Crescita, un sentiero stretto per Tria. Anche il Fmi abbassa le stime
Crescita rivista al ribasso per quest’anno e ancor più l’anno venturo anche da parte del Fmi e dell’Upb. Pesano incertezze interne e internazionali
Del resto se Lega e M5S puntano a realizzare almeno in parte le promesse elettorali, e continuano al contempo a non voler sentir parlare di manovra, i conti sono presto fatti: servono una trentina di miliardi di euro più altri 19 miliardi l’anno successivo o gli obiettivi di contenimento del deficit concordati in sede europea, dove l’Italia è già sotto osservazione per l’elevato livello di indebitamento (dovrebbe tendere al 60% del Pil ma resta finora sopra il 130%), rischiano di saltare come tappi di spumante.
Un’ipotesi che non piace certamente ai mercati ma che rischia di avere pesanti riflessi anche sull’economia reale, tanto che gli esperti del Fmi commentano: “L’ampliamento dello spread sui titoli di Stato e l’inasprimento delle condizioni finanziarie, in scia alla recente incertezza politica, sono destinate a pesare sulla domanda interna” che, come notava Bankitalia, già ora non registra un andamento così brillante.
Il rischio è che se a perdere il confronto che sembra sempre più inevitabile tra il ministro dell’Economia e finanze e i due vicepremier sarà Tria, il risultato potrebbe essere pagato sulla pelle (e nelle tasche) da tutti gli italiani, anche coloro che dalle misure promesse da Lega e M5S non otterranno alcun beneficio, salvo non si individui quel sentiero, sempre più stretto, attraverso il quale riuscire a far ripartire la domanda interna sottraendosi così al rischio di una frenata dell’export e tutelandosi anche dall’effetto frenante di un rialzo dei tassi.
Luca Spoldi