Economia

Debito pubblico sfonda quota 2.811,6 miliardi: ecco la ricetta per arginarlo

di Ezio Pozzati

Bankitalia ha annunciato un incremento di 21,8mld del debito pubblico, una cifra monstre che ci ricorda l'urgenza di modificare le regole del Patto di Stabilità

Se poi vogliamo essere fiscali si potrebbe quotarli con lo stesso numero di ISNT (International Securities Identification Number) o con nuovi numeri in borsa. Perché una proposta così fuori dal comune? Per una ragione molto semplice anche l'Eurostat (in questo caso ho anticipato l'Eurostat di un anno e 10 mesi) si trova concorde nel “sostenere” che il credito d'imposta non fa parte del debito pubblico (1 febbraio 2023 Manuale del Deficit e del Debito Pubblico MGDD 2022), ma “del deficit e prescinde dalla classificazione del credito come pagabile o non pagabile” … Ed ecco che con questa elementare idea si può raggiungere, anche nell'immediato, il fatidico 60%.

Le domande ora si dovrebbero accavallare, in primis: cosa ne pensano i possessori dei titoli scambiati con il credito d'imposta? Le scadenze di detti titoli potrebbero avvenire anche in cash? L'eventuale eccedenza, del c.i, nel rimborso può essere spalmato su più anni o convertito in cash? E' possibile programmare un rientro tanto consistente?

Ammesso e concesso che immettendo nel mercato finanziario credito d'imposta anziché titoli di Stato e quotandoli come se fossero meri titoli il risultato per l'Italia e/o per i Paesi che volessero o potessero utilizzare questa idea non cambierebbe, come non cambierebbe per i possessori dei titoli, ricordando che al momento dell'emissione valgono 100 come nel momento del rimborso valgono sempre 100 e la loro quotazione non impedirebbe gli scambi (in fin dei conti si tratterebbe solo di cambiare il nome: da titoli di stato a credito d'imposta). Ho provato a cercare tracce di possibili “contestazioni” giuridiche o finanziarie in merito a questa proposta e per il momento, non ne ho trovate, comunque mi piacerebbe aprire un dibattito.