Economia
Dalla bad bank ai fondi pensione: luci e ombre di Renzi in Borsa
"La bad bank è la prima cosa da fare. Anzi, andava già fatta da tempo: il sistema bancario la vuole eccome". Non ha dubbi Massimo Gionso, Consigliere Delegato e Responsabile del Comitato di Gestione di CFO Sim, intervistato da Affaritaliani.it per commentare i punti chiave del discorso che il premier Matteo Renzi ha tenuto davanti alla platea della Borsa Italiana, in una Piazza Affari blindatissima.
E il primo punto è proprio quello dei crediti deteriorati su cui il presidente del Consiglio ha assicurato a breve un intervento del governo. "Chi possa partecipare alla bad bank e in che modo non so - spiega ancora Gionso, uno dei decani tra gli analisti di Piazza Affari -. Al momento tutta questa parte di crediti deteriorati la stanno comprando i fondi esteri. Basterebbe guardare, mutatis mutandis, quanti soldi ha fatto l'amministrazione Obama facendo aumenti di capitale sulle banche... Insomma, organizzare seriamente una bad bank italiana, gestita non da un politico qualsiasi ma da un professionista del mestiere, significa davvero ripulire il sistema bancario e renderlo in grado di ripartire seriamente e, dall'altra parte, organizzare con un organismo serio e ben gestito un bel business. Sia che si tratti di 150 miliardi sia di 300. Ma va fatta oggi non l'anno prossimo. E con gli uomini giusti".
Quanto ai fondi pensione, su cui pure il premier ha promesso nei prossimi mesi un intervento del ministro dell'Economia Padoan, Gionso è più caustico: "Sbaglio o è quello stesso Renzi che ha introdotto un cambio retroattivo di aliquote fiscali a svantaggio dei fondi pensione? E adesso? Allora: o mi dai certezza di regolamenti oppure non ci siamo. Nessuna assicurazione al momento prende troppo in considerazione i fondi pensione perché dal punto di vista aziendale rendono quasi niente. E poi manca completamente in Italia una cultura della contribuzione preventiva. Insomma, prima di parlare di fondi pensione bisognerebbe far capire esattamente che cosa sono e come funzionano e prevedere una fiscalità equa e adeguata".
Infine l'attacco al capitaliasmo di relazione all'italiana e l'appello del premier alla trasparenza. "Finanza trasparente, dinamismo... E' facile predicare bene e razzolare malissimo. Determinate società in Italia sono intoccabili - conclude Gionso -. Ed è proprio questo uno dei motivi per cui il mercato italiano era andato in disgrazia: la mancanza di trasparenza. Forse bisognerebbe obbligare le società quotate ad una comunicazione periodica, oltre a quella che già esiste, non solo finanziaria né solo price sensitive, ma di aggiornamento costante.