Economia
Coronavirus, dietro il litigio Di Maio-Gualtieri per Sace c'è Fincantieri
Il Tesoro, che ha coperto parte delle assicurazioni date al gruppo navale, voleva riportare la società nella sua orbita
Coronavirus, dietro il litigio Di Maio-Gualtieri per Sace c'è Fincantieri
L'emergenza Coronavirus continua e il governo italiano è alle prese con le contromisure per fronteggiare la crisi economica. In cdm nei giorni scorsi è andato in scena un duro e lungo scontro tra Di Maio e Gualtieri, entrambi si contendevano la "paternità" di Sace, la società finanziaria che dovrà garantire le imprese per il decreto Cura Italia. Ma spunta il vero motivo della discussione - si legge su Repubblica - e sarebbe dovuto ad una mossa che fece nel 2012 il governo MOnti, quando chiese a Cdp di acquisire dal Tesoro Sace per 10 miliardi. Eurostat accetta di catalogare quel passaggio da una tasca all’altra alla stregua di una privatizzazione poiché dai tempi di Tremonti la Cdp è considerata al di fuori del perimetro della pubblica amministrazione, dovendo per statuto gestire il risparmio postale, che è privato, e avendo nel proprio capitale, seppur in minoranza, un gruppetto di Fondazioni ex bancarie, anch’esse di diritto privato.
La voglia di autonomia di Sace, poi,- prosegue Repubblica - nel corso degli ultimi anni si è scontrata con il bisogno di riassicurare presso il Tesoro di una parte delle garanzie prestate al poderoso portafoglio ordini della Fincantieri. In pratica il Tesoro si è trovato nella situazione di non controllare più Sace ma di avere sui propri libri una fetta dei suoi rischi e questa situazione è esplosa nei giorni scorsi quando, causa coronavirus, il governo Conte ha deciso di mettere in campo ingenti garanzie per far fronte alla crisi di liquidità delle imprese. Da qui la richiesta di far tornare la Sace sotto l’ombrello pubblico del Mef. Con l’ultimo colpo di scena toccato al ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che essendosi portato in capo alla Farnesina le deleghe al commercio estero, si è sentito perdente di fronte al rafforzamento di Gualtieri. Allora è arrivato il compromesso finale, con il contentino dei 50 miliardi in più all’export.