Economia

Dompè ad Affari: "Da Milano è partito un nuovo Rinascimento italiano"

 
di Andrea Deugeni
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Non solo la ripresa economica, ma un "nuovo Rinascimento italiano" che da Milano si sta espandendo in tutto il Nord (cita il Veneto e l'Emilia-Romagna). E' ottimista sulla situazione del nostro Paese Sergio Dompè, big della farmaceutica italiana intervistato da Affaritaliani.it (nella foto in alto al centro con il direttore Angelo Maria Perrino e il direttore della comunicazione Andrea Radic), un imprenditore che guida l'omonoma azienda che è una delle principali società biofarmaceutiche nazionali, focalizzata sullo sviluppo di soluzioni terapeutiche innovative per malattie rare.
 
Per Dompè, intervistato sui principali temi dell'attualità economica, il nostro Paese al momento vede in sella "un governo che ha fatto meglio degli altri". In primis sulla ricerca, volano di sviluppo che si sta giovando, spiega l'imprenditore, di due misure come una "legge che c'è già e che consente la defiscalizzazione dell'incremento delle spese per ricerca" e la norma sul "Patent Box" (provvedimento che ha introdotto ad agosto di quest'anno un'agevolazione fiscale per brevetti, marchi, software protetto da copyright, disegni e modelli giuridicamente tutelati, ndr), misura che "che mira a tenere in Italia i frutti delle imprese che ce la fanno e che contribuisce ad evitare una delocalizzazione". Così, negli ultimi due anni, la farmaceutica, che dagli anni '90 "ha incrementato fortemente l'export, passando da un misero 17-18% a un più corposo 72% del totale della produzione, proprio grazie al merito della ricerca italiana" è riuscita ad "aumentare del 19% la spesa per ricerca, con 230 milioni di investimento in più e diventando il primo settore per investimenti in Italia". 
 
Su questo la Dompè, che dopo aver aperto un'altra sede in Europa, in Albania, sta per far partire "altre quattro sedi" nel Vecchio Continente ("In Spagna a Barcellona, a Londra nel Regno Unito, a Parigi in Francia e a Berlino in Germania", rivela), sta accelerando, volendo portare la percentuale della spesa per ricerca sul fatturato da circa il 20% attuale "al 23% l'anno prossimo".
 
Mentre fra le Regioni ("Sergio Chiamparino - il presidente della Conferenza delle Regioni, ndr - è persona molto capace che può contribuire a far trovare la quadra" con il governo) e Palazzo Chigi esplode la polemica sulla legge di Stabilità e sugli sprechi nella spesa sanitaria ("per quanto riguarda la spesa sanitaria procapite abbiamo un sottofinanziamento complessivo", spiega), Dompè, dunque, dà un "giudizio positivo del governo Renzi", anche perché bisogna considerare - sottolinea - la situazione oggettiva del Paese in cui l'esecutivo si trova ad operare". In particolare, del premier dice di "averlo conosciuto nel 2011 alla Menarini quand'era ancora sindaco di Firenze". Un giovane politico "molto promettente". Ma del Pd, riconosce anche "la correttezza e la serietà" dell'ex segretario Pier Luigi Bersani ("conosciuto quand'era ministro dell'Industria" durante il governo Prodi), "solidità" da recuperare e che "bisognerebbe unire alla modernità di Renzi".
 
Della compagagine governativa, l'imprenditore farmaceutico promuove anche il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, "una politica pura, ma persona corretta, capace di ascoltare, di farsi supportare e di cercare una sintesi confrontandosi con degli esperti". Ministro che guida un settore, quello della sanità che, anche se è "una macchina estremamente complessa, è la migliore al mondo per costi-benefici, come anche la classe medica italiana". "Io mi curo al 100% in Italia", sottolinea a questo proposito Dompè. Poi un giudizio su Berlusconi. "Ha fatto buone cose e - ammette - anche qualcosa di meno buono".
 
A Milano, da cui è partito un autentico "Rinascimento italiano" che si è esteso a tutto il Nord Italia, Dompè dice di voler vedere "nel 2016 Giuseppe Sala (ex commissario Expo, ndr) come prossimo sindaco. Lo stimo, ma forse è lui che non vuole" diventare il primo cittadino, mentre come prossimo presidente di Confindustria che deve raccogliere l'eredità di Giorgio Squinzi, lancia "Gianfelice Rocca, presidente di Assolombarda, del gruppo Techint e dell'Humanitas". Industriale che sarebbe "un ottimo candidato, anche se, sono convinto, ce ne sono degli altri". Una nomina per un ruolo, dice l'imprenditore che in passato è stato anche presidente di FarmIndustria per sei anni, "massacrante".
 
Il motivo? Dompè va subito al dunque. E' un impegno totalizzante da portare avanti con la guida della propria società. E ora "la forte competizione internazionale ha spinto gli imprenditori - spiega ancora - a stare in azienda per il grande lavoro da fare. In più, il mondo di oggi si è molto disintermediato: una volta, le associazioni e i sindacati contavano molto e gestivano il potere. Ora, invece, intermediano di meno". Un de profundis dunque per Confindustria? Forse non esplicito. Certo è che una volta le grandi e blasonate famiglie, dagli Agnelli ai Pesenti, si impegnavano di più e l'associazione dell'Aquilotto era in grado di contare di più.