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Economia
Confindustria: Pedrollo, Mattioli e Stirpe nella squadra di Boccia

di Andrea Deugeni
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@andreadeugeni

La casella da riempire su cui ruoterebbe tutto è la vicepresidenza con delega per l'Organizzazione, una funzione affidata nel quadriennio precedente ad Antonella Mansi e un rebus da risolvere nelle prossime ore. Una poltrona da cui a cascata potrebbe discendere tutto l'organigramma delle vicepresidenze della squadra di Vincenzo Boccia, un team del qualche dovrebbero far parte, secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it, il veronese Giulio Pedrollo, la torinese Licia Mattioli e il romano Maurizio Stirpe. Tutte le deleghe infatti devono essere ancora conferite.

Weekend di lavoro per il presidente designato di Confindustria che giovedì 28 dovrà presentarsi davanti al Consiglio generale di Viale dell'Astronomia per ufficializzare i sei viceprensidenti che lo affiancheranno nel proprio mandato e il programma. Entrambi verranno messi ai voti in un passaggio formale intermedio prima dell'assemblea privata di maggio.

Boccia sta ancora definendo quanto dovrà declinare in Consiglio con particolare riguardo alle istanze avanzate dal fronte degli ex avversari vacchiani che troveranno puntuale risposta sia nel programma che nella composizione della squadra nella quale la vicepresidenza per l'Organizzazione, il ministro dell'Interno di Confindustria per intendersi, giocherà un ruolo determinante. Sarà la vicepresidenza più importante, anche alla luce di quanto richiesto dallo sconfitto Alberto Vacchi e dall'intero sistema, una poltrona delicata in quanto da quell'ufficio di Viale dell'Astronomia partono gli input per rendere Confindustria più efficiente e operativamente più adeguata ai tempi. Lavoro che in futuro, per chi lo svolgerà, potrebbe essere fonte di alleanze con il territorio da capitalizzare in futuro. E' su questa delega che in queste ore Boccia sta facendo le migliori riflessioni del caso.

Dopo l'intervista rilasciata da Vacchi domenica a Repubblicamanifesto ultimo in cui il numero uno di Unindustria Bologna ha deposto sostanzialmente le armi, anche Assolombarda e numerose associazioni territoriali, che avevano prima sostenuto la corsa di Vacchi, hanno sotterrato l'ascia di guerra e marciano verso l'unitarietà confindustriale senza dar vita a una fronda.  Cosa che, si dice, potrebbero invece non fare gli ultimi samurai giapponesi di Bologna, Modena e Ferrara, unica fronda che potrebbe rimanere ad oltranza nel sistema dell'Aquilotto capitanata dal presidente di Confindustria Emilia Romagna Maurizio Marchesini e rimasta sola nel proprio patologico dissenso. Tant'è che, si vocifera, potrebbe dar compito a Modena di esprimere per conto proprio il suo dissenso (della serie "vai avanti tu che mi vien da ridere"). Anche a dispetto delle stesse parole concilianti di Vacchi.

Anche Assolombarda, che in precedenza si era alleata con il blocco dell'Emilia Romagna orchestrato dal duo Montezemolo-Marchesini (unico grande sconfitto di questa tornata elettorale che avrà strascichi sui futuri equilibri della confederazione), ora punterà all'unitarietà, anche se il presidente di Via Pantano Gianfelice Rocca potrebbe non esser presente giovedì in Consiglio perché impegnato in viaggio di lavoro all'estero. A comprova della chiusura di ogni possibile ostilità.   

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