Economia
Dl Rilancio, "Rischio tempi ancora più lunghi". Parla Giovanni Tria
L'ex ministro dell'Economia del governo Conte I ad Affaritaliani.it
"Si poteva fare meglio è sempre valida come espressione". Inizia così il commento di Giovanni Tria, ex ministro dell'Economia del governo Conte I, intervistato da Affaritaliani.it, sul Decreto Rilancio varato ieri sera dal Consiglio dei ministri. "Si tratta di un provvedimento molto complesso. L'obiettivo è quello di intervenire in una situazione di emergenza a sostegno di quelle imprese che hanno bloccato le loro attività a causa del lockdown. Una parte delle aziende, e quindi della popolazione, ha pagato per il bene della salute di tutti".
"Il punto - spiega Tria - è sostenere l'economia per evitare il collasso sostituendo parzialmente i ricavi mancati delle imprese che hanno dovuto sospendere le loro attività effettuando però pagamenti. Le aziende infatti distribuiscono anche reddito e non lo producono soltanto".
"Il decreto contiene alcune cose decise con un po' di ritardo, forse era meglio scegliere la strada di dare subito i soldi alle imprese anche perché le compensazioni sono molto ridotte. E anche gli interventi su cassa integrazione, affitti e bollette sono arrivati in ritardo". Ma la critica principale dell'ex titolare del dicastero di Via XX Settembre riguarda la scelta di un decreto di ampia portata. "Si potevano fare cose separate e invece hanno scelto la via della legge di bilancio che contiene molti provvedimenti che di per sé non sono negativi, ma che poco hanno a che fare con l'emergenza che sta attraversando l'economia italiana come conseguenza della pandemia". Non solo, c'è anche un altro problema. "In questo modo le decisioni si rifletteranno sui bilanci dei prossimi anni. Un conto è fare un deficit enorme per quest'anno ma altra cosa è gettare un'ombra sulle spese aggiuntive per gli anni successivi. Tutto ciò crea un problema di sostenibilità", argomenta Tria.
"L'auspicio è che le misure di sostegno al reddito di imprese e famiglie producano risultati in maniera rapida. Con un decreto di questo tipo che contiene tanti provvedimenti si mettono in piedi processi burocratici che portano ad altri ritardi, oltre a quello del varo del Dl". Secondo l'ex ministro dell'Economia, "se il governo si fosse concentrato su alcune misure più urgenti, il Parlamento, magari con un clima di unità, avrebbe dato il via libera in una decina di giorni. Invece il Decreto Rilancio contiene di tutto ed è tutto da studiare. Non solo uscirà quasi certamente dalle Camere emendato, ma è molto probabile che il Parlamento impiegherà tutti i 60 giorni per la conversione in legge. E quindi arriveremo a fine luglio e poi ci saranno anche i tempi per attivare le procedure. Insomma, un meccanismo molto lungo". Altro punto critico è "la mancanza nel decreto di preparazione dei piani e dei progetti per gli investimenti. Anche sul Mes, ad esempio, bisogna decidere quali progetti e programmi sulla sanità si vogliono attuare in modo da capire quanti soldi servono e quanti ne vanno spesi in due anni per decidere poi che fare".
In definitiva, sempre secondo Tria, "l'errore è stato quello di affrontare il problema con un decreto omnibus, di fatto una legge di bilancio enorme. Sarebbe stato meglio intervenire rapidamente per le emergenze e per evitare il collasso dell'economia e, solo successivamente, pensare agli altri punti. La scelta di adottare una legge di bilancio ha scatenato come di consueto contrasti politici e lotta delle lobby. Al ritardo nell'approvazione del decreto si aggiungeranno così i ritardi nella conversione in legge e le tantissime procedure burocratiche legate alle varie misure. Ora però la parte più urgente è concentrarsi per fare in modo che le misure sull'emergenza trovino una tempestiva attuazione", conclude.