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Economia
Climate change e investimenti responsabili. I risultati della ricerca AIAF

L’Associazione Italiana degli Analisti e Consulenti Finanziari (Aiaf), standard setter sui temi della finanza, in collaborazione con la d.ssa Federica Doni dell’Università Bicocca-Milano e il dr. Emanuele Plata Presidente della fondazione Planet Life Economy Foundation ha avviato da oltre un anno un progetto di ricerca finalizzato ad individuare gli impatti che il cambiamento climatico attualmente in corso ha sulle decisioni di investimento responsabili i cui risultati sono stati presentati al recente summit che si è tenuto in Università Bicocca il 3 maggio e sono in corso di pubblicazione sul prossimo Quaderno Aiaf n.173.

Il numero 173 del Quaderno Aiaf non è casuale, ma volutamente uguale al numero dell’articolo della legge francese LOI n° 2015-992 du 17 août 2015 relative à la transition énergétique pour la croissance verte che richiede ai fondi pensione, oltre che alle compagnie di assicurazione e agli asset owner, di comunicare nell’Annual Report informazioni utili per comprendere come vengono considerati nelle decisioni di investimento anche i fattori ambientali, sociali e la governance (indicati in inglese con l’acronimo ESG) ed i mezzi impiegati per contribuire alla transizione energetica ed ecologica. Tali considerazioni sono state riprese anche nel programma elettorale del presidente francese Emmanuel Macron.

Chiediamo ad Andrea Gasperini, responsabile del gruppo di lavoro di AIAF (Associazione Italiana degli Analisti e Consulenti Finanziari) “Mission Intangibles®”, a che conclusioni arriva questo nuovo quaderno.

"La sezione conclusiva del Quaderno Aiaf n. 173 è dedicata alla presentazione dei commenti espressi da diverse organizzazioni appartenenti al settore dell’industria, la finanza, fornitori di indici ESG, investitori a lungo termine quali i fondi pensione, le compagnie di assicurazione e gli ordini religiosi, think tank, associazioni, gestori di patrimoni, organizzazioni di ricerca sui temi della carbon economy, società di ricerca ESG e specialisti di investimenti per la sostenibilità".

C'è qualche novità rispetto a quello che abbiamo pubblicato pochi mesi fa su questo argomento?

"Tra queste la vera novità è rappresentata soprattutto dagli ordini religiosi che sempre più si stanno avvicinando a forme di investimento che prevedono un disinvestimento dalle fonti fossili ed un reinvestimento in energie rinnovabili. Tra gli oltre trenta contributi ricevuti da organizzazioni che hanno aderito al nostro progetto di ricerca abbiamo anche quello di FOCSIV la Federazione delle Organizzazioni di Volontariato Cristiano che ha recentemente promosso a gennaio a Roma un convegno sull’urgenza di una transizione energetica sostenuta dalla finanza sostenibile e da Aggiornamenti Sociali, che ha presentato una trasposizione dell’enciclica papale Laudato Sì in termini di finanza. Presentato da Aggiornamenti Sociali ha partecipato al nostro quaderno anche Barry Leidl che all’interno dell’Ordine dei Gesuiti inglesi in Canada occupa la funzione di assistente alla tesoreria e CIO ed ha parlato della iniziative del "divestment / reinvestment".

Ma oltre ai Gesuiti canadesi, si sta muovendo qualcosa anche in Italia?

"E’ notizia del 10 maggio che anche i Gesuiti italiani hanno preso, come i confratelli canadesi, un impegno concreto per la salvaguardia della nostra Casa Comune indicata nell’enciclica papale Laudato Sì e hanno annunciato l’uscita dal fossile dei loro investimenti nell’arco dei prossimi cinque anni. Ad oggi sono 27 le organizzazioni della Chiesa Cattolica che hanno annunciato il disinvestimento dai fossili".

Nel mondo laico italiano c'è qualche segnale simile?

"L'attenzione al cambiamento climatico e ai rischi ed opportunità inerenti la transizione verso una economia a più basse emissioni di carbonio è testimoniata anche da altre due recenti iniziative la prima nella settimana dal 5 al 13 maggio, promossa dalla ONG 350.org, un movimento globale attivo in 188 Paesi, che si rivolge a università, fondi pensione, luoghi di culto, città, musei e banche. E' stata organizzata la settimana del Global Divestment Mobilisation 2017, una iniziativa globale che si propone di sensibilizzare le persone e le istituzioni ad avviare un processo di disinvestimento dal petrolio, gas e carbone a favore delle energie rinnovabili e quindi contribuire a mitigare i rischi inerenti il cambiamento climatico attualmente in corso".

