Crisi: Rapporto Coop, 2016 "anno della speranza", consumi +1,4%
Il lieve miglioramento del mercato del lavoro e la favorevole congiuntura macroeconomica "inducono a pensare che i consumi delle famiglie cresceranno nel 2016 dell'1,4%: la variazione piu' ampia dell'ultimo decennio". A dirlo il Rapporto Coop secondo cui "il 2016 e' l'anno della speranza" per piu' di un terzo degli italiani.
"Un sesto - si legge nello studio - sono, invece, quelli che identificano il nuovo anno con il cambiamento. E soprattutto se si considera cosa ci lasciamo alle spalle, anche questo puo' avere una connotazione positiva. Non mancano comunque anche le aspettative negative; per il 14% del campione e' infatti, il timore il sentimento dominante del 2016. Timore pero' non crisi (la identifica con il 2016 solo l'8,5% degli intervistati), mentre l'idea di ripresa schiaccia quella della rinuncia (12,2% contro il 2,6%)".
Nelle intenzioni di spesa, prosegue la Coop, "sono i millenials e i ceti piu' agiati a prevedere i maggiori incrementi di consumo. Il 42% ha voglia di vacanze, il 32% tornera' a divertirsi; al terzo posto, prima di casa, auto e smartphone, il 20% vuole spendere di piu' per la qualita' del cibo. Piu' ottimisti nelle regioni centrali e nel Nord Ovest, invece rimangono negative le prospettive di consumo al Sud".
A dispetto di tale incremento, si legge nel sondaggio di inizio anno e nelle previsioni sui consumi 2016 di Coop all'indomani delle festivita' desumibili dal "Rapporto Coop" redatto dall'Ufficio Studi di Ancc-Coop (Associazione Nazionale Cooperative di Consumatori) con la collaborazione scientifica di Ref, "dopo la crisi i consumi procapite nel 2016 saranno ancora ai livelli degli anni Novanta, comunque piu' bassi di oltre 1700 euro rispetto al 2007 con una riduzione di oltre il 9% rispetto a quell'anno". Gli acquisti natalizi nel mese di dicembre della grande distribuzione "confermano il lieve incremento delle vendite dell'intero 2015 facendo segnare un valore di circa mezzo punto percentuale in piu' rispetto all'anno precedente. La sola settimana di Natale fa registrare un +3% a dimostrazione di quanto gli acquisti siano oramai un fenomeno last minute".
Le previsioni sui consumi 2016. Cosa sale e cosa scende
Tali intenzioni di spesa, il lieve miglioramento del mercato del lavoro e la favorevole congiuntura macroeconomica inducono a pensare (nella previsione di Ref Ricerche per il “Rapporto Coop), che i consumi delle famiglie cresceranno nel 2016 dell'1,4%. Per individuare una variazione dello stesso ammontare occorre tornare indietro di 10 anni e per un dato superiore si deve invece fare riferimento addirittura al 2000, anno in cui i consumi fecero segnare un aumento del 2,3%. A dispetto di tale incremento, dopo la crisi i consumi procapite nel 2016 saranno ancora ai livelli degli anni Novanta, comunque più bassi di oltre 1700 euro rispetto al 2007 con una riduzione di oltre il 9% rispetto a quell'anno. Gli acquisti natalizi nel mese di dicembre della grande distribuzione confermano il lieve incremento delle vendite dell’ intero 2015 facendo segnare un valore di circa mezzo punto percentuale in più rispetto all’anno precedente. La sola settimana di Natale fa registrare un +3% a dimostrazione di quanto gli acquisti siano oramai un fenomeno last minute. Se poi si vanno a osservare le singole voci, in linea con le intenzioni di spesa espresse consapevolmente dagli italiani cresceranno nel 2016 in misura più netta i consumi cui gli italiani avevano rinunciato con più difficoltà e quelli imposti dalla nuova cittadinanza digitale. Aumenteranno infatti ancora del 9% gli acquisti di smartphone (ma a prezzi sempre più bassi), Torneranno al segno più dopo anni di declino i servizi e i prodotti ricreativi (cinema, teatri, intrattenimento, ristoranti, viaggi e vacanze), le spese il benessere personale (palestre, spa, medicinali, badanti) e quelle per il miglioramento dell'ambiente domestico (ristrutturazioni edilizie, upgrading elettrodomestici, arredamento).
Rimarranno invece ancora in territorio negativo sopratutto i consumi fagocitati da internet e la connettività mobile. I servizi telefonici sostituiti dai messanger gratuiti, naturalmente i servizi postali, i prodotti editoriali messi in discussione dalla immediatezza e la gratuità delle news on line e dei social media. Rimangono allo stesso modo sotto la media dell'anno anche le spese per l'auto e gli altri mezzi di trasporto, per l'alimentare e l'abbigliamento a testimonianza di un nuovo modello di consumo più orientato alla sobrietà, alla riduzione degli sprechi e alla minore ostentazione. Expo non sembra essere passato invano e come dai desiderata la tavola è luogo di sperimentazione; se per il 30% cresce l’interesse verso i prodotti del territorio, consumerà più bio un italiano su quattro, il 21% metterà nel piatto meno carne e starà più attento alla propria dieta. Qualità e benessere convivranno però a lungo con l'attenzione al risparmio e la rinuncia al superfluo: il 40% degli italiani nel 2016 presterà maggiore attenzione agli sprechi alimentari e il 27% vuole dedicarsi maggiormente all'home made (pizza, dolci, marmellate e altre preparazioni domestiche). Più tradizione invece e meno digital food per quanto riguarda le modalità di approvvigionamento alimentare che solo in minima parte, almeno stando alle intenzioni, si indirizza verso l’e-commerce. L’attitudine al local porta con sé la tendenza a rivolgersi a canali alternativi come l’acquisto diretto dagli agricoltori (poco più del 20%), l’autoproduzione (“coltiverò un orto” è l’ambizione per il 14,1% del campione) e il discount come meta preferita da un altro 14%. In questo contesto i fatturati della grande distribuzione rafforzeranno lievemente il positivo risultato del 2015, ma rimarranno comunque sotto la soglia dell'1% a totale assortimento. Nel 2016 resteranno in negativo le vendite del non food ma torneranno a crescere oltre la media i prodotti freschi a peso variabile. Si ridurrà ancora lievemente la pressione promozionale mentre il carrello perderà ancora un piccola porzione del suo valore medio (effetto mix) ma con un processo di progressiva decelerazione.