Economia
Dalla spy-story alla fusione bancaria: Credit Suisse in trattative con Ubs

Rumors: contatti fra i primi 2 istituti elvetici per un'aggregazione. Nascerebbe il 1° istituto di credito dell'Europa continentale: 65 miliardi di market-cap
Nozze bancarie in vista in terra svizzera, dopo quelle italiane Intesa-Ubi e quelle spagnole Caixa-Bankia? Parrebbe di sì: Ubs e Credit Suisse sono in trattative per la fusione. Lo riporta il sito finanziario svizzero indipendente Inside Paradeplatz, che cita fonti interne ai due istituti e una fonte appartenente al big della consulenza mondiale, l’americana McKinsey, anche se i portavoce dei due istituti hanno opposto un “no comment” e definito i rumors come semplici speculazioni dei media.
Dopo le nozze tutte italiane fra Intesa-Sanpaolo Ubi, rispettivamente la prima e la quarta banca del mercato del credito tricolore e quelle spagnole fra Caixa e Bankia, il risiko bancario nell'era del post-Covid potrebbe accelerare con quello che se dovesse andare in porto sarebbe senza dubbio il matrimonio dell’anno nel settore del credito. Un merger tutto elvetico e che unirebbe due acerrimi nemici, la cui rivalità è emersa in tutta la sua portata nella spy-story che all'inizio di quest'anno ha portato all’uscita dell’ex Ceo del Credit Suisse Tidjane Thiam (sostituito da Thomas Gottstein), considerato il mandante di una serie di pedinamenti nei confronti dell'ex-numero due del gruppo, Iqbal Kahn passato ad Ubs.
Il motivo? Capire se Khan agisse per portare via clienti e collaboratori al suo ex gruppo. A dirigere le danze della fusione sarebbe il presidente tedesco di Ubs, Axel Weber: secondo le indiscrezioni, infatti, l’ex numero uno della Bundesbank, dal 2012 al vertice dell’istituto con sede a Zurigo, starebbe trattando direttamente con il suo omologo del Credit Suisse Urs Rohner e avrebbe già avvertito delle discussioni in corso anche il Governo, nella persona del ministro delle finanze Ueli Maurer, nonché l'Autorità di vigilanza sui mercati finanziari finanziari (Finma).
Condotto sotto il nome in codice “Signal” il progetto dovrebbe essere svelato al grande pubblico all'inizio del prossimo anno, per essere concluso alla fine del 2021. Dall'unione della più grande banca al mondo specializzata nel wealth management, Ubs e la connazionale, presente anche fra le prime 10 nella gestione dei grandi patrimoni, nascerà il principale gigante bancario dell'Europa continentale, 65 miliardi di capitalizzazione (dalla somma dei quasi 43 miliardi di Ubs e dei 24 miliardi di Credit Suisse), in grado di rivaleggiare con la britannica Hsbc e con le grandi istituzioni finanziarie americane, a cominciare da Jp Morgan, Bank of America, Wells Fargo e Citigroup.
Al contempo però il deal, reso necessario dall'era dei tassi d'interesse a zero prolungata per affrontare il lockdown e la lunga coda della recessione che attraverso gli Npl metterà sotto pressione i bilanci delle banche, avrebbe elevati costi sociali, generando circa 15 mila esuberi (il Credit Suisse è già alle prese con la ristrutturazione: a fine agosto ha annunciato la fusione taglia-costi della sussidiaria Neue Aargauer Bank con la filiale di Credit Suisse Argovia) e a detta degli analisti potrebbe incontrare ostacoli regolatori, visto che le trattative coinvolgono i primi due istituti di credito della Svizzera. Ostacoli che dai vertici di Ubs avevano già stigmatizzato: l'ex Ceo Sergio Ermotti (alla guida del gruppo ha appena lasciato le redini all'ex Ing Ralph Hamers) si è a lungo lamentato del fatto che le regole "too-big-to fail" in terra elevetica avevano sbarrato la strada alla creazione del più grande gruppo bancario della confederazione.
I rumors hanno messo le ali al titolo del Credit Suisse alla Borsa di Zurigo dove le azioni della banca rosso-crociata guadagnano oltre il 4,3% a 10,27 franchi svizzeri, mentre i titoli di UBS portano a casa l'1,12% a 11,28 franchi.
@andreadeugeni