Economia
Confindustria e CorSera, affettuosità giornalistiche
“Sfida globale dell’industria: il governo lascia sole le imprese”. Carlo Bonomi, numero uno di Assolombarda, rilascia un’intervista al Corriere della Sera, con proclami da presidente di Confindustria, cercando di parlare alla pancia degli associati che si rivitalizzano ogni volta che in Viale dell’Astronomia si rispolvera il copione della critica nei confronti del governo di turno. Toni e analisi di ampio respiro da grande imprenditore (pure quella è una maschera) che non arrivano a caso sul prestigioso quotidiano di via Solferino, visto che oggi s’insedia la commissione dei tre saggi incaricata di dare nei prossimi tre mesi un nuovo presidente alla confederazione dell’Aquilotto.
L’intervista è un chiaro segnale a quel Sistema desideroso di tornare a contare nel dibattito pubblico con il peso che gli compete. Un pungolo per quella politica che in passato non poteva rimanere sorda quando Confindustria dettava l’agenda.
Dopo aver offerto a Bonomi l’occasione per mettersi in mostra, all’ultima domanda la giornalista prova a portare a casa la notizia chiedendo a Mr Synopo la conferma della sua candidatura alla presidenza di Confindustria. Ormai un’informazione commodity, una cosa che sanno pure i sanpietrini di cui è lastricata Milano. Dal diretto interessato, però, arriva una risposta che avrà fatto ridere tutti i 150 mila imprenditori associati in Viale dell’Astronomia.
“Si leggono molte cose. Ma io per il momento penso a fare bene quello che faccio. E cioè il presidente di Assolombarda”, replica il capo degli imprenditori milanese che da almeno due anni studia per fare il grande salto e diventare il successore di Vincenzo Boccia. Imprenditore che probabilmente un minuto dopo avrà spedito ai saggi la lettera con le firme raccolte necessarie per la propria autocandidatura. Un teatrino a cui il CorSera, appena arrivato nell’agone di Confindustria, si presta spendendo tutto il suo blasone nell'appoggiare i desiderata super tempestivi del numero uno di Assolombarda, consapevole che l’importante è esserci e farlo prima degli altri.
Chissà se i probiviri di Confindustria, che si sono già fatti sentire con gli altri candidati per uscite altrettanto scomposte (rispetto alle rigide regole procedurali che impongono il silenzio), alzeranno il ditino per salvare almeno la faccia. Chissà. E dire che la riforma dello statuto della confederazione voleva preservare in senso british l’integrità dell’immagine della Confindustria, dove le lotte di potere sono diventate peggio di quelle della tanto vituperata politica.