Economia
I dazi di Trump minano la tenuta di auto, farmaci e bevande. Confindustria: "Effetti profondi sull'Italia"
Dai dazi Usa "per l'Italia e l'Europa si prefigurano considerevoli rischi". Il report di Confindustria

Dazi di Trump in arrivo, Confindustria: "Per Italia e Ue rischi considerevoli"
Dai dazi Usa "per l'Italia e l'Europa si prefigurano considerevoli rischi, accanto, tuttavia, ad alcune opportunita', in termini di quote di mercato potenzialmente contendibili nel mercato Usa liberate dal decoupling con la Cina". E' quanto emerge da uno studio del Centro studi di Confindustria dal titolo 'La nuova politica commerciale degli Stati Uniti: scenari e canali di trasmissione. I settori e i prodotti europei e italiani piu' a rischio'.
La America First Trade Policy della seconda amministrazione Trump si annuncia piu' aggressiva e imprevedibile dell'approccio adottato nel primo mandato. Obiettivi e strumenti delle politiche Usa travalicano l'ambito commerciale, per includere temi di sicurezza nazionale e geopolitica: riduzione delle dipendenze dall'estero, difesa dell'industria, rafforzamento della leadership nelle nuove tecnologie. Gli impatti dei dazi sui singoli settori produttivi italiani ed europei non sono facili da determinare. Dipenderanno da molti fattori: la distribuzione dei dazi per paese/prodotto, l'aliquota e la durata dei dazi, l'elasticita' della domanda al prezzo dei prodotti, la reazione del tasso di cambio - che puo' compensare dei dazi contenuti - e l'esposizione ai dazi dei partner commerciali.
I comparti più esposti in Italia
I settori maggiormente esposti in Italia a fronte di introduzione di dazi negli Stati Uniti di una eventuale contrazione delle esportazioni sono quelli delle bevande (egli Usa il 39% dell'export extra Ue), gli autoveicoli e gli altri mezzi di trasporto (30,7% e 34,0%, rispettivamente) e la farmaceutica (30,7%) con una percentuale molto superiore a quella media italiana della destinazione Usa per l'export extra Ue (22,2% )e soprattutto a quella Ue (19,7%). Lo si legge in una nota Csc sulla politica commerciale degli Stati Uniti. L'import italiano è meno dipendente della media Ue dalle forniture Usa: 9,9% rispetto a 13,8% degli acquisti extra-UE.
I comparti più dipendenti sono il farmaceutico (38,6%) e le bevande (38,3%), che lo sono anche dal lato dell'export. Ciò - spiega il Centro studi Confindustria - evidenzia la profonda integrazione di queste filiere produttive e il loro elevato rischio in caso di dazi e ritorsioni". L'esposizione italiana agli Usa aumenta se si considerano anche le connessioni produttive indirette, cioè le vendite di semilavorati che sono incorporati in prodotti per il mercato Usa. In base a stime del Centro Studi Confindustria, è attivata direttamente e indirettamente dal mercato Usa una quota significativa delle vendite totali (estere e domestiche) del farmaceutico (17,4%) e degli altri mezzi di trasporto (16,5%). Seguono gli autoveicoli, i macchinari e impianti, gli altri manifatturieri, pelli e calzature. Per il totale manifatturiero, il peso degli Usa come mercato di destinazione è pari a circa il 7% delle vendite (5% da flussi diretti e il restante da connessioni indirette).
Secondo il Csc i solidi legami produttivi tra le due sponde dell'Atlantico sulla chimica e il farmaceutico "potrebbero essere un deterrente alla rincorsa tariffaria: oltre il 70% dello stock di capitali investiti dalle imprese farmaceutiche Ue nei paesi extra-UE è diretto negli Usa; la quota è la stessa per le multinazionali farmaceutiche tedesche mentre quelle italiane sfiorano il 90%. "Altri prodotti italiani per cui è rilevante il mercato americano, secondo i criteri di esposizione e surplus, comprendono anche mezzi di trasporto, macchinari e alimentari e bevande: settori merceologici con alta propensione all'export, per i quali la domanda statunitense si è rafforzata negli ultimi anni, quindi altrettanto potenzialmente uno strumento di negoziazione per l'amministrazione Usa".
Per il totale del manifatturiero, si legge, "il peso del mercato di destinazione Usa è stimato pari a quasi il 7% della produzione totale, di cui circa il 5% è costituito da flussi diretti e il restante da connessioni indirette. Di queste connessioni indirette, circa metà è costituita da interdipendenze domestiche tra settori italiani, poco meno di un quarto da quelle interne all'economie Usa e la parte restante da legami produttivi internazionali, soprattutto all'interno della Ue".
LEGGI LE NOTIZIE DI ECONOMIA