Quali sono invece le più recenti iniziative a livello mondiale?

"Organizzata invece dalle Nazioni Unite si è tenuta dall’8 al 18 maggio a Bonn la conferenza sul Climate Change, propedeutica a COP23 che avrà sede a Bonn, nel corso della quale i rappresentanti di oltre 200 nazioni hanno discusso su come creare il cosiddetto “Paris rulebook”, ossia il manuale contenente le istruzione su come utilizzare l’Accordo di Parigi 2015 per promuovere il passaggio dalle teorie a favore del clima in concrete azioni. Dai negoziati appena conclusi a Bonn è emerso come le nazioni che vi hanno partecipato concordano nel continuare un’azione globale a favore del clima nella prospettiva di definire un regolamento dettagliato, indicato anche con il termine “implementation guidelines”, dell’accordo di Parigi.

La conferenza di Bonn è stata anche un'occasione tra i vari Paesi per presentare e confrontare le varie metodologie che sono state adottate nonché le politiche e le misure in corso. Il Canada ha evidenziato gli sforzi fatti sul prezzo del carbonio e sull’innovazione tecnologica. L’India ha spiegato come ha approfittato del crollo dei prezzi dei pannelli solari per espandere la sua capacità solare dell’81% rispetto all’anno precedente. La Francia ha confermato che è sulla buona strada per superare gli obiettivi fissati per l’anno 2020. Il Marocco ha evidenziato i suoi progetti a favore dell’energia pulita. Gli Stati Uniti hanno spiegato che mentre le politiche climatiche sono attualmente in fase di revisione, le emissioni di gas serra sono diminuite negli ultimi anni".

Però c'è stata incertezza sulle posizioni degli Stati Uniti.

L’incertezza circa la continua partecipazione degli Stati Uniti all’accordo di Parigi non ha rallentato i progressi e a Bonn è emerso che l’azione internazionale sul clima non sarà dissuasa dai contrari venti politici di un Paese. Analoghe considerazioni sono state espresse anche dalla società americana Fossil Free Indexes e svizzera The South Pole Group che hanno aderito al nostro Quaderno e che ci hanno indicato che secondo la loro opinione il presidente americano Donald Trump potrebbe con le sue decisioni, nel breve termine, causare una serie di conseguenze quali ad esempio fermare il contributo ai fondi per il cambiamento climatico, rafforzare il movimento scettico al cambiamento e, quindi, provocare nei mercati finanziari reazioni negative alle sue dichiarazioni provocatorie e comportare, ad esempio, in caso di disinvestimento da società con un elevato carbon footprint ed il reinvestimento in società clean energy il rischio di realizzare rendimenti inferiori al benchmark per tutto il tempo in cui le politiche di mitigazione del cambiamento climatico vengono posticipate e l’aspettativa da parte dei mercati finanziari per una loro introduzione rimane bassa".

Come potrebbe evolversi ulteriormente la situazione?

"Non si possono certo influenzare direttamente le leggi statali e regionali, annullare l’accordo di Parigi e soprattutto impedire al gas naturale di essere più efficiente del costo del carbone e che le tecnologie rinnovabili possano diventare più competitive. Nel nostro progetto di ricerca siamo quindi giunti alla riflessione conclusiva che il “trend green” è ormai avviato, nonostante l’attuale complessità dello scenario politico: il cambiamento climatico ha indiscutibilmente iniziato ad influenzare le decisioni di investimento in tutti i settori finanziari e gli investitori stanno cominciando a mettere in dubbio se le loro strategie di investimento attualmente in essere sono compatibili con un mondo a 2° e stanno cercando di mitigare i rischi e sfruttare le opportunità associate a questa transizione verso una economia a più basse emissioni di carbonio".

La prossima occasione per mostrare da parte dei vari Paesi una leadership globale sul cambiamento climatico sarà il vertice del G7 in Italia a Taormina dal 26 al 27 maggio, dove anche tale tematica costituirà un importante argomento di discussione.

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