Economia

Cuneo fiscale, taglio da 7 miliardi di euro

Agevolazioni per giovani e over 50. Fisco, il governo accelera. Il piano

Il Governo riapre il capitolo cuneo fiscale. Nelle ultime riunioni prima del G20 di Amburgo il premier Gentiloni ha consultato tecnici e collaboratori per cominciare a mettere a punto le strategie d’autunno. Il problema più urgente è quello del lavoro: è necessario sostituire il bonus-assunzioni da oltre 8 mila euro, nato nel gennaio del 2015, che esaurirà la durata triennale dal gennaio del 2018. A far scattare l’allarme sono stati i dati di maggio sull’occupazione che hanno segnalato una netta perdita di posti. Bisogna quindi intervenire subito e con forza.
 
Non solo sui giovani, e comunque senza disperdere risorse sull’Irpef come vorrebbero i renziani per sfidare in campagna elettorale Berlusconi e la Lega, schierati a favore della flat tax. La convinzione emersa a Palazzo Chigi - come scrive il sito de La Repubblica - è quella che occorre puntare tutte le risorse sul cuneo fiscale: dunque impegnare 6-7 miliardi in un sol colpo sul taglio dei contributi, riducendo la differenza tra il lordo e il netto in busta paga, mettendo più soldi nelle tasche dei lavoratori dipendenti, e caricando quei 6-7 miliardi sulla fiscalità generale. L’aumento delle risorse da stanziare - da vecchio progetto di 2-3 miliardi a 6-7 miliardi - rende possibile anche un decisivo allargamento della platea: dai 25-30 anni previsti ai lavoratori cinquantenni.
 
Dopo la pausa estiva, in vista della prossima legge di bilancio, il governo lavorerà così ad un provvedimento per aumentare i margini di competitività delle imprese, in modo da far spazio all’export italiano in ambito europeo e internazionale e dare fiato alla domanda interna. Il dossier naturalmente dovrà avere il via libera del ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, che dopo aver risolto con successo la questione banche, è alle prese con la quadratura dei conti. Già con manovrina e con la richiesta di sconti sul deficit per il prossimo anno, l’intervento per sterilizzare l’Iva si è ridotto di molto. Ma certamente altre richieste sono sul tavolo: a cominciare dai contratti della pubblica amministrazione.
 
Non è escluso che all’interno del governo e nella maggioranza si avanzino anche altre ipotesi relativamente ai giovani. Le due variabili su cui si dibatte, in alternativa all’idea di Palazzo Chigi, sono la platea ("under 35" o solo "under 25") e l’entità dello sconto contributivo. Alcuni prevedono una contribuzione "zero" per tre anni per l’assunzione a tempo indeterminato dei giovani sotto i 25 anni: una operazione che costerebbe 2-3 miliardi che peserebbero sulla fiscalità generale. Successivamente, per trasformare il provvedimento in strutturale, ogni lavoratore così assunto porterebbe in dote uno sconto di un paio di punti sui contributi (oggi circa 9%) che si sommerebbe ad una eguale percentuale sul carico di contributi dell’impresa (oggi 24% circa).
 
Un’altra ipotesi è quella di dimezzare, cioè portare intorno al 15%, la quota contributiva complessiva di imprese e lavoratori, per la platea sotto i 35 anni. Naturalmente anche in questo caso il contratto sarà a tempo indeterminato e sarà portabile (se si cambia lavoro) e consentirà all’impresa di risparmiare 3-4 mila euro all’anno per ogni nuovo assunto. Per i primi due anni il costo è circa un miliardo, mentre a regime si ragiona su una cifra che va da 1,5 a 2,5 miliardi.

Mai come oggi la caccia alle risorse è aperta. In prima linea figura il rilancio in grande stile della spending review. Non è esclusa la sforbiciata alle agevolazioni fiscali e l’introduzione della fatturazione elettronica obbligatoria tra privati.