Economia

Cimbri (Unipol): "Lascerei alle Regioni il compito di gestire la sanità"

L'intervento dell'AD di Unipol durante il webinar organizzato da Welfare Italia e promosso dal Gruppo Unipol con Ambrosetti

L'intervento dell'AD di Unipol

"La situazione straordinaria che stiamo vivendo non ha messo in evidenza nulla di nuovo, ma ha piuttosto confermato una serie di necessità che erano già in essere, e a cui forse non è stata data l’attenzione necessaria". Sono queste le parole di Carlo Cimbri, amministratore delegato e Group CEO di Unipol, intervenuto nel corso del webinar "Il nuovo welfare di comunità e l'alleanza tra pubblico, privato e no-profit nel contesto emergenziale attuale", organizzato oggi dal think tank Welfare Italia e promosso dal Gruppo Unipol in collaborazione con The European House - Ambrosetti. All'incontro, moderato da Ferruccio de Bortoli, ha partecipato anche il filantropo e presidente di Fondazione Cariplo Giuseppe Guzzetti.

“La pandemia - ha proseguito Cimbri - ha evidenziato il ruolo insostituibile del sistema pubblico in presenza di situazioni come questa. Non si può e non si deve ricorrere agli ospedali intasandoli per qualsiasi tipo di piccola necessità: molte delle situazioni di evoluzione dei contagi, soprattutto nella prima fase, hanno avuto luogo in pronto soccorso”. Il numero uno di Unipol ha poi sottolineato che “il trend che lo Stato non possa fare tutto è ormai incontrovertibile, soprattutto alla luce del fatto che le esigenze di bilancio torneranno drammaticamente di attualità tra qualche mese”.

Quanto al rapporto tra Stato e Regioni nella gestione della sanità, Cimbri ha aggiunto: "Le regioni sono macro-comunità e lascerei a loro il compito di gestire la sanità. La differenza di livello e qualità delle prestazioni per singole regioni non è un problema di risorse, ma di come queste vengono impiegate nelle singole comunità, dunque il senso civico e sociale delle singole comunità. Un controllo sociale più stringente delle comunità sarebbe una risposta molto più efficace di un desiderio di centralizzazione che peccherebbe di incapacità di essere efficacemente messo a terra. Una delle cosa che ci ha lasciato la pandemia è non poter più assistere al rimpallo di responsabilità tra Stato e Regioni".

Il tema della longevità è, secondo Cimbri, una questione "strutturale" del nostro Paese. "L'Italia ha un'aspettativa di vita elevata, che non è tuttavia accompagnata da un trend di incremento demografico. Abbiamo bisogno di allargare la base di cittadini che nel nostro Paese lavorano, producono, pagano tasse, contribuiscono alle pensioni e alla vita della comunità. Sì a un’immigrazione controllata e volta all’integrazione: poche regole ma estrema severità nel rispetto delle stesse, con pari diritti se si rispettano questi punti. C’è bisogno di regolamentazione, confronto, normative ad hoc".

Cimbri si è poi soffermato sul contributo che potrebbe apportare il settore assicurativo alla crescita del Paese nell'era post Covid: "Le assicurazioni posso rivestire ruolo importante per favorire la ripresa economica. Sono investitori di lungo periodo che ben supportano investimenti in una fase di rilancio dell’economia affiancandosi all'intervento dello Stato, per 'sgravarlo' e consentire maggiori risorse per la ricerca".