Economia
Obi: niente ripresa economica fino al prossimo anno
La ripresa è vicina, ma il 2015 sarà caratterizzato ancora dall'incertezza del quadro economico nazionale. Solo nei primi mesi del 2016 la situazione dovrebbe migliorare, o quanto meno stabilizzarsi. La selezione operata dalla crisi ha lasciato in vita nel corso del 2015 prevalentemente le imprese più robuste e per quelle localizzate nel Nord Ovest (dove gli investimenti produttivi nel 2015 hanno perso ben 10 punti percentuali rispetto al 2014) il fatturato è calato del 3,1%. Nel Mezzogiorno il calo raggiunge il 5,2%. Inoltre, solo il 17% delle imprese ha modificato il proprio organico per effetto del Jobs Act (si tratta in gran parte di imprese manifatturiere del Nord Est, mentre al Mezzogiorno gli effetti sono ancora più limitati anche se quest'area del Paese è quella che concentra una quota maggiore di assunzioni a tempo indeterminato), mentre ancora basso è l'utilizzo degli impianti che varia tra il 76,5% e il 75,6% rispettivamente della Liguria e della Toscana e il 61,9% dell'Umbria. I nodi strutturali del rilancio competitivo del sistema produttivo rimangono quelli di sempre: credito bancario insufficiente, scarsa capacità d'investire in innovazione, una pressione fiscale ancora troppo alta, debole presenza delle piccole e medie imprese sui mercati esteri.
E' in sintesi quanto rileva il Rapporto imprese e competitività 2015 dell'Obi, Osservatorio Banche Imprese di Economia e Finanza, che sarà presentato venerdì a Sorrento nel corso del meeting internazionale sulla logistica promosso dallo stesso organismo barese. Ne parla ad Affaritaliani.it, il direttore generale Antonio Corvino.
Direttore, la crisi è alle spalle?
"E' ancora presto per dirlo, tuttavia ci sono dei segnali positivi. Il settore manifatturiero italiano e quello turistico registrano un miglioramento rispettivamente del +3% e del +1%, così come l'Ict anche se il saldo fra le imprese che prevedono di aumentare nel 2015 il fatturato e quelle che ne prevedono una riduzione rimane negativo per un punto percentuale. Chiude con il segno meno invece il comparto delle costruzioni che perde il 43% degli ordinativi".
Si investe però sempre meno.
"Se nel 2014 un'impresa su quattro ha effettuato investimenti, con un'incidenza media sul fatturato del 12,2%, nel 2015 tali valori sono calati per il deteriorarsi della liquidità aziendale e per le difficoltà di accedere al credito. Le imprese che hanno proceduto agli investimenti lo hanno fatto per aumentare la produttività, per contenere i costi e per adeguare gli impianti agli standard tecnici di settore".
L'export farà da traino alla ripresa?
"Il turismo continuerà anche nel 2016 a guidare i processi d'internazionalizzazione. La guida è assunta dal Nord Est dove nel 2015 il 46% delle imprese esporta per il 43% del fatturato, seguono centro e Nord Ovest. E' in ritardo il Mezzogiorno, attorno al 22%, contro il 40% della media nazionale e con solo il 34% del fatturato prodotto dall'export. Le previsioni evidenziano tuttavia una maggiore propensione alle esportazioni sia da parte delle imprese a dinamica positiva, sia da parte di quelle a dinamica negativa e invariata. Ma ci sono ancora ampi strati di microimprese che sono tagliate fuori dai processi di globalizzazione".
Quali restano i fattori esterni strategici per il successo competitivo?
"Per il 50,2% delle imprese è il sistema fiscale il fattore critico più negativo. Seguono il sistema del credito, quello burocratico e la fruibilità delle infrastrutture".
Aumenterà dunque l'occupazione?
"Le previsioni per l'anno in corso e per il 2016 sono strettamente legate alla ripresa dei settori produttivi che mostrano segnali di ripresa, come il manifatturiero ed il turismo. Si tratta dei due comparti che stanno dimostrando di sfruttare maggiormente le opportunità offerte dal Jobs Act. La Valle d'Aosta è la regione che ha fatto di più in proposito, Calabria, Basilicata e Sardegna sono il fanalino di coda, a conferma della mancanza di politiche di sviluppo locale e di programmazione".
Eduardo Cagnazzi