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Economia
Condotte, sindacati proclamno sciopero in attesa di Di Maio

I mesi passano, ma la crisi di Condotte non sembra trovare sbocchi immediati e positivi, così i sindacati passano all’attacco e dopo un incontro al Ministero per lo sviluppo economico (Mise) “dove i rappresentanti dell’azienda non hanno fatto chiarezza sul futuro dell’azienda e sui livelli occupazionali” e dopo l’esito negativo delle trattative che da settimane andavano avanti tra Condotte e il fondo Oxy Capital Italia, nonchè il rifiuto del Consiglio di Gestione dell’azienda di chiedere l’amministrazione straordinaria, proclamano uno sciopero di tre giorni, dal 2 al 4 luglio, quando dalle ore 9:00 scatterà un presidio al Mise, dove alle ore 11:00 è fissato un ennesimo incontro tra i tecnici del ministero, l’azienda ed i rappresentanti dei lavoratori.

 

Secondo i sindacati l’amministrazione straordinaria “resta l’unica strada ad oggi praticabile per scongiurare il fallimento e tutelare i livelli occupazionali”: Condotte, fondata il 7 aprile 1880, è il terzo gruppo delle costruzioni in Italia alle spalle di Salini-Impregilo e Astaldi e dà lavoro a 3 mila persone, con un giro d’affari di 1,3 miliardi annui e un portafoglio ordini di 6 miliardi. La crisi di Condotte nasce da 767 milioni di indebitamento bancario netto a fine 2016, cui si somma un altro miliardo abbondante di debiti commerciali, a fronte di circa 400 milioni di crediti vantati verso la Pubblica Amministrazione e di un patrimonio netto di 214 milioni.

 

Avere un rapporto debito/patrimonio netto vicino a 10 volte non è sano, ma se per oltre un quarto ciò è dovuto ai ritardi nei pagamenti della pubblica amministrazione, è la conferma di come il settore costruzioni sia in Italia abbandonato a se stesso, costringendo chi può a lavorare all’estero il più possibile. Anche Condotte ci ha provato, così oltre a lavori di prestigio in Italia come il Mose a Venezia, la Nuvola di Fuksas a Roma (che da sola rappresenta per il gruppo 200 milioni di euro di crediti), la metro A sempre a Roma, l’Alta Velocità a Firenze e il Terzo Valico di Genova, ha iniziato a realizzare infrastrutture internazionali, dagli Usa alla Giordania.

 

L’ultimo colpo a Condotte l’ha dato l’arresto, lo scorso marzo, dell’ex presidente (dal 2008) Duccio Astaldi, cugino di Paolo, a sua volta presidente dell’omonimo gruppo di costruzioni. Duccio, dimessosi dalla carica non appena raggiunto dall’ordinanza dei carcerazione e tuttora agli arresti domiciliari, è rimasto coinvolto nell’inchiesta della Procura di Messina per le presunte tangenti per i lavori di realizzazione di tre lotti dell’autostrada Siracusa-Gela.

 

Un ulteriore “incidente” che rischia di far saltare anche l’accordo col pool di banche (tra cui Unicredit, Intesa Sanpaolo, Banco Bpm, Banca Mps e Banca Ifis) a cui fanno capo debiti per 461 milioni e che stavano accordandosi col gruppo Condotte per allungare le scadenze e ristrutturare il debito. Un passaggio importante che avrebbe consentito a Condotte di vedere accolta la richiesta di concordato in continuità presentata al tribunale di Roma a inizio anno e, forse, di concludere positivamente le trattative con Oxy Capital Italia, già impegnato nel risanamento di un altro gruppo in crisi, Stefanel.

 

Oxy, che fa capo a un fondo anglosassone, era pronta a investire 100 milioni per rilevare la quota di maggioranza di Condotte da Ferfina (la holding attraverso cui Isabella Bruno Tolomei e il marito Duccio Astaldi controllano il 92,5% di Condotte), peraltro solo a fronte di ulteriori concessioni da parte delle banche in termini di allungamento dei tempi di rimborso e stralcio di una parte del debito, ma l’ipotesi sembra ormai sfumata, anche per l’indisponibilità delle banche ad accogliere queste ulteriori richieste.

 

A questo punto il boccino è in mano a Di Maio, che dopo le ultime proroghe concesse alle parti dovrà entro il prossio 18 luglio riuscire a convincere azienda, sindacati, banche e nuovi investitori a sottoscrivere un nuovo piano di concordato. Se non dovesse riuscirci a Condotte potrebbe non restare altro che portare i libri in tribunale, nonostante il ricco carnet di commesse già acquisite.

 

Un rischio che non può lasciare indifferente neppure Salvini che con la Lega da mesi batte sul tasto della necessità di saldare in tempi rapidi tutti i debiti della Pubblica Amministrazione, senza i quali Condotate navigherebbe in acque meno agitate. Riuscirà il governo giallo-verde a trovare la soluzione alla crisi del terzo gruppo italiano di costruzioni? Tremila lavoratori aspettano di scoprirlo.

 

 

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