Economia

Cdp, l'esperto dei fondi per la sfida Pnrr: chi è il "Draghi-boy" Scannapieco

Al Tesoro con Draghi nel 1997, poi alla Bei dal 2007. Economista romano, 54enne, laurea alla Luiss e Master Mba ad Harvard

Una carriera nelle istituzioni, nazionali e internazionali, e un'esperienza industriale alle spalle. Dario Scannapieco è il nuovo amministratore delegato di Cassa depositi e prestiti, il braccio finanziario del Tesoro. Sposato, due figli, è approdato in Via Goito lasciando la vicepresidenza della Bei, la Banca europea degli investimenti, ruolo che ricopriva dal 2007. Alla guida di Cdp sarà chiamato a occuparsi di Patrimonio Destinato, il fondo da 44 miliardi di euro previsto dal decreto Rilancio, del coordinamento e della governance del Recovery Fund, della chiusura di dossier cruciali come Autostrade e dell'evoluzione della rete unica.

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Romano, classe 1967, il suo percorso professionale torna a incrociarsi con quello di Mario Draghi (il suo nome era circolato come papabile ministro dell'Economia o dello Sviluppo Economico del nuovo governo). Nel 1997 è proprio Draghi, allora direttore generale del Tesoro, a chiamare l'economista laureato alla Luiss, e reduce dal prestigioso Mba (Master in business administration) di Harvard (1995-1997), come consigliere al Ministero dell'Economia. Al Tesoro si occupa di cartolarizzazioni e partecipazioni statali e nel 2002 è nominato da Giulio Tremonti direttore generale del Dipartimento Finanza e Privatizzazioni.

Negli anni a Via XX Settembre si occupa inoltre della gestione delle operazioni di privatizzazione e delle partecipazioni azionarie dello Stato, della trasformazione di enti pubblici in società per azioni, dei rapporti con la comunità finanziaria internazionale su aspetti attinenti alle società partecipate. Nel corso della sua carriera, iniziata nel 1992 alla direzione Pianificazione e Controllo strategico di Telecom Italia, siede anche in numerosi consigli di amministrazione tra cui Finmeccanica. Entra nel Comitato consultivo di SpencerStuart Italia, nel Comitato di indirizzo strategico di Cdp, nel cda di Consap, nel Comitato direttivo dell'Agenzia del Demanio.

Siede anche nella Commissione intergovernativa italo-francese per la realizzazione della tratta ferroviaria Torino -Lione, parte del Corridoio 5, nella Commissione intergovernativa austro -italiana per la realizzazione del Tunnel del Brennero e nella Commissione per trasformare i Monopoli di Stato in ente pubblico. E diventa segretario tecnico del Comitato strategico della Piazza finanziaria italiana.

L'esperienza in materia industriale e istituzionale gioca un ruolo decisivo nella scelta del governo Prodi II di nominare Scannapieco come membro italiano nella direzione della Bei a Lussemburgo dove approda nel 2007. Il suo mandato da vicepresidente viene rinnovato nel 2013 e nel 2019.

Nel frattempo ricopre anche i ruoli di governatore della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo, di presidente del Fei (Fondo europeo per gli investimenti). Entra anche nei comitati intergovernativi finalizzati a strutturare l'assetto finanziario e a definire gli aspetti essenziali di due progetti prioritari di reti transeuropee. E' autore di vari articoli sui temi delle privatizzazioni e della Corporate Governance ed e' inoltre docente presso l'Universita' di Roma dove tiene un corso sulla "Corporate Governance nelle imprese statali'".

La grande sfida? La messa a terra del Recovery Plan con la regia di cassa sugli investimenti pubblico-privati. A gennaio scorso, Scannapieco ha fatto chiarezza sul "significato' del Recovery Fund per l'Italia puntando il dito sulle lentezze e i ritardi dello Stato. Il Recovery fund, ha ammonito, non e' "un'opportunita' finanziaria" ma "l'ultima grande occasione per l'Italia di realizzare riforme che permettano" di raggiungere un tasso di crescita dell'economia allineato agli altri Paesi europei". Un'obiettivo che richiede pero' un cambio di passo, "una discontinuita'" nel modo di agire dello Stato evitando i ritardi di decenni visti nel passato.