzazioni bloccate da tempo. I produttori - conclude il comunicato - sono pronti a rispondere alle indicazioni che il Governo potrebbe dare per attuare queste misure e garantire una maggior tutela dei consumatori e all'intero sistema